ROCK MADE IN ITALY – ANNI 70 (PFM – Banco del Mutuo Soccorso)

PFM 1977

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Se il 1970 può essere considerato l’anno dei preparativi preliminari, il ’71 è quello del decollo ufficiale del rock italiano. Vi hanno luogo infatti i debutti su disco dei nomi “storici” del genere (anche se una nuova ondata di esordienti di rilievo si verificherà nel ’73), e lo si può prendere come punto di partenza anche per alcuni gruppi prima attivi in settori collaterali. 

Ma il ’71 è anche l’anno in cui le tournées di artisti stranieri richiamano masse di pubblico consistenti ed entusiastiche, con l’esplodere di episodi di violenza che, destinati ad estendersi negli anni successivi, porteranno il rock agli “onori” della cronaca sancendone, sebbene con connotati negativi, l’affermazione a livello nazionale.

Il gruppo rock italiano più celebre degli anni ’70 è senza dubbio la Premiata Forneria Marconi. La formazione nasce nel ’70 dalle ceneri dei Quellicomplesso pop di taglia leggera poi avvicinatosi al “progressive” di Vanilla Fudge e Led Zeppelin, allora sulla cresta dell’onda tra i fans italiani.

Qualche mese di prove tra le nebbie della Lombardia, per rendere omogeneo il discorso musicale (nel gruppo c’è il debuttante Mauro Pagani, multistrumentista e latore di spunti alternativi), mentre rientra dal servizio militare il chitarrista Franco Mussida (era stato temporaneamente sostituito da Alberto Radius), e si arriva ai primi concerti nel dicembre del ’70.

Intento dichiarato della formazione è inserire sul tessuto del rock anglo-americano spunti “mediterranei”, ovvero ispirati alla tradizione musicale italiana, folk e classico: l’impegnativa premessa sarà rispettata solo in minima parte, a causa del riferimento costante che il gruppo fa alle correnti del “progressive” d’oltre Manica, ma le esibizioni dal vivo rappresentano una piacevolissima sorpresa per il pubblico di casa nostra.

Le tournées di gruppi come YesProcol Harum e Deep Purple offrono alla Premiata (Pogoni, Mussido, Premoli, Piazza e Di Cioccio) le occasioni per crearsi un seguito, fino alla trionfale apparizione al 1° Festival d’Avanguardia e Nuove Tendenze di Viareggio. 

Negli anni 1971-72 escono i primi due albums, Storia di un minuto e Per un amico, che confermano l’eccellenza delle prestazioni del complesso nell’ambito del rock italiano. Il prepotente successo commerciale di questi dischi e le relazioni intrecciate a livello internazionale proiettano nel ’73 la PFM verso l’Inghilterra: l’etichetta discografica di Emerson Lake & Palmer, la Monticore, li include nel cast pubblicando Photos Of Ghosts, versione inglese di Per un amico, con testi di Pete Sinfield, già collaboratore dei King Crimson.

Viene così fornito alla formazione italiana (nel frattempo vi è entrato il bassista Djivas, proveniente dagli Area, in sostituzione di Piazzal’occasione di farsi un nome in Europa: una nutrita serie di concerti in Gran Bretagna e sul continente – inclusi gli interventi ai prestigiosi Festivals di Reading (lnghilterra) e Montreux (Svizzero) – la innalza a vette di popolarità impensabili per un gruppo di casa nostra. Le esibizioni “live” hanno in effetti raggiunto una considerevole capacità di coinvolgimento; ma anche un LP maturo e sostanzioso come L’isola di niente (versione inglese: The World Became The World) tradisce frammentarietà e inciampa nella superficialità.

Mentre in Italia si scatenano polemiche tra chi considera la Premiata la punta di diamante d’un possibile riconoscimento internazionale del pop italiano e chi la vede come esempio di asservimento ai meccanismi del “business” multinazionale, il complesso, che già s’era fatto notare per una coraggiosa tournée nel meridione italiano, con prezzi dei biglietti contenuti, chiarisce la sua disponibilità nei confronti del pubblico impegnandosi attivamente in iniziative dei movimenti di sinistra e partecipando al Festival del Parco Lambro a Milano (1974). 

