IL CROLLO DEL NAZIFASCISMO

Mussolini e Hitler

IL CROLLO DEL NAZIFASCISMO

IL SECONDO FRONTE

Il 6 giugno truppe anglo-americane sbarcarono in Normandia, nella Francia settentrionale, aprendo così finalmente il secondo fronte, quello che avrebbe deciso delle sorti della guerra. I mezzi adoperati per lo sbarco erano imponenti e avevano richiesto mesi e mesi di preparazione e di intensi bombardamenti contro le difese costiere tedesche. Le truppe alleate penetrarono in Francia e la stessa integrità del suolo tedesco fu messa in serio pericolo, mentre i bombardamenti a tappeto distruggevano letteralmente i centri industriali, i nodi ferroviari, le città tedesche.
Dinanzi allo sfacelo imminente, il 20 luglio alcuni alti ufficiali tedeschi attentarono alla vita del führer, collocando una bomba ad orologeria in una baracca del quartier generale in una località della Prussia orientale. La bomba esplose, ma Hitler riportò solo leggere ferite; la sua reazione fu terribile e tutti i responsabili furono condannati a morte.
Nell’agosto un nuovo sbarco alleato in Provenza permise la rapida liberazione della Francia; il 25 agosto Parigi era liberata.
Nella primavera e nell’estate del ’44 anche il fronte russo si mosse. Le truppe sovietiche inflissero gravissime perdite a quelle tedesche, liberarono i Paesi baltici, penetrarono in Polonia. Nell’autunno Finlandia, Romania, Bulgaria, Ungheria si arrendevano; in Jugoslavia i Russi si congiungevano con i partigiani di Tito, mentre gli Inglesi liberavano la Grecia.
Nell’ottobre la città di Varsavia insorse contro i nazisti. Per oltre due mesi si combatté accanitamente; alla fine i Tedeschi prevalsero e si abbandonarono ad orrende stragi.
Sul fronte italiano nell’estate venivano liberate la Toscana e l’Umbria, mentre i Tedeschi si attestavano su di una nuova linea difensiva, la linea gotica. Nel giugno si era costituito un nuovo governo presieduto da Ivanoe Bonomi designato dai sei partiti e non più dal re.

Durante tutto l’anno il movimento partigiano prese sempre maggiore consistenza. Nel dicembre del ’44 intercorsero trattative tra i partigiani, gli Alleati e il governo italiano: si giunse ad un accordo per cui il CLN dell’Alta Italia riconosceva la supremazia del governo italiano e quindi degli Alleati. Il comando delle formazioni partigiane fu affidato ad un generale dell’esercito regio, Raffaele Cadorna (figlio di Luigi); vice comandanti furono nominati Ferruccio Parri del Partito d’Azione e Luigi Longo, del Partito comunista italiano (dicembre 1944).

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 Il crollo del nazifascismo

Stalin, Roosevelt e Churchill
Mentre su tutti i fronti, dall’Europa al Pacifico gli alleati erano all’offensiva, nel febbraio del ’45 Stalin, Roosevelt e Churchill si incontrarono a Yalta, in Crimea, per discutere la futura sistemazione dell’Europa. La conferenza fu molto importante, perché i tre grandi decisero di dividere l’Europa in due parti, quella occidentale sotto l’influenza anglo-americana, quella orientale sotto l’influenza sovietica.
Nella primavera sui tre fronti europei si scatenò l’ultima offensiva. I Sovietici occuparono la Prussia-orientale e raggiunsero il fiume Oder e l’Austria. Gli Anglo-americani da Ovest superarono il Reno e penetrarono in territorio tedesco.
Il 26 aprile sul fiume EIba Americani e Sovietici si incontrarono e le forze tedesche in Europa venivano spezzate in due.
In Italia gli Alleati sfondarono la linea gotica, mentre il 25 aprile i comandi partigiani diedero l’ordine dell’insurrezione. Nel giro di pochi giorni l’intera Italia settentrionale era liberata dai partigiani.
Mussolini, in fuga verso la Svizzera con i gerarchi del fascismo, venne catturato il 27 presso Dongo sul Lago di Como. Il giorno dopo, in esecuzione di un ordine emesso dal CLN, venne condannato a morte e fucilato insieme ai suoi 15 stretti collaboratori.
Qualche giorno dopo Hitler si suicidava nei sotterranei della Cancelleria a Berlino, mentre le truppe sovietiche entravano nella città. I suoi successori avviavano rapide trattative di pace.
L’8 maggio la Germania firmava la resa incondizionata.
La guerra in Europa era finita.
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Il crollo del Giappone

