STRUMENTI MUSICALI

Lo studio sistematico degli strumenti musicali, oggetto dell’organologia, ebbe origine nel Cinquecento, quando Sebastian Virdung e Michele Agricola pubblicarono due trattati (rispettivamente nel l511 e 1529) di fondamentale importanza. Continuato nei secoli successivi, lo studio degli strumenti musicali ricevette un nuovo impulso a partire dal primo Ottocento, quando fu riordinato su basi strettamente scientifiche e fu dotato di un fondamento solidamente metodologico. In particolare furono elaborati diversi criteri di classificazione degli strumenti, tra i quali il più diffuso fu a lungo quello che prevedeva una distinzione in tre classi: strumenti a fiato (legni o strumentini come oboe, clarinetto, flauto, fagotto; ottoni come corno, trombone, tromba, flicorno, tuba); a corda (ad arco, come viola, violino, violoncello, contrabbasso; a corde pizzicate come chitarra, arpa, clavicembalo; a corde percosse, come pianoforte, clavicordo); a percussione (a suono determinato come celesta, timpano, campane); a suono indeterminato (come grancassa, tamburo, gong, tam-tam, woodblock). Tale classificazione rispondeva tuttavia a esigenze tipiche della musica europea classico-romantica ed era fondata su una concezione del suono come risultante di vibrazioni regolari e ordinate.

La moderna esperienza musicologica ed etnomusicologica rese necessario un ripensamento di tale classificazione. Si deve ai musicologi Curt Sachs e E.M. von Hornbostel l’elaborazione, nel 1913, di un nuovo criterio di classificazione. Esso prevede una distinzione in quattro classi, a seconda del corpo sonoro dello strumento stesso. Si hanno così strumenti idiofoni, nei quali il suono viene prodotto dall’intero corpo, che entra in vibrazione (quelli che nella classificazione tradizionale erano conosciuti come strumenti a percussione, in legno o in metallo); membranofoni, nei quali il suono viene prodotto da una membrana che viene fatta vibrare mediante una tensione (strumenti a percussione come tamburi e timpani); cordofoni, il cui corpo sonoro è formato da corde tese; aerofoni, che producono il suono mediante una colonna d’aria posta in vibrazione all’interno di un tubo in materiale rigido e non suscettibile di deformazioni. A tali categorie si può aggiungere il gruppo degli strumenti elettrici, nei quali il suono risulta dalla sollecitazione di altoparlanti prodotta da impulsi elettrici. Diamo ora una panoramica sui più diffusi strumenti musicali.

ARPA (Vedi scheda): strumento le cui corde vengono pizzicate per ottenere un suono. Le arpe più antiche provengono dall’Egitto, dove troviamo raffigurazioni di questo strumento nei bassorilievi, nelle pitture e nelle sculture. Nel periodo della civiltà latina, la lira sostituì l’arpa che ricomparve nel Medioevo, verso il VI secolo, e si diffuse specialmente nei Paesi nordici, in Gran Bretagna e in Irlanda, raggiungendo un grande sviluppo nel periodo rinascimentale, quando era molto diffusa e aveva molti virtuosi. Nel Seicento essa entrò a far parte dell’orchestra con Claudio Monteverdi nell’opera Orfeo e nel Settecento incominciò ad avere, grazie al suo sviluppo tecnico, parti importanti. Fu tenuta in considerazione anche come strumento solista, entrando a far parte dei complessi strumentali e da camera. È tuttora uno strumento compreso nell’organico orchestrale, dove crea effetti coloristici stupendi, specialmente in alcune composizioni di Debussy e Ravel.

ARMONIO: strumento a tastiera ad aria senza canne. Il suono è prodotto da linguette d’acciaio (ance) fatte vibrare dall’aria proveniente dai mantici. L’invenzione risale al periodo intorno al 1810, ma con l’andar del tempo questo strumento si perfezionò fino a raggiungere la forma definitiva odierna. Si usa generalmente come sostitutivo del- l’organo, ed è adatto per sostenere i cori e per accompagnare le funzioni religiose.

