MADRE COURAGE E I SUOI FIGLI – Bertolt Brecht

MADRE COURAGE E I SUOI FIGLI

Autore – Bertolt Brecht
Titolo originale – Mutter Courage und ihre Kinder
Lingua originale – Tedesco
Composto nel 1938-1939
Prima assoluta 19 aprile 1941, Schauspielhaus di Zurigo
Prima rappresentazione italiana 4 novembre 1952, Teatro dei Satiri, Roma

Personaggi

Anna Fierling, nota come Madre Courage
Kattrin la muta, sua figlia
Eilif, il figlio maggiore
Schweizerkas, il figlio minore
Il reclutatore
Il brigadiere
Il cuoco
Il comandante
Il cappellano
Il capo dell’armeria
Yvette Pottier
L’uomo bendato
Un altro brigadiere
Il vecchio colonnello
Uno scrivano
Un giovane soldato
Un soldato più anziano
Un contadino
La moglie del contadino
Il giovane
La vecchia
Un altro contadino
La contadina
Un giovane contadino
L’alfiere
Soldati
Una voce

Il dramma é ispirato alla guerra dei Trent’anni, anzi, alle “Cronache della guerra dei Trent’anni”, come il Brecht intitolò queste dodici scene immaginate ai margini del lungo conflitto di religione che insanguinò la Germania (ma anche le Fiandre e l’Italia – si pensi alla calata dei lanzichenecchi narrata dal Manzoni ne I Promessi Sposi -) negli anni dal 1618 al 1648, sia per le controversie nate dalla Riforma luterana, sia per la supremazia in Europa tra la Francia e l’Austria.
Madre Courage è anche il nome del personaggio principale del dramma, una figura di vivandiera, che campa come può tra una battaglia e l’altra, ostinatamente legata al suo commercio, convinta, come dice l’autore in una sua nota, “del carattere puramente mercantile della guerra”. Ha tre figli: due maschi coraggiosi e una povera femmina muta. Con loro va per i campi di battaglia a fare il suo mestiere trascinandosi dietro un carro pieno di mercanzie che è anche la sua casa.
Ma il figlio minore glielo portano davanti crivellato di colpi ed essa deve persino far finta di non conoscerlo; del figlio maggiore, arruolato, non fa che sognare un ritorno impossibile, giacché è morto anch’egli e giustiziato come il fratello. La figlia muta, Kattrin, sensibile, angosciata dai tanti orrori, le sta accanto, con la sua passione per i bambini, la sua compassione per i feriti: finché, nelle ultime scene, compie un suo atto estremo di pietà e di coraggio, e muore eroicamente.
Ma non è nella morte di Kattrin il significato generale del dramma, quanto nel lungo e inutile farneticare della guerra, presente in ogni scena, ossessiva coi suoi cannoni vicini e lontani, coi suoi soldati ingenui e brutali, con le sue ingiustizie e le sue follie.

Del dramma mi piacciono le ultime due scene. Madre Courage s’è allontanata dal suo carro, fermo accanto a una casa di contadini vicino alla citta di Halle. Sul carro é rimasta Kattrin. Sopraggiungono soldati cattolici, dell’esercito imperiale, in silenziosa marcia di accostamento, per sorprendere la città nel sonno e saccheggiarla. Kattrin s’arrampica sul tetto della casa, suona il tamburo, sveglia le sentinelle nella notte; uccisa dai soldati, salva col suo sacrificio la città. È una scena “epica”, potente, di alto valore umano e poetico e insieme “educativa”, intesa cioè a sollecitare lo spettatore a “vedere” la realtà della guerra; che è quello che importava a Bertolt Brecht nell’ambito della particolare funzione che egli affidava al suo teatro.

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