L’ORO DI TUTANKHAMON

L’ORO DI TUTANKHAMON

La lunga ricerca che condusse a un grande tesoro

 

Howard Carter cominciava a disperare: da quasi 25 anni era alla ricerca della tomba del giovane re Tutankhamon, e il denaro che serviva a finanziare le sue ricerche si stava esaurendo. Da parte dei colleghi, si sentiva considerato con crescente scetticismo. e anche con derisione. La prospettiva della rinuncia era tanto più amara se si considera che l’inglese era convinto che il sepolcro si trovasse nella Valle dei Re, presso Tebe, perché nel vicino tempio di Luxor c’erano iscrizioni riguardanti Tutankhamon.
Carter riteneva che la tomba non fosse mai stata saccheggiata, perché non esistevano in commercio oggetti provenienti da quel mausoleo. Ma tutto quello che aveva trovato, dopo dieci anni di scavi, erano stati alcuni vasi contenenti delle vesti e recanti il nome del re. Da allora, Carter aveva esplorato quasi tutto il fondo valle, senza trovare traccia della tomba del faraone morto all’età di 18 anni.
Mentre una mattina arrancava sulla sabbia, nella frescura dell’alba, Carter ripensava al suo protettore, l’archeologo dilettante George Herbert, V conte di Carnarvon. Ricordava benissimo il loro ultimo incontro. “Queste ricerche mi son costate un patrimonio” gli aveva detto Carnarvon. “Non me le posso più permettere”.
Carter lo aveva supplicato di finanziare un ultimo tentativo: “Dato che sono un giocatore d’azzardo” aveva replicato il lord, “ti darò appoggio per un’altra giocata. Se perdiamo, chiudo. Da che parte si comincia?”. Carter gli aveva mostrato una mappa della valle, indicando una piccola area ancora inesplorata perché si trovava nei pressi della tomba di Ramsete VI: “Questo è l’ultimo posto che ci rimane da perlustrare”.
Ora, mentre si avvicinava agli scavi, Carter pensava che quella poteva essere la fine del sogno: i suoi operai non avevano infatti trovato altro che le macerie delle capanne servite ai costruttori della tomba di Ramsete VI.
Quando Carter raggiunse il luogo degli scavi, Alì, il capo-operaio, gli corse incontro: “Abbiamo scoperto un gradino scavato nel terreno” annunciò.
In due giorni di accanito lavoro, Howard Carter e i suoi uomini riuscirono a portare alla luce una ripida scalinata che conduceva a una grande porta accuratamente sigillata. Carter avrebbe voluto aprirla subito, ma per una forma di correttezza nei confronti del suo finanziatore preferì attendere. Telegrafò immediatamente a lord Carnarvon: “Abbiamo fatto una meravigliosa scoperta nella valle Stop Magnifica tomba con sigilli intatti Stop Lasciati così per tuo arrivo Stop Congratulazioni”. La tanto attesa scoperta era stata fatta il 6 novembre 1922.
Dopo l’arrivo di Carnarvon ci vollero ancora parecchi giorni per aprire la porta e sgombrare il passaggio bloccato dalle rocce. Poi i due inglesi si trovarono davanti a una seconda porta sigillata.

Oggetti catalogati nell’anticamera. Foto di Harry Burton

Per Carter era il momento della verità. Mentre Carnarvon spiava sopra la sua spalla, l’archeologo martellò la porta, finché ebbe praticato un foro abbastanza grande per lanciare un’occhiata all’interno, alla luce di una fiaccola.
“Dapprima non riuscii a vedere nulla” doveva scrivere in seguito. “L’aria calda proveniente dalla camera interna faceva vacillare la fiamma. Ma via via che i miei occhi si abituavano alla semioscurità, i particolari emergevano lentamente: strani animali, statue, oro: dappertutto il bagliore dell’oro! Per un momento, che dev’esser parso un’eternità agli altri che mi stavano accanto, rimasi ammutolito dallo stupore; e quando lord Carnarvon, incapace di sopportare l’incertezza più a lungo, domandò ansiosamente: “Vedi qualcosa?, tutto quello che riuscii a rispondergli fu: “Sì: cose meravigliose!”.
Il sepolcro consisteva di quattro stanze, contenenti cofani, vasi, un trono laminato d’oro e tempestato di gemme, gioielli, mobili, vesti e armi. Nella camera sepolcrale, fiancheggiata da due statue nere, c’erano quattro altari d’oro, uno dentro l’altro, e un sarcofago con tre bare.
La più interna, d`oro massiccio, conteneva il corpo mummificato di Tutankhamon, avvolto in un sudario ricamato con pietre preziose. Sulla sua faccia, c’era una maschera d’oro con intarsi di quarzo e lapislazzuli. Al collo e sul petto aveva una collana con fiordalisi, gigli e fiori di loto.
Il contenuto della tomba costituiva una eccezionale testimonianza della vita quotidiana dei leggendari faraoni d’Egitto, 1.350 anni a.C. Per Carter e il suo paziente protettore, Carnarvon, la ricerca era stata lunga e logorante, ma il risultato finale giustificava tutto: la più splendida scoperta archeologica del mondo.

Lord Carnarvon insieme a Howard Carter nel 1922, all’uscita dalla tomba di Tutankhamon

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