CAMPANE TUBOLARI (Vedi scheda)

CELESTA (vedi scheda): strumento a tastiera, i cui martelletti percuotono lamine d’acciaio, le quali sono fissate sopra i risuonatori. Ha la possibilità di dare molte note contemporaneamente creando così un’atmosfera di suoni dolci e vaporosi. Fu brevettata nel 1968 a Parigi da Vittorio Mustel (1816-1890) e divenne in seguito uno strumento molto usato nelle composizioni dei musicisti contemporanei.

CHITARRA (vedi scheda): d’origine antica, veniva generalmente usata per accompagnare il mandolino, i canti popolari oppure le canzoni. Oggi occupa il rango della chitarra classica per esecuzioni di musiche antiche o trascrizioni di musica classica del Cinquecento e del Seicento.

CLARINETTO (vedi scheda): il clarinetto deriva probabilmente dallo strumento campestre francese chiamato chalumeau (in latino calamus). Inventato da G.C. Denner (1655-1707), è formato da un tubo cilindrico di legno anche ebano, con un bocchino nella parte superiore e un’apertura a campana nella parte inferiore. L’ancia semplice o battente è fissata sul piano del1’imboccatura a becco. Incominciò a far parte dell’orchestra nella seconda metà del Settecento per opera di Haydn e Gluck; divenne lo strumento preferito dai compositori del Settecento (Mozart) e dell’Ottocento (Berlioz, Liszt, Mahler, Strauss e altri). Nelle bande sostiene la funzione del violino nelle orchestre per la sua qualità abbastanza melodiosa. Il clarinetto è assai diffuso nella musica jazz come strumento solista e raggiunge un alto grado di virtuosismo coi clarinettisti Benny Goodman, Artie Shaw, Tony Scott, Buddy De Franco, Jimmy Lo Giuffrè, ecc.

CLARINETTO BASSO: suona un’ottava sotto il clarinetto ed è assai usato dai compositori moderni. Possiede bellissime note, specialmente nel registro basso, contraddistinte da un carattere cupo che favorisce la sensazione del tragico e del demoniaco.

CLAVICEMBALO (vedi scheda): strumento a tastiera con corde pizzicate. La forma è uguale a quella del pianoforte a coda, ma la differenza sta nel modo di produrre il suono. Nel clavicembalo le corde vengono pizzicate dai saltarelli che, azionati dai tasti, portano all’estremità una corona adatta per pizzicare le corde. L’origine del clavicembalo risale alla fine del Trecento ma questo strumento ebbe maggiore sviluppo nei secoli XVI e XVII.

CONTRABBASSO (Vedi scheda): è lo strumento più grande della famiglia degli archi, tant’è vero che l’esecutore lo deve suonare rimanendo in posizione eretta. La sua origine risale alla metà del Cinquecento, quando aveva le funzioni di basso della famiglia dei violini. In orchestra, sino alla fine del Settecento, rafforzava le note basse del violoncello, ma nell’Ottocento venne considerato strumento di grandi qualità artistiche, tanto da affidargli qualche volta la parte di solista. Nel 1925 entrò a far parte dei complessi jazz, e rimane tuttora uno strumento di accompagnamento per tali complessi, rafforzando le note basse per mezzo delle corde pizzicate.

CONTROFAGOTTO (Vedi scheda): è simile al fagotto, ma di formato più grande. Infatti ha la canna lunga quasi 5 metri e ripiegata quattro volte su se stessa. Il suono corrisponde esattamente a un’ottava sotto il fagotto. Il timbro è pieno e rotondo. Il suo compito, generalmente, è di rinforzare i suoni bassi in orchestra, tuttavia i compositori
moderni hanno avvalorato le notevoli possibilità melodiche e drammatiche di questo strumento affidandogli parti significative. Händel lo usò per primo nel 1727. In seguito anche Haydn e Beethoven gli affidarono alcune parti nelle loro composizioni. Nell’Ottocento entrò a far parte dell’organico normale dell’orchestra, sempre a fianco dei fagotti.

CORNO (Vedi scheda): strumento di origine antichissima. Discende dai corni usati dagli antichi per la caccia, per richiami o per segnalazioni, e rimase tale per tutto il Medioevo. Giovanni Battista Lulli incominciò a usarlo per la sua commedia musicale Princesse d’Elide nel 1664. In seguito entrò definitivamente in orchestra progredendo però nella tecnica e nelle innovazioni, fino a raggiungere il rango di solista. Con la Nona Sinfonia di Beethoven si stabilisce la funzionalità del quartetto dei corni in orchestra. Il suo suono è nobile, malinconico e cupo, talvolta anche lugubre e cavernoso. Esso riesce inoltre a creare un effetto di profondità e lontananza.