Ed affronta anche lo prova del fuoco: gli USA. Tra il ’74 e il ’75 vi si reca per tre tounées – a fianco di nomi prestigiosi quali SantanaBeach BoysPeter FramptonFrank Zappa, Allman Brothers, EaglesEmerson Lake & Palmer – riscuotendo favorevoli consensi. 

Intanto la formazione, che non ha trascurato il suo seguito italiano e la sua presenza nelle manifestazioni alternative, si amplia con l’annessione di Bernardo Lanzetti (ex-Acqua Fragile) come voce solista: l’album Chocolate Kings (1975), parzialmente ispirato al sound dei Genesislo vede in buona luce. 

Nel ’76 Pagani abbandona il gruppo alla vigilia delle registrazioni di Jet Lag (1977), disco di taglia jazz-rock in cui viene sostituito dall’americano Gregory Bloch, violinista che ha alle spalle esperienze con Mark-Almond e It’s A Beautiful Day

Nel 1977 ha praticamente termine l’attività internazionale della PFM, più che altro per stanchezza: i vari componenti sentono Ia necessità di crearsi basi stabili in Italia (professionalmente e personalmente). 

Passpartù (1978) riporta il complesso a confronto diretto con i fans italiani; un reinserimento nella realtà locale che conduce alla cooperazione, su disco e dal vivo, con alcuni cantautori (tra i primi, Alberto Fortis e Fabrizio De André). 

Mentre Lanzetti sceglie di intraprendere una carriera solistica, Di Cioccio – forse stimolato dall’esempio di Phil Collins – si trasforma da batterista in cantante, con risultati positivi; intanto la PFM s’indirizza, con due LP pubblicati tra l’80 e l’82, verso un canzonettismo elegante ma dotato.

Interessante è la carriera di Mauro Pagani, musicista intelligente ed eclettico: dopo aver pubblicato nel ’78 un album intitolato al suo nome, collocabile tra i migliori prodotti italiani degli anni ’70 (purtroppo il riscontro commerciale è scarso), con la partecipazione di Teresa De Sio e Demetrio Stratos e di strumentisti degli Area, dei Carnascialia e della stessa PFM, diventa un richiesto sessionman. La sua presenza su vinile è scarso: si rimedia nell’81 con Sogno di una notte d’estate, azzeccalo LP che riporta le musiche composte da Pagani per lo spettacolo shakespeariano allestito dal Teatro dell’Elfo.

 

Banco Del Mutuo Soccorso 1973
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Al confronto di quello della PFM, la storia del Banco, altro gruppo di punta degli anni ’70, risulta lineare e nettamente più provinciale. Nato ad opera dei fratelli Vittorio e Gianni Nocenzi nel 1969, come Banco Del Mutuo Soccorso, il gruppo acquista una fisionomia pressoché definitiva nel ’71 con l’ingresso del cantante Francesco Di Giacomo e del batterista Pierluigi Calderoni (l’unico cambiamento di formazione avviene nel’74 con l’inserimento del multistrumentista Rodolfo Maltese in sostituzione del chitarrista Marcello Todaro). I lavori migliori su disco sono quelli d’esordio (Banco Del Mutuo Soccorso, 1972…, e Darwin, 1973): nonostante i riferimenti al “progressive” magniloquente di Emerson Lake & Palmer, gli albums rivelano originalità ed incisività; nei successivi si scivola nel manierismo.
Nel ’78 il complesso produce a sorpresa un LP orchestrale, eccessivamente ambizioso ma realizzato con grande competenza (Di terra); nell’80, ritrovato un pubblico entusiasta – comprendente giovanissimi fans – nelle sue tournées, il Banco propone un’impostazione jazz-rock nell’album dal vivo CapolineaMa gli LP usciti negli anni 1981-82 (Urgentissimo e Buone notizie) segnano una svolta poco stimolante verso una concezione cantautorale che, se dà soddisfazione sul piano delle vendite, limita gravemente il non trascurabile potenziale strumentale del gruppo. Del quale va ricordato l’impegno verso il completamento visivo-teatrale dello spettacolo musicale, con l’utilizzo – in varie tournées – di troupes di danzatori e di mimi-attori. Nel 1978-79, per presentare il repertorio di Di terra, il Banco girò l’Italia con un’orchestra sinfonica, iniziativa più unica che rara.
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