JOSIF STALIN

JOSIF STALIN

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Iosif Stalin (Gori, 6 dicembre 1878 – Mosca, 5 marzo 1953) è stato un rivoluzionario, politico e militare sovietico. Nato Iosif Vissarionovič Džugašvili, governò l’Unione Sovietica dopo la morte di Lenin, reggendo la carica di segretario generale del PCUS dal 1922 fino alla propria morte.

Nato in una famiglia molto povera, fu avviato agli studi religiosi a Gori e a Tiflis, dove conobbe le idee liberali e rivoluzionarie, finendo per aderire nel 1898 a un gruppo socialista clandestino; un anno più tardi fu espulso per questo dal seminario e si dedicò completamente alla militanza rivoluzionaria, organizzando scioperi e manifestazioni e animando pubblicazioni clandestine. Più volte arrestato, fu confinato in Siberia nel 1913. Assai vicino a Lenin, fu da questo nominato membro del Comitato Centrale del Partito comunista e direttore capo del giornale clandestino “Pravda” (1912). Poco prima della Rivoluzione d’Ottobre (1917), entrò a far parte dell’ufficio politico del partito, ma non ebbe, durante le fasi cruciali della Rivoluzione stessa, un ruolo di primo piano come ebbero Lenin e Lev Trotzkij. Tuttavia entrò a far parte del primo Governo rivoluzionario come commissario del popolo alle Nazionalità (1917-23). Segretario generale del Comitato Centrale del partito (1922), dopo la morte di Lenin rafforzò il suo potere, eliminando politicamente Trotzkij (1927) e via via tutti i maggiori esponenti bolscevichi (G.E. Zinov’ev, L.B. Kamenev, N.I.. Bucharin). Nel 1928 Stalin era saldamente al potere: continuando l’eliminazione sistematica di ogni possibile antagonista, si dedicò, da un lato a realizzare un programma di industrializzazione rapida del Paese e di collettivizzazione forzata delle campagne, dall’altro, a estendere il sistema delle purghe dai piani alti del partito a tutti i settori strategici della Nazione (produttivo, militare, intellettuale).

Per quanto riguarda la politica estera, a partire dal 1934-35 Stalin cominciò a riavvicinarsi alle democrazie occidentali per opporre un fronte comune alla minacciosa crescita militare di Germania e Giappone. Quando nel 1941 la Germania invase l’Unione Sovietica, Stalin divenne, con Roosevelt e Churchill, uno dei capi della coalizione antitedesca, partecipando alle conferenze di Teheran (1943) e di Yalta e Potsdam (1945), in cui l’Europa venne divisa in aree d’influenza.

Alla fine della guerra Stalin optò per una politica di opposizione con le potenze occidentali, da cui ebbe origine la cosiddetta “guerra fredda” e la trasformazione dei Paesi dell’Europa orientale in regimi comunisti sul modello sovietico. La morte di Stalin (1953) mise in evidenza il dissenso interno e le contraddizioni endemiche del regime sovietico, che trovarono espressione prima negli anni del cosiddetto disgelo e poi nel processo di “destalinizzazione” promosso da Nikita Kruscio.

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