I PREDATORI DI FARAONI

I PREDATORI DI FARAONI

Esumazioni notturne per ingannare i saccheggiatori di tombe

Nel cuore della notte, un gruppo di sacerdoti si avviò tra le ombre della valle dove erano sepolti i re dell’antico Egitto. Poi, in tutta segretezza, aprirono le tombe scavate nella roccia e ne tolsero le mummie. Quindi, uno per uno, riavvolsero i corpi nei drappi funebri, li misero in altre bare e trasportarono i macabri fardelli lungo un sentiero fra le rupi, fino a una nuova, segreta sepoltura.
Era l’ultimo tentativo per ingannare i ladri sacrileghi che da secoli saccheggiavano i sepolcri dei faraoni d’Egitto, colmi di tesori. Persino le piramidi, nonostante i complicati labirinti interni, erano state spogliate: i re egizi avevano smesso di costruirne intorno al 1500 a.C. e avevano cominciato a farsi scavare le loro tombe tra le rocce della valle presso Tebe, ora nota come Luxor, camuffandone poi gli ingressi.
L’architetto Ineni, che progettò il primo di quei sepolcri per Tuthmosi I, se ne gloriava nel proprio epitaffio: “Fu un grande lavoro, e io sarò elogiato per esso”.
Ma i predoni continuarono ad avere la meglio, riuscendo persino a penetrare in tombe che avevano corridoi disposti a labirinto, passaggi ciechi e stanze lasciate incompiute per far credere che i lavori erano stati interrotti e abbandonati.

I custodi di 36 tombe regali, ai quali era affidata la responsabilità di mantenere i corpi dei sovrani inviolati per la loro sopravvivenza ultraterrena, si resero conto che non potevano tutelarne la sicurezza finché l’ubicazione delle tombe era nota a tutti. Tanto più che le spoliazioni sistematiche venivano da molti attribuite ai ben informati funzionari di corte.
Fu per questo che i guardiani decisero di nascondere le mummie dei faraoni, delle regine e i tesori risparmiati dai predoni. Fecero sparire 14 mummie nella tomba di Amenofi II, e ne trasferirono 36 altre fuori della Valle dei Re, in una cameretta scavata al fondo di un precipizio di 10 metri. L’apertura venne sigillata e abilmente camuffata. Per 30 secoli, quella sepoltura segreta, a Deir el Bahri, rimase inviolata.
Poi, tra il 1880 el881, molti oggetti funebri risalenti alla 21a dinastia e mai repertoriati prima, cominciarono ad apparire sul mercato, sollevando i sospetti di Gaston Maspero, direttore del Museo del Cairo. Maspero riuscì a stabilire che tutto quel materiale proveniva da una famiglia che aveva scoperto una tomba nel 1871 e che da allora aveva cominciato a vendere di contrabbando il ricavato della spoliazione.
Un informatore condusse l’assistente di Maspero, Emil Brugsch, alla sepoltura saccheggiata. Brugsch si fece calare in un profondo pozzo, fino a una celletta. E qui, con suo grande stupore, si vide circondato dai corpi di 36 tra i più grandi faraoni della storia.
Pochi anni dopo, nel 1898, le rimanenti mummie furono rinvenute nella tomba di Amenofi. Tra le bende di ciascuna mummia, gli antichi sacerdoti avevano lasciato un documento che identificava il sovrano e ne indicava le successive sepolture. Così gli studiosi ebbero una chiara testimonianza dei vani sforzi dei sacerdoti per trovare ai monarchi defunti una tomba che rimanesse inviolata per l’eternità.


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