NABUCCO (Va pensiero, sull’ali dorate) – Giuseppe Verdi

 
 
   

NABUCCO

VA PENSIERO, SULL’ALI DORATE

Giuseppe Verdi

Va, pensiero, sull’ali dorate è uno dei cori più noti della storia dell’opera, collocato nella parte terza del Nabucco di Giuseppe Verdi (1842), dove viene cantato dagli Ebrei prigionieri in Babilonia.
Il poeta Temistocle Solera scrisse i versi ispirandosi al salmo 137, Super flumina Babylonis (Sui fiumi di Babilonia).
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Gli ebrei sono schiavi a Babilonia e cantano con nostalgia il ricordo della loro patria: il pensiero vola alla loro terra, e nel suono austero del loro canto riecheggiano di tanto in tanto solari armonie mediterranee.
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Composta al culmine della lotta dei milanesi contro gli austriaci, non meraviglia che I’opera sia stata considerata come una dichiarazione politica e che questo coro sia divenuto un inno risorgimentale alla liberazione.

Qui sotto è riportato il testo musicato da Verdi, che differisce da quello stampato nel libretto in una sola parola: “tepide” anziché “libere”.

Va, pensiero, sull’ali dorate;
 
Va, ti posa sui clivi, sui colli,
Ove olezzano tepide e molli
L’aure dolci del suolo natal!
Del Giordano le rive saluta,
 
Di Sïonne le torri atterrate…
Oh mia patria sì bella e perduta!
Oh membranza sì cara e fatal!
Arpa d’or dei fatidici vati,
 
Perché muta dal salice pendi?
Le memorie nel petto raccendi,
Ci favella del tempo che fu!
O simile di Solima ai fati
 
Traggi un suono di crudo lamento,
O t’ispiri il Signore un concento
Che ne infonda al patire virtù! ( 4 volte)

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