IL NAZISMO E LA RESISTENZA

L’oppressione nazista e la resistenza europea

Era ormai l’inizio della fine. Nel frattempo l’occupazione tedesca nei territori conquistati si faceva sempre più pesante e crudele. Secondo l’ideologia nazista l’umanità si divideva in due grandi categorie: i superuomini, cioè i po-poli di lingua tedesca, più forti e più intelligenti e destinati a governare il mondo, e i sottouomini, cioè il resto dell’umanità, incapaci di governare e di autogovernarsi, destinati quindi ad essere sottomessi o eliminati.
Dei sottomessi, alcuni sarebbero stati gli schiavi della razza superiore, altri avrebbero trovato la morte in campi di sterminio scientificamente organizzati. Agli Ebrei era riservata la cosiddetta soluzione finale, cioè lo sterminio totale di tutta la razza.

Tale mostruosa ideologia, delineata nel Mein Kampf (La mia battaglia), l’opera che Hitler pubblicò nel 1926, trovò effettiva attuazione. A milioni Ebrei, Polacchi, Jugoslavi, Russi, Francesi furono uccisi nelle camere a gas dei campi di sterminio. I lager (campi di prigionia), tra cui TreblinkaAuschwitzMathausenBuchenwald, divennero tristemente famosi.
Contro una simile oppressione sempre più forte si faceva il movimento di resistenza. Popoli interi si organizzarono nel movimento clandestino. Decine di migliaia di partigiani iniziarono la lotta nelle campagne e nelle città, dalla Francia agli Urali, dai fiordi norvegesi alle montagne di Grecia. Le retrovie tedesche, le strade, le ferrovie venivano continuamente attaccate dai partigiani. Agitazioni e scioperi bloccavano spesso la produzione e creavano serie difficoltà all’invasore.
Nel marzo del 1943 a Torino gli operai metallurgici incrociarono le braccia, dimostrando un coraggio ed una volontà di lotta che preoccuparono seriamente fascisti e nazisti.
Terribili erano le rappresaglie naziste. Gli ostaggi venivano uccisi indiscriminatamente secondo il rapporto, nei casi migliori, di dieci per ogni soldato tedesco. Con questo sistema abitanti di interi paesi vennero trucidati.
Questa fu la fine di Lidice in Cecoslovacchia, Oradour sur Glane, in Francia, Marzabotto, presso Bologna. Ma le stragi perpetrate dai Tedeschi, invece di fiaccare la resistenza, accendevano sempre di più nei combattenti il coraggio di resistere e il desiderio di conquistare la propria libertà. Cosi la resistenza, da fenomeno italiano e tedesco, nata fin dai tempi dell’avvento del fascismo e del nazismo, si trasformò in fenomeno europeo.
La vittoria sovietica a Stalingrado galvanizzò tutti i movimenti partigiani e la resistenza europea cominciò a colpire più duramente Tedeschi e fascisti.
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Lo sbarco in Italia

Stalin nel frattempo chiedeva con insistenza l’apertura di un secondo fronte in Europa, dato che il peso della guerra in vite umane era sostenuto soprattutto dai soldati, dai partigiani, dai civili sovietici, mentre l’azione anglo-americana in Europa consisteva unicamente nei massicci bombardamenti dei centri industriali e ferroviari e dei porti.

Aprire un secondo fronte significava attuare una poderosa operazione di sbarco, resa oltremodo difficile su tutte Le coste controllate dai Tedeschi, Le quali erano fortificatissime. Gli alleati preferirono quindi ripiegare sullo sbarco in Italia, più facile data la scarsissima difesa costiera, sbarco che avvenne in Sicilia nel luglio del 1943.

Il 25 luglio 1943

La classe dirigente italiana si sentì tremare la terra sotto i piedi. Pensò di salvare il salvabile liberandosi di Mussolini e indicando in lui l’unico responsabile delle situazione. La corte, lo Stato maggiore ed un gruppo di fascisti dissidenti tramarono allora un colpo di Stato.
Nella notte tra il 24 e il 25 luglio il Gran consiglio del fascismo, organo supremo del partito fascista, votò un ordine del giorno che metteva Mussolini in minoranza e nel quale si chiedeva il ripristino dello Statuto, cioè praticamente le dimissioni del duce.
Il giorno dopo il re congedò Mussolini e lo fece imprigionare. Quindi incaricò il generale Pietro Badoglio della formazione del nuovo governo.
La caduta di Mussolini fu accolta con grande favore dal popolo, il quale sentiva ormai imminente la fine della guerra. Il nuovo governo, pur dichiarando ufficialmente che la guerra sarebbe continuata secondo gli impegni contratti con i Tedeschi, cominciò tuttavia ad avviare trattative con gli Anglo-americani per un armistizio. Queste vennero condotte all’insaputa dei Tedeschi, i quali però, temendo lo sganciamento italiano dalla guerra, provvidero nel frattempo ad inviare truppe nella penisola.
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Sbarco ad Anzio
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L’8 settembre 1943