CORNO INGLESE (Vedi scheda): appartiene alla famiglia dell’oboe, anzi si può dire che è il baritono dell’oboe. Il suo timbro è dolce, malinconico, nobile e penetrante, specialmente nelle note basse. Fece la sua apparizione in orchestra nel 1829 con Gioachino Rossini nell’opera Guglielmo Tell.

FAGOTTO (Vedi scheda): le prime notizie sul fagotto risalgono al Quattrocento. Infatti, sembra che il canonico Afranio degli Albonesi, vissuto nel secolo XV, abbia usato questo strumento alla corte del Duca d’Este nel l532, in occasione di una festa. Probabilmente il fagotto venne a sostituire la bombarda bassa ormai superata; nei primi tempi prese il nome di dulciana. Nel XIX secolo il fagotto fu perfezionato da Adolfo Sax, ma compariva già in orchestra nel 1671 nella citata opera Pomone di Robert Cambert.
L’usò come solista nelle sue musiche Antonio Vivaldi, che scrisse per questo strumento 38 concerti. Anche Bach si servì del fagotto per affidargli alcune parti da solista nei suoi complessi strumentali. Più tardi Wagner, Strauss e anche Stravinsky seppero valorizzarlo, creando per esso nuove parti che vanno dal genere grottesco al canto solenne. Il fagotto è uno strumento di legno a forma di U, ad ancia doppia. Il suo timbro nelle note acute, è lamentoso; invece le sue note centrali hanno una sonorità fredda, secca e diabolica, che si presta a espressioni grottesche.

FISARMONICA: usata nelle feste popolari e nella musica leggera la sua origine risale al secolo scorso. È provvista d’un mantice con due tastiere alle estremità, le quali racchiudono le linguette (ance) che servono a produrre un suono che ricorda vagamente quello dell’armonio.

FLAUTO (vedi scheda): il flauto è di origine remota. Dalle leggende antiche noi apprendiamo che esso fu usato specialmente da pastori: a tale proposito ricordiamo il flauto di Pan. Grande sviluppo prese in Inghilterra il recòrder, flauto diritto a becco, diverso dal flauto usato dai Tedeschi e conosciuto col nome flauto traverso o traversiere. L’uso del flauto traverso risale al Cinquecento, ma già presso i popoli orientali e durante il Medioevo non fu ignoto tale strumento. Nei monumenti dell’antico Impero egiziano si trovano figure di flauti sonati per traverso, i quali servivano probabilmente, insieme con l’arpa, per accompagnare le danze. Per tutto il Medioevo il flauto ebbe quasi sempre la funzione di strumento militare. Si attribuisce a Giovanni Battista Lulli la prima introduzione del flauto in orchestra; con Haydn rimase definitivamente in organico fino a raggiungere, col tempo, un ruolo importante.
Il flauto moderno apparve verso la metà del Seicento, e venne perfezionato nel 1832 da Teobaldo Boehm (1794-1881), il quale gli diede la forma e la struttura attuali. In origine era di legno; ora può essere costruito in metallo, anche d’argento, e possiede un suono molle e pastoso. Si presta particolarmente a melodie dolci e insinuanti; è assai usato nelle orchestre d’opera, sinfoniche e da camera, e anche nei complessi jazz.

FLAUTO DOLCE (vedi scheda)

GLOCKENSPIEL (vedi scheda xilofono)

GRANCASSA: di dimensioni più grandi del tamburo, è fornita di due pelli tese ai lati e viene percossa con una mazza di legno ricoperta alle due estremità con cuoio o con feltro. Il nome è di origine popolare, derivato probabilmente dalla grandezza considerevole del cerchio di legno o di metallo. Più tardi venne introdotta nelle orchestre per ottenere effetti particolari e anche per imitare il tuono o il colpo di cannone.

