ANDREA PISANO e le sculture del campanile di Giotto

Agricoltura: “l’agil opra de l’uom grave seconda”

ANDREA PISANO

Le sculture del campanile di Giotto

Andrea Pisano (nato intorno al 1290 a Pontedera presso Pisa e morto intorno al 1348 a Orvieto ), noto anche come Andrea da Pontedera, è stato uno scultore, orafo e architetto italiano. Fu il più importante scultore italiano del Trecento.

La corrente fiorentina, non favorevole ai moti convulsi e ai dolori spasmodici dell’arte di Giovanni Pisano, coltiva un nobile ideale estetico nell’opera d’Andrea d’Ugolino di Nino da Pontedera, che i contemporanei denominano ANDREA PISANO Nel 1330, egli esegue le cere per la porta a sud del Battistero di Firenze, che fu gettata in bronzo da artisti veneziani, e ripulita dal fine magistero dell’autore. I due battenti, composti di ventotto cornici mistilinee – che si confrontarono con i quadrifogli o nodi gotici negli imbasamenti dei portali di Rouen e di Lione -, raccontano i fatti di San Giovanni e rappresentano le otto Virtù del repertorio giottesco. Gli aspetti calmi, gli atteggiamenti scelti e la chiarezza compositiva spiccano sugli altri pregi, ed il Vasari non si perita d’asserire che Giotto ne diede i disegni; ma la critica si ristringe a ravvisarvi la piena comprensione del pittore e la dipendenza da lui nel semplificare le scene e nell’astenersi da ogni sforzo.
Il plastico supera l’asciutta verità del maestro nella grazia dei tratti, nel flettersi dei corpi sull’anea e nei partiti diagonali delle pieghe. La vita lo interessa con le sue vesti e le sue abitudini, e le storie sacre ne sentono il beneficio, alleggerendo si come nel piacevole o nel triste ordito delle novelle contemporanee. Commovente nella elementare parsimonia di tre figure la Visitazione; ingegnosa la Natività, disposta su tre piani d’altezza, con cinque persone; pittoreschi gli sfondi con montagne erte e rupestri, e con alberi fronzuti o rotondati come pine;  sintetica nella soldatesca ferocia la Decollazione, e discreta nella rappresentazione esteriore la raccapricciante Offerta ad Erodiade della testa del martire.
Nel 1334, quattro anni dopo lo scoprimento della porta di bronzo, si comincia ad innalzare il campanile di
Giotto, il quale – prima di morire – ne esegue (scrive il Ghiberti) …”e’ primi intagli”. La notizia è assai dubbia, ma oggi i più credono che il pittore ideasse il ciclo dei rilievi della prima zona preparandone qualche schizzo. Le ventidue formelle esagone d’Andrea – che costruì la torre fino alle prime finestre – iniziano dalla Creazione d’Adamo, lenta e ieratica nella plasticità dei corpi, cui corrisponde la disposizione geometrica delle piante. Un caldo soffio di vita (che il Ghiberti ripresenta con vaghezza poetica) penetra nella Creazione d’Eva; il florido  corpo della progenitrice è sorretto dalla mano e dalla benedizione dell’Eterno. L’enciclopedia delle sculture, onde si riveste il campanile, somiglia quelle d’alcune porte di cattedrali francesi (sec. XIII), e la glorificazione del lavoro segue la Bibbia, inserendo negli episodi qualche mito pagano. Alle fatiche rustiche si collegano le opere dell’intelligenza ed i rischi del commercio, della navigazione e del volo. L’arte fiorentina di Calimala è richiamata dalla donna che tesse per sodisfare la richiesta della committente la quale, in piedi, la sollecita (Lanificium). Dopo i lavori che danno agiatezza, ecco quelli che abbelliscono il vivere; l’architetto diversifica dal capomastro, che invigila alla costruzione d’un muro, perché proporziona con il compasso le parti d’un edificio (Armatura ed Architettura); lo scultore ed il pittore attendono con molto impegno ad una statua e ad una tavola, ed in Phoroneus l’erudito lettore universitario delle lapidi si trasfigura nell’eloquente profeta delle leggi e dell’ordine. Nell’Agricoltura, il bove che “l’agil opra de l’uom grave seconda”, s’aggioga con l’altro, il cui “mugghio nel sereno aer si perde”, ed il contadino inarca le braccia sullo strumento, come un romano antico, mentre il giovane di grosse membra guida gli animali. Più che nei cavalli trattenuti della Theatrica il cui auriga imita l’antico – la concitazione dinamica del galoppo si ammira nella Venatio ed il moto aereo nell’insuperahile Dedalo, il cui corpo perde il proprio peso nei largo remeggio delle ali. In taluni soggetti la scorza scabra del bronzista e la vivezza dell’osservatore s’integrano nel rappresentar la natura vivente con si fermo rilievo e con si giusta profondità d’espressione, che i gesti degli uomini ed i movimenti degli animali sono il più istantaneo riflesso del vero veduto e non il prodotto d’una ricerca archeologica che appesantisca i dati della realtà.

Madonna della Rosa, 1343-1347, Chiesa di Santa Maria della Spina, Pisa

Il miglior discepolo d’Andrea fu il figlio NINO, – fiorito tra il 1348 ed il 1368 -, autore della Tomba del vescovo Santarelli (Pisa, Santa Caterina), che ripete, ad onta del rifacimento, il tipo senese di Tino da Camaino della sua scuola. La Madonna del latte (Pisa, Chiesa della Spina), comincia ad avere una morbidezza pastosa, che si associa alla sensibilità del gotico francese nel rendere la freschezza dei tipi giovanili (Annunziata del Museo Civico di Pisa) e nel ricorrere all’artifizio del legno policromo.

Andrea Pisano – Porta bronzea del Battistero di San Giovanni a Firenze

VEDI ANCHE . . .

NICOLA PISANO

FRA GUGLIELMO

ARNOLFO DI CAMBIO

GIOVANNI PISANO

DIFFUSIONE DELLA SCULTURA PISANA – TINO DA CAMAINO

DIFFUSIONE DELLA SCULTURA PISANA – GIOVANNI DA FIRENZE – ANDREA DA FIESOLE – BONINO DA CAMPIONE

ANDREA PISANO e le sculture del campanile di Giotto

ANDREA DI CIONE detto ORCAGNA

JACOBELLO E PIER PAOLO DALLE MASEGNE

LA PITTURA ITALIANA DEL TRECENTO – GIOTTO

LA SCUOLA DI GIOTTO

.