L’armistizio, firmato il 3 settembre a Cassibile, presso Siracusa, venne reso pubblico soltanto l’8, ma, per il modo in cui si procedette, costituì per gli Italiani una vera e propria tragedia. La classe dirigente italiana ed il re, che nel ’22 avevano consegnato l’Italia a Mussolini e nel ’40 avevano precipitato il paese nella guerra, nel ’43 lo abbandonavano nelle mani dei Tedeschi.
L’esercito italiano, già demoralizzato dalle sconfitte subite in Africa, in Russia, in Grecia, in Sicilia, fu lasciato senza ordini dai generali, che, insieme al re ed al governo, seppero organizzare soltanto la loro fuga da Roma a Pescara e di qui, per mare, a Brindisi.
Nel giro della stessa notte I Tedeschi occuparono tutti i centri nevralgici del paese. L’esercito italiano si dissolse. I soldati gettarono la divisa; molti tentarono di tornare a casa, altri salirono sui monti per dar vita alla guerriglia partigiana.
Non mancarono isolati episodi di resistenza. A Roma, a Porta San Paolo, si combatté aspramente contro i Tedeschi i quali, superiori per mezzi ed efficienza, ebbero ben presto ragione dei difensori.
Tragico fu l’episodio dell’Isola di Cefalonia nel Mar Jonio, dove 8.000 soldati italiani, dopo molti giorni di accaniti combattimenti, furono sopraffatti e trucidati dai nazisti.

La Resistenza italiana

Nella situazione nuova che si era creata, il 9 settembre i sei partiti antifascisti che si erano ricostituiti all’indomani della caduta del fascismo (comunista, socialista, democratico cristiano, cioè l’ex partito popolare, il Partito di azione, di ispirazione liberal-socialista, il Partito liberale, il Partito democratico del lavoro) dettero vita in Roma al CLN (Comitato di liberazione nazionale) che si proponeva di mobilitare il popolo nella lotta armata contro i Tedeschi e contro i fascisti.
Nello stesso mese paracadutisti tedeschi liberarono Mussolini, prigioniero sul Gran Sasso.
Alla fine di settembre venne ricostituito il regime fascista, la cosiddetta Repubblica sociale italiana, il cui governo pose la sua sede a Salò, sul Lago di Ganda.
L’Italia era così smembrata. Nel Nord e nel centro vi era la RSI; il Trentino e la Venezia Giulia però venivano ceduti dai fascisti alla diretta amministrazione tedesca. Nel Sud vi era il governo del re a Brindisi, mentre gli Anglo-americani conservavano sotto la loro amministrazione i territori liberati dall’occupazione nazista.
Il 27 settembre si ebbe a Napoli la prima insurrezione popolare contro i nazisti. Per quattro giorni i napoletani combatterono casa per casa cacciando i Tedeschi. A liberazione avvenuta, il 10 ottobre, entrarono nella città le truppe anglo-americane, sbarcate a Salerno.
Gli Alleati anglo-americani, nella loro marcia verso il Nord raggiunsero Cassino, ma qui i Tedeschi si attestarono su una linea difensiva formidabile che riuscirono a mantenere fino alla primavera del ’44.
Il 12 ottobre il governo Badoglio dichiarò guerra alla Germania, proclamando lo stato di “cobelligeranza” con gli Alleati. Per tutto l’inverno nelle retrovie tedesche e soprattutto nell’Italia settentrionale il movimento partigiano si andò organizzando in modo sempre più massiccio. Il popolo italiano aveva ormai fatto la sua scelta, mettendo in pratica la lotta a fondo contro nazisti e fascisti.
Nel gennaio del ’44 a Bari, i partiti del CLN, dopo accesi contrasti e lunghe discussioni, decisero di entrare nel governo del re, proponendo, nello stesso tempo che, alla fine della guerra, il popolo avrebbe scelto per il paese mediante libere elezioni la forma monarchica o quella repubblicana.
Nell’aprile Badoglio formò un governo di “unità nazionale” con i rappresentanti dei sei partiti. Il re si impegnava ad affidare al figlio Umberto la luogotenenza del regno quando Roma fosse stata liberata.
Nel gennaio 1944 gli Alleati erano intanto sbarcati ad Anzio, ma anche qui trovarono un’accanita resistenza tedesca. Tutte le operazioni militari ristagnarono per qualche mese. Finalmente nella primavera gli Alleati sferrarono l’attacco sul fronte di Cassino; ebbero ragione della linea difensiva tedesca e marciarono verso il Nord. Liberarono l’Italia centrale e nella notte tra il 4 e il 5 giugno entrarono in Roma.