LIUTO: questo strumento risale al tempo delle Crociate e venne usato fino al secolo XVII. Si può dire che il liuto sia stato nel Medioevo e nel Rinascimento lo strumento più conosciuto. Esso ha una forma che rassomiglia a quella di un mandolino, di cui, tuttavia, é più grande. Ha il manico largo e corto e il cavigliere, il punto del manico dove sono tirate le corde, rivolto all’indietro. Col progredire della pratica musicale e anche della tecnica dello strumento, si ritenne necessario prolungare il manico del liuto per aumentare l’estensione della gamma sonora verso le note basse, per cui venne ideato l’arciliuto.

MANDOLINO: strumento a plettro derivato dalla famiglia dei liuti. Il più usato e il più diffuso è il mandolino napoletano. Questo strumento prese posto qualche volta in orchestra come solista, ma è soprattutto uno strumento adatto per musica popolare.

OBOE (Vedi scheda): già i Siriani usavano una specie di oboe ad ancia doppia, poi esso venne introdotto in Egitto, a Babilonia, in Grecia e infine a Roma. Nel Duecento e nel Trecento si formò in Italia una famiglia di strumenti chiamati bombarde, di cui facevano parte anche strumenti come la zampogna e il piffero, che venivano impiegati all’aperto per le feste popolari e verso la fine del Cinquecento presero il nome, derivato dal francese hautbois, di oboe.
Costruito per la prima volta in Francia verso la metà del Seicento, incominciò a essere usato in orchestra nel 1671 da Robert Cambert (1628-77) il quale lo inserì nella sua opera Pomone. Inizialmente, fu impiegato con la funzione di rinforzo agli altri strumenti, ma poi, dal Settecento, fu usato come strumento solista, come risulta nelle musiche di Vivaldi. L’oboe è uno strumento di legno ad ancia doppia, essenzialmente melodico, che si presta a svariate interpretazioni per il timbro nasale e penetrante, oltre a essere adatto per musiche di carattere pastorale.

ORGANO (vedi scheda): risale al I secolo a.C. In origine funzionava per mezzo della pressione di acqua per la produzione artificiale del soffio d’aria che faceva risuonare le canne. In seguito fu perfezionato con l’aggiunta dei tasti moderni e con l’aumento del numero delle canne. Può avere una, due, tre o più tastiere, e una grande varietà di strumenti chiamati registri. La pedaliera (tastiera di legno suonata coi piedi) suona le note più gravi dell’organo. Viene usato generalmente nelle chiese per accompagnare le funzioni religiose e qualche volta anche in orchestra come solista. Tuttavia, è uno strumento così complesso e completo che può stare benissimo da solo anche come concertista-solista.

OTTAVINO (vedi scheda): l’ottavino è un piccolo flauto i cui suoni risultano di un’ottava superiori a quelli del flauto normale. Il suono è sottile, acuto e brillante e si distingue da quello di tutti gli altri strumenti, anche quando l’orchestra è in piena sonorità. Questo strumento cominciò ad essere inserito nei complessi orchestrali nel Settecento da Haydn e da Mozart; Beethoven stesso ne fece uso nelle sue partiture. Nella descrizione di una tempesta imita bene il guizzo del lampo o l’urlo del vento, ottenendo un ottimo effetto.

PIANOFORTE (vedi scheda): strumento il cui suono viene fornito da corde che vengono percosse da martelletti avvolti nel feltro. L’origine del pianoforte risale al clavicordo, strumento a corde percosse, da cui prese anche la linea simile ad un’arpa coricata. Nel 1705, alla corte di Luigi XIV re di Francia, ottenne gran successo il pantalèon o pantalon, strumento con corde battute da martelletti, anziché pizzicate. Lo strumento, suonato dall’inventore Pantaléon Hebenstreit (1667-1750), alla presenza di Luigi XIV (il re stesso volle che fosse chiamato col nome dell’inventore), ebbe grandissima fama e i costruttori si convinsero a perfezionarlo, così che cominciarono a diffondersi clavicembali a martelletto. Nel 1711, Bartolomeo Cristofori (1665-1731) da Padova costruì un clavicembalo a martelletti che chiamò gravicembalo col piano e col forte; di qui il nome di pianoforte. Continuatore dell’opera di Cristofori fu Goffredo Silbermann (1683-l753), che con l’andar del tempo produsse strumenti pregevoli che ebbero larga diffusione e propagarono il nome del fabbricante a tal punto da far credere che ne fosse l’inventore. Il pianoforte si diffuse in Inghilterra, in Austria e più tardi in Francia e poi in America; il primo che ideò il pianoforte verticale fu Domenico del Mela, nel 1729.