 Aprile 1945: soldati americani e sovietici si incontrano sul fiume Elba nel cuore della Germania
Sul fronte del Pacifico all’inizio del ’45 gli Americani, sferrarono l’attacco decisivo contro i Giapponesi, infliggendo loro gravi perdite. Ma i Giapponesi disponevano ancora di enormi risorse per una resistenza ad oltranza.
Allora il nuovo presidente degli Stati Uniti Harry Truman, successo a Roosevelt (che era morto il 12 aprile), prese una decisione di enorme responsabilità, quella cioè di bombardare il Giappone con le nuovissime bombe atomiche, di una potenza distruttiva decine di volte superiore a quella delle bombe normali.
Il 6 agosto una bomba atomica venne sganciata sulla città nipponica di Hiroshima. L’esplosione provocò la distruzione della città, la morte di 250.000 persone (uomini, donne, bambini, cani, gatti e le loro pulci) ed il ferimento di 100.000. Il 9 agosto la stessa sorte toccò alla città di Nagasaki. Lo stesso giorno l’URSS entrava in guerra con il Giappone.
Venne così a cadere, da parte giapponese, ogni velleità, perché era impossibile resistere ad una guerra combattuta con mezzi così potenti di cui allora solo l’America disponeva. Il Giappone accettava allora la resa incondizionata e l’armistizio venne firmato il 2 settembre a bordo della corazzata americana Missouri.
La terribile Seconda guerra mondiale aveva così termine. Era durata esattamente 6 anni!
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Nuovo assetto dell’Europa

In seguito agli avvenimenti bellici le più importanti modifiche territoriali si ebbero nell’Europa orientale, soprattutto a vantaggio dell’URSS, a cui vennero annesse Estonia, Lettonia, Lituania, alcune terre finlandesi, le regioni orientali della Polonia, la Bessarabia, l’estremo lembo della Cecoslovacchia.
La Germania venne divisa in quattro zone d’occupazione: americana, inglese, francese e sovietica. Berlino, nel settore sovietico, venne anch’essa divisa in quattro zone.
Più tardi gli occidentali unificarono le tre zone della Germania e diedero vita alla Repubblica Federale Tedesca, con capitale Bonn, sotto la loro influenza. Altrettanto fece l’URSS, trasformando la propria zona nella Repubblica Democratica Tedesca.
Il territorio tedesco subì inoltre ingenti perdite. La Prussia orientale venne divisa tra URSS e Polonia; la Pomerania fino ai fiumi Oder e Neisse passò alla Polonia.
L’Austria venne in gran parte occupata dalle truppe sovietiche. Il trattato di pace con gli alleati fu firmato ben 10 anni dopo la fine della guerra, nel 1955. Con esso le truppe straniere lasciarono il territorio austriaco con l’impegno di quel governo di condurre una politica di rigorosa neutralità.
L’Italia firmò il trattato di pace nel febbraio del 1947. Cessava così il regime di occupazione, ma il territorio nazionale perdeva Briga e Tenda in favore della Francia, parte della Venezia Giulia in favore della Jugoslavia. La zona di Trieste veniva dichiarata “Territorio Libero” e divisa in due zone, la A e la B, l’una sotto l’amministrazione alleata, l’altra sotto amministrazione jugoslava. Solo nel 1954 Trieste e la zona A tornarono all’Italia; la zona B passò alla Jugoslavia.
L’Italia perdette inoltre il Dodecanneso, che passava alla Grecia, e l’Albania, che tornava indipendente. La Libia divenne uno Stato indipendente nel ’50; l’Eritrea venne annessa all’Etiopia nel ’52; anche la Somalia, affidata in un primo momento dall’ONU all’Italia in amministrazione fiduciaria, nel 1960 venne proclamata indipendente.