BERTOLT BRECHT

BERTOLT BRECHT

Bertolt Brecht (1898-1956) colse il primo successo mondiale nel 1928 con il geniale rifacimento dell’Opera del mendicante del drammaturgo inglese del Settecento John Gay, che egli intitolò L’opera da tre soldi e al cui successo dettero valido contributo 1e musiche divenute presto popolari di Kurt Weill.

Fu in questi anni (1928-33) che egli pervenne al concetto di “teatro epico”, in contrapposizione al teatro naturalistico: quest’ultimo intendeva distogliere lo spettatore dai propri crucci per coinvolgerlo emozionalmente in quelli della finzione teatrale: Brecht riteneva invece che il teatro dovesse dibattere problemi attuali, sottoporli a un giudizio, costringere lo spettatore a prenderne coscienza: essere quindi educativo, stimolo alla meditazione e alla discussione della realtà sociale e politica del tempo. Da cui anche rigide norme per la scenografia e la recitazione allo scopo appunto di raggiungere questo nuovo rapporto tra la scena e la platea. Vanno intesi nell’ambito di queste ricerche non soltanto i drammi cosiddetti didattici, come Il consenziente e il dissenziente, o La linea di condotta, scritti quasi ad esemplificazione di questo nuovo modo di intendere la rappresentazione teatrale, ma anche gran parte dei testi maggiori di questo primo periodo, tra cui La madre (dal celebre romanzo di Gorki) e Santa Giovanna dei Macelli, ambientato nei giganteschi macelli di Chicago durante la crisi economica del 1929.

All’avvento del nazismo (1933), aderente com’era al partito comunista tedesco, Brecht dovette lasciare la Germania: fu in Svizzera, in Danimarca, in Russia e infine negli Stati Uniti. Sono dell’esilio molte delle sue raccolte poetiche (Canzoni, poesie, cori venne pubblicato nel 1934) e alcuni dei suoi capolavori teatrali. Cito Madre Courage e i suoi figli, del 1939, sullo sfondo della guerra dei Trent’anni, La vita di Galileo, in tre successive redazioni, del 1939, del 1946 e l’ultima del 1955, rappresentata quando l’autore era già ritornato in Germania, dopo la fine della
guerra; L’anima buona di Sezuan, del 1940, e infine, del 1944, Il cerchio di gesso del Caucaso. In Italia la sua opera fu conosciuta nel dopoguerra, soprattutto per merito del Piccolo Teatro di Milano, che allestì alcune memorabili rappresentazioni dei suoi drammi più importanti.

Ritornato a Berlino, in adesione e insieme in non facile convivenza col regime comunista della Repubblica popolare, Brecht vi dette vita alla celebre compagnia Berliner Ensemble, divenuta uno dei più prestigiosi complessi teatrali moderni, per mezzo del quale poté, tra l’altro, condurre avanti le sue ricerche tecniche sul teatro epico.

Nel suo teatro non viene mai meno l’impegno ad affrontare i temi più scottanti e le contraddizioni della società capitalistica, anche quando, come accade sovente, ambienti e situazioni sono di epoche lontane: come nel caso del passo che propongo, da Madre Courage e i suoi figli.


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