PIATTI: Virgilio, nel suo poema Georgiche, accenna a uno strumento chiamato cymbalum. Anticamente, durante le feste campestri, il cymbalum veniva usato dalle donne per accompagnare le danze. Si pensa, secondo quanto.si riscontra nelle iconografie lasciateci dai popoli antichi, che i piatti siano di origine asiatica. Usavano strumenti simili anche gli Assiri e gli Egiziani. I Greci usavano i piatti per il rito religioso, nelle tragedie e per altri avvenimenti. Apparvero in orchestra nel 1779, nell’Ifigenia in Tauride di Cristoforo Gluck. I piatti sono due dischi di metallo il cui centro ha una cavità e si suonano percuotendoli tra di loro o sfiorandoli con una bacchetta da timpano.

SASSOFONO (vedi scheda): strumento di metallo ad ancia semplice inventato da Adolphe Sax (1814-94) nel 1840. La famiglia dei saxofoni è formata dai saxofoni sopranino e soprano a forma diritta e dai saxofoni contralto, tenore e basso a forma di pipa. Il sax possiede ampie possibilità timbriche: può emettere tanto un suono freddo e metallico, simile alla tromba, quanto un suono caldo e melodico, simile al violoncello. Esso si dimostra di particolare varietà e versatilità espressiva a seconda della melodia che esegue e a seconda del registro (grave, medio, acuto) nel quale viene suonato. Il saxofono possiede inoltre particolari doti dinamiche, pronto a eseguire, con pari risultato, tanto il più delicato pianissimo, quanto il più marcato fortissimo.

TAMBURELLO: detto anche tamburo basco o, come lo chiamarono gli Spagnoli, pandero, se ne ha notizia fin dal Cinquecento. Il tamburello è formato da un piccolo cerchio di legno ricoperto di pelle solamente da un lato e con dischetti di metallo applicati intorno. Questi possono facilmente muoversi e urtarsi fra loro quando il tamburello viene suonato, battendolo sul palmo della mano, e producono un suono analogo alla sonagliera, ma più smorzato.

TAMBURO (vedi scheda): già nel Trecento si parla d’un tamburo usato dalle milizie dell’epoca. Più tardi, a partire dal Cinquecento il tamburo venne usato dai corpi musicali degli eserciti per dare il segnale della ritirata nelle battaglie o per scandire il passo nelle marce oppure per i pubblici richiami e per i bandi. Il tamburo consiste di una cassa circolare, coperta d’ambo le parti da una membrana di pelle d’asino che viene percossa da due bacchette. Si presta a rapidissimi rullii.

TAM TAM: antichissimo strumento di origine orientale, a intonazione indeterminata. È formato da un disco di bronzo tenuto sospeso, e viene percosso da una piccola mazza di feltro. Ve ne sono di varie grandezze e ognuno ha un suono diverso. La caratteristica del tam-tam, o gong, è di produrre un suono ampio che colpisce in modo particolare la sensibilità.

TIMPANO: strumento formato da una calotta di rame, sulla quale è stata tesa superiormente una membrana di pelle di vitello che viene ‘percossa con bacchette di feltro, di cuoio o di spugna a seconda che si voglia ottenere un suono morbido o secco. La sua origine è assai remota. Discende probabilmente dal nakkara arabo, importato in Europa durante il Medioevo e chiamato nacaria. A quell’epoca i timpani erano accoppiati e si adoperavano specialmente nelle feste popolari e nelle parate militari. Più tardi vennero installati sulla parte anteriore della sella del cavallo montato dal timpanista, e furono guarniti di ricchi tappeti con frange d’oro per le grandi parate delle milizie a cavallo. Questo strumento entrò a far parte dell’orchestra nel 1670 per merito di Giovanni Battista Lulli, il quale fu il primo a inserirlo nelle sue opere. Con l’andar del tempo il timpano acquistò sempre maggiore importanza nell’orchestra. Il suo suono, ampio e profondo, è simile a un tuono lontano.

