LA SCOPERTA DELL’AMERICA

Formazione delle grandi monarchie

I grandi Stati nazionali europei, del cui formarsi era stato testimone il XIII secolo, consolidano nel ‘400 la loro struttura e fisionomia.  Le monarchie, che si valgono dell’appoggio della borghesia e ne esprimono sostanzialmente in ‘interessi, vincono sul terreno politico la lotta contro le ultime, grandi feudalità.

Lo Stato nazionale francese è definitivamente compiuto da Luigi XI che sconfigge, tra il 1476 ed il 1477, i feudatari.

Nel 1469, sotto Ferdinando d’Aragona, la Spagna é riunita, quasi per l’intera estensione del suo territorio, in un unico Stato.

Con il predominio della Casa dei Tudor si consolida la nazione inglese, mentre, in Portogallo, Enrico il Navigatore getta le fondamenta di un impetuoso sviluppo politico ed economico del suo paese.

Ciò che Comuni e governi autonomi delle città non riuscirono a fare, riescono a realizzarlo gli Stati nazionali: offrono alle borghesie una comune base d’interesse.  Dalla fine del secolo XV la scoperta dell’America e le grandi imprese dei navigatori rivoluzioneranno il mercato mondiale.

La borghesia italiana, che nel commercio con l’Oriente aveva costruito le proprie fortune, subisce un duro contraccolpo. Portoghesi e Spagnoli iniziano l’era della colonizzazione: comincia la spartizione del mondo tra le prime potenze che già possono definirsi capitalistiche (da capitalismo, sistema economico basato sull’impiego del capitale per ottenere ”profitto”. Nel sistema capitalistico, le. proprietà dei mezzi di produzione e di coloro che hanno investito i capitali).

Da questa spartizione la borghesia italiana resterà completamente tagliata fuori.

Cristoforo Colombo

Verso la fine del XV secolo gli europei, per sottrarsi al predominio marittimo dei Turchi, che controllavano praticamente l’intero Mediterraneo e le rotte d’accesso all’Oceano Indiano, si misero alla ricerca di altre possibili vie di comunicazione. Tra i vari progetti, oltre quello sulla circumnavigazione costiera dell’Africa (realizzata poi da Vasco De Gama) ve ne era uno fondato sulla ipotesi di un ”passaggio” verso Ovest, per raggiungere la Cina dalla parte opposta a quella tradizionale. Naturalmente tale progetto presupponeva la convinzione che la terra fosse sferica.

Per nulla turbato dalla descrizione dei probabili e terrificanti pericoli cui sarebbe andato incontro, un navigatore genovese, Cristoforo Colombo – nato nella città ligure il 1451 – si dichiarò disposto ad affrontare impresa e rischi.

Colombo non era certo uno scienziato, ma credeva nella rotondità della Terra. A rafforzare i suoi convincimenti era intervenuto, con una lettera, il matematico e astronomo fiorentino Paolo Toscanelli (1397-1482).

Per dieci lunghi anni Colombo vagabondò, privo di mezzi, alla ricerca di appoggi: fu in Francia e in Inghilterra, in Spagna e in Portogallo. Il più delle volte fu trattato da pazzo e da scriteriato. Alla fine i sovrani spagnoli Isabela di Castiglia e Ferdinando d’Aragona, concessero a Colombo il minimo indispensabile per realizzare la fantastica impresa.

Con una nave da cento tonnellate e due “2 alberi” ancora più piccoli – le famose ”tre caravelle”, Nina, Pinta e Santa MariaColombo partì da Palos, presso Cadice, il 3 agosto 1492.

Dopo tre mesi di durissima navigazione, il 12 ottobre 1492, le tre imbarcazioni presero terra sull’Isola di Guanahani (oggi Watling) che Colombo battezzo San Salvador.
L’ammiraglio ignorava d’aver raggiunto un continente sino allora sconosciuto, né lo seppe mai. Era certo d’aver messo piede sul suolo asiatico: Nuove Indie, infatti, fu il nome dato a quelle terre.

Dopo questo primo, eccezionale viaggio, durante il quale Colombo toccò anche le isole di Cuba e di Haiti (chiamata Hispaniola dagli scopritori) il navigatore genovese – effettuò altre tre spedizioni sbarcando (1493-1495) nelle Piccole Antille e nella Giamaica, nella Penisola di Paria (1500) ed in Colombia (1502-1504).

Da queste imprese sensazionali Colombo – una personalità tra le più ricche di fascino della storia dell’umano progresso – non trasse che sventure. Povero e dimenticato, morì a Valladolid il 1506.

Le conseguenze della scoperta

La scoperta dell’America segna, di fatto, l’inizio di una epoca. Si deve tener conto che nello stesso periodo il portoghese Vasco de Gama raggiungeva l’India (1498) via mare, dopo aver doppiato l’estremita meridionale dell’Africa. I veneziani Giovanni e Sebastiano Caboto approdavano in Florida e nel Labrador, mentre Amerigo Vespucci (in suo onore il nuovo continente sarà chiamato America) costeggiava il Messico.

Il mondo stava per abbandonare le antiche strade; il Mediterraneo cessava di essere il ponte tra Occidente e Oriente.

Per effetto di queste scoperte assurgevano al ruolo di grandi potenze Spagna e Portogallo; più ancora quest’ultima cui le imprese di Vasco de Gama avevano assicurato un enorme impero coloniale.

Le ricchezze delle Nuove Indie (West Indies, Indie Occidentali) fanno dell’Atlantico una nuova grande via di comunicazione e di traffico: tutti i porti situati sulle coste dell’Ovest europeo – Cadice, Lisbona, Londra, Amsterdam – acquistano un posto d’eccellenza nel commercio mondiale.

Le conseguenze delle scoperte geografiche saranno di incalcolabile portata sia nelle ripercussioni immediate, di ordine politico ed economico che in quelle a più lungo termine, nei secoli a venire. Una nuova ripartizione del mondo e in atto.

Le Repubbliche marinare e le città italiane,  già ricche e splendide, vanno incontro ad una fatale decadenza. L’Italia, divisa in numerosi piccoli Stati privi di difesa, é esposta al gioco politico ed economico delle grandi potenze europee. Si preparano lunghi secoli di asservimento allo straniero.

La crisi della società italiana non poteva non riflettersi, in prospettiva, sulla sua cultura e civiltà. Ma per tutto il ‘400 e poi con l’età piena del Rinascimento l’Italia sarà il centro intellettuale e artistico dell’Europa intera.

Il percorso del secondo viaggio di Colombo

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LO SBARCO DI CRISTOFORO COLOMBO

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