LA SCUOLA DI GIOTTO

Maso di Banco – Papa Silvestro annienta un drago e risuscita due maghi

Discende direttamente da Giotto è MASO DI BANCO, di cui c’è rimasta memoria nel Villani e nel Sacchetti; la critica odierna ne ha riconosciuto l’individualità artistica nella Deposizione dalla croce (Firenze, Uffizi) e nelle Storie di San Silvestro della Cappella Bardi in Santa Croce. I contatti con la scuola senese vi raffinano il colorito, ma vi indeboliscono il senso serrato della composizione. Di Stefano e di Buffalmacco si ripetono i vuoti nomi, ma si ricostruisce volentieri l’attività dell’autore della Santa Cecilia e otto storie della sua vita (Firenze, Uffizi), che risente del giottismo nella concezione spaziale e, nella consistenza volumetrica; lo stilizzamento dei corpi e fila preziosità del miniatore deviano, invece, dallo stile di Giotto. Nella Cappella della Maddalena in Assisi, un anonimo, specie nella Resurrezione di Lazzaro, ricava dal periodo padovano del maestro la corporeità riflessa e l’esposizione stringata del pedissequo.

Polittico Baroncelli (1328 circa)
Giotto e Taddeo Gaddi
Tempera e oro su tavola cm 185 × 323
Basilica di Santa Croce, Firenze

Al fruttuoso insegnamento deferisce con costanza ed ambizione un continuatore che opera di maniera, TADDEO GADDI, noto tra il 1332 ed il 1366. Egli comincia nel 1332 la Cappella Baroncelli (Firenze, Santa Croce), e la compie in sei anni; la vita della Vergine, dal Rifiuto di Gioacchino all’Adorazione dei Magi, somiglia nel tema e nello svolgimento alla serie degli affreschi padovani. Le sue figure, peraltro, s’allungano con fiacca negligenza, ed i visi si ristampano monotoni; ma le sottili ricerche della luce interessano, ancorché condotte con gusto diseguale. Il polittico con l’Incoronazione della Vergine, già nella stessa cappella, ed ora nella sagrestia del tempio, firmato OPUS – MAGISTRI – JOCTI, dev’essere restituito criticamente a Taddeo che, in questa invenzione, è forse un lontano ispiratore di Beato Angelico.

BERNARDO DADDI – vissuto fra il 1328 ed il 1348 – passa dall’imitazione giottesca alle raffinatezze senesi del decoratore (Incoronazione del Museo di Berlino e polittico della Galleria dell’Accademia in Firenze). Segue la corrente AGNOLO GADDI, che muore nel 1396, dopo aver lavorato per circa mezzo secolo. Oltre i numerosi quadri d’altare, ricchi di preziosità senesi, si ricordano due cicli di affreschi, dei quali è più importante quello con la Scoperta della croce (Firenze, Santa Croce), dove le miniature, ingigantite a tecnica sfibrata, tentano d’illustrare la Leggenda aurea, e guidano la viva interpretazione di Piero della Francesca nel coro del San Francesco ad Arezzo.

Giovanni da Milano – La Natività della Vergine nella Cappella Rinuccini

CENNINO CENNINI, allievo d’Agnolo, si conosce unicamente come autore del Libro dell’arte, dov’è spiegato anche il procedimento della pittura ad olio. GIOVANNI DA MILANO, nato a Caversaccio, nel comasco, ebbe il diritto della cittadinanza fiorentina nel 1366 e, dopo aver dipinto nel Vaticano, decorò la Cappella Rinuccini con i Fatti della Vergine e della Maddalena (Firenze, Santa Croce), aggraziando prima i motivi giotteschi, e studiandosi poi di mantenere una certa autonomia nella pratica ornamentale.

Pentecoste (1365-1370 circa)
Jacopo di Cione: Orcagna (1310 circa – 1368)
Galleria dell’Accademia di Firenze

Accanto ai giotteschi, talora timidi e confusi, ritroviamo ANDREA ORCAGNA di cui fu distrutta la Vita della Vergine nel coro di Santa Maria Novella a Firenze, ma conservata la tavola della Cappella Strozzi, dove l’incertezza fra le compiacenze lineari del gotico e la solidità dei volumi e dei piani giotteschi non giustificano l’aforismo del maestro che voleva si sentisse la scultura nella pittura e viceversa. Fratello di Andrea, NARDO DI CIONE, nominato nei documenti dal 1343 al ’65, si avvia all’arte con Bernardo Daddi, ed affresca le larghe composizioni della Cappella Strozzi in Santa Maria Novella a Firenze. I danni del tempo, aggravati dai rifacimenti, lasciano intravvedere la dolcezza meditativa dell’artefice, che sulle due pareti laterali commenta, a modo suo, il Paradiso e l’Inferno della Divina Commedia, mescolando gli antichi con i contemporanei, come nei canti politici e religiosi di Dante Alighieri.

Nardo di Cione – Paradiso, Cappella Strozzi, Santa Maria Novella

L’influsso senese si avverte in ANDREA BONAIUTI DA FIRENZE – noto fra il 1355 ed il ’77 -, che decora il Cappellone degli Spagnoli in S. Maria Novella a Firenze, e si conforma allo Specchio di vera penitenza di fra Jacopo Passavanti nel Trionfo di San Tommaso d’Aquino, e nel Trionfo della Chiesa, ristretto alla celebrazione dell’ordine di San Domenico. La moltitudine dei personaggi, la graziosa complessità delle allegorie dall’arduo linguaggio mimico, i corteggi e gli assembramenti della Salita al Calvario e della Crocifissione esagerano i pregi ed i difetti del secolo, conseguendo l’equilibrio delle masse con il prevalere degli effetti decorativi. L’Apparizione ai discepoli sul mare di Galilea, in uno spicchio della volta, riproduce il mosaico della Navicella di Giotto, prima che il risarcimento lo deformasse.

SPINELLO ARETINO, morto nel 1410, è un giottesco facile e vivace, che ama il moto, e che si ingentilisce con qualche ricercatezza senese. Nella sagrestia di San Miniato a Firenze, sono degni di nota i suoi episodi della Vita di San Benedetto, e nel Palazzo Comunale di Siena la Disputa tra l’imperatore Federigo I e papa Alessandro III. FRANCESCO TRAINI, fra il 1321 ed il 44, lavora alla Glorificazione di San Tommaso (Pisa, Santa Caterina) e ad altre piccole tavole, in cui la superficiale minuziosaggine lo esclude dal soverchio onore fattogli con l’attribuzione dei profondi affreschi del Camposanto di Pisa. In questo santuario della pittura di pensiero, ha, invece, un luogo distinto ANTONIO VENEZIANO, che succedette al Bonaiuti nel descrivere le Storie di San Ranieri, e che superò nell’analogia diretta con Giotto, nella penetrazione gotica, nel fine modellato e nello schietto colore il suo presunto maestro, Taddeo Gaddi.

Tommaso Barisini da Modena – Alberto Magno

A mezzo il secolo XIV, l’Italia superiore non si mantiene estranea all’insegnamento fiorentino-senese, e lo stesso TOMMASO BARISINI DA MODENA (1329 circa -1379) studia, giovane, i toscani, raggiungendo poi uno stile soggettivo, severo e monumentale nei ritratti della Sala Capitolare del San Niccolò di Treviso (Isnardo e Giovanni Vicentini, Alberto Magno, ec.). Questo ottimo caratterizzatore si allontana dal giottismo, mentre nella sala del Maggior Consiglio del Palazzo Ducale di Venezia affresca il padovano GUARIENTO, che si riconosce attraverso i soli frammenti della Incoronazione della Vergine nel Museo Civico della sua città ed un Ecce Homo degli Eremitani, saggi di sintetismo arcaico e di robusta plasticità. A Padova, nel 1370, non è che un epigono di Giotto nello squadro delle forme il veronese ALTICHIERO, nei principî tecnici, nel naturalismo e nella fastosità degli sfondi architettonici e di paese, dissente dai canoni ormai logori del maestro. Nell’oratorio di San Giorgio e nella cappella di San Felice del Santo, gli è collaboratore AVANZO. La ricchezza dello stile, la varietà dei particolari, osservati nel costume contemporaneo, danno un valore storico alle folte rappresentazioni, fra le quali risaltano la Crocifissione e le Storie di San Giorgio, di Santa Caterina e di Santa Lucia.

Lo spirito della civiltà italiana si libera dalle rigide norme ecclesiastiche, ed i concetti sociali, che si collegano con le scoperte giottesche della vita e del movimento, precorrono le visioni del Rinascimento.

Vitale Cavalli – Madonna dei denti, Bologna, Museo Civico Davia Bargellini

Nella Lombardia, i riflessi giotteschi si associano alle precocità naturalistiche, insite in un gruppo di frescanti anonimi, che hanno buone doti di colore; a Bologna, mostra una dolce spiritualità riflessa VITALE CAVALLI, detto DELLE MADONNE – noto tra il 1334 ed il ’59 -, e a Ravenna, la scuola di GIULIANO DA RIMINI si qualifica per giottesca nelle pitture eseguite in Santa Maria in Porto fuori (1344-45) da GIOVANNI BARONZIO (Morte della Madonna e Comunione di Gesù).

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LA PITTURA ITALIANA DEL TRECENTO – GIOTTO

GIOTTO di BONDONE (1267-1337) – Vita e opere

BASILICA SUPERIORE di ASSISI – Affreschi Giotto

LA SCUOLA DI GIOTTO

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