TRIANGOLO: nel secolo XV si usavano triangoli con uniti alcuni anelli metallici di risonanza. Il triangolo fu introdotto nell’orchestra nel Settecento ma usato solamente per musiche di carattere militare. È costituito da una verga d’acciaio piegata a forma di triangolo che viene percossa da una bacchetta pure di metallo. Il suo timbro è chiaro e brillante.

TROMBA: la tromba risale alla tuba usata dagli antichi, probabilmente in epoche preistoriche. L’immagine della tromba è stata trovata scolpita su bassorilievi in Egitto e in altri Paesi remoti. Nel Duecento la tromba incominciò ad essere di vario tipo e di diversa grandezza: tubae e tubactae. Da quest’ultimo tipo venne la tromba italiana che, col tempo, si sviluppò e si perfezionò nella tecnica e nella forma. Questo strumento entrò a far parte della compagine orchestrale nell’opera Orfeo di Claudio Monteverdi nel 1607, col nome di clarino. La tromba è uno strumento di forma cilindrica che ha assunto una notevole importanza, specialmente ai nostri giorni in cui viene sfruttata dagli esecutori di musica jazz. Ha un timbro chiaro, squillante, eroico, adatto per esprimere accenti guerreschi. Può anche esprimere, nei pianissimi, melodie dolci ed elegiache. Con speciali sordine, molto usate nella musica contemporanea, la tromba fornisce inoltre un
suono teso e stridente.

TROMBONE (Vedi scheda): appartiene alla famiglia delle trombe. È formato da un tubo di metallo cilindrico-conico ed è fornito di pistoni o di coulisse (parte scorrevole dello strumento che rende il tubo più lungo o più corto) e di un bocchino, e termina, da una parte, con un’apertura a forma di padiglione. Il timbro del trombone è squillante, brillante nei suoi alti; grave e scuro nei suoi bassi. Era già in uso nel Cinquecento, specialmente nelle Sinfonie sacre di Giovanni Gabrieli eseguite nella cappella di S. Marco in Venezia. Nell’orchestra moderna è stato introdotto da Gluck nell’opera Alcesti nel 1767, dopo di che incominciò a godere grandissima fama presso i musicisti dell’Ottocento e del Novecento; ha anche ottenuto e ottiene tuttora un gran successo nel complesso jazz.

TUBA BASSA: detta anche bass-tuba, è il contrabbasso del trombone. Fa parte della famiglia dei flicorni, strumenti usati comunemente nelle bande. Il bass-tuba è sempre accoppiato coi tromboni per le note più basse. Questo strumento ebbe origine in Germania nel 1830 e fu chiamato Tenorbasshorn; poco più tardi cominciò ad essere usato nelle orchestre. La tuba bassa è così chiamata perché, come la maggior parte degli strumenti a fiato, è formata da un tubo ricurvo entro il quale viene fatta vibrare l’aria, e perché costituisce lo strumento basso degli ottoni. Essa, a seconda delle necessità orchestrali, può essere intonata in modo diverso allo scopo di arricchire l’estensione dei suoni forniti dagli ottoni. L’esecutore legge sempre in chiave di basso, tranne nel caso della tuba tenorbassa detta anche, più brevemente tuba tenore. La tuba bassa è in grado di fornire svariati effetti musicali, da quelli grotteschi a quelli carezzevoli, ed è usata nelle orchestre per musica sinfonica e operistica. Nei complessi jazz ha anche un’importante funzione di sostegno ritmico. È utile sapere che tromba, trombone, tuba bassa e corno, sono chiamati comunemente ottoni, mentre gli altri strumenti a fiato (ottavino, flauto, clarinetto, clarinetto basso, oboe, corno inglese, fagotto e controfagotto) sono chiamati legni.

VIBRAFONO (vedi scheda): è formato da lastre d’acciaio, sotto ognuna delle quali si trova un tubo metallico risuonatore cui è applicata una piccola elica azionata da un motorino elettrico. Percuotendo le lastre di acciaio con due bacchette, queste producono un suono. Azionato il motorino con un pedale, le elichette, girando, rendono il suono vibrato o prolungato. Il vibrafono è uno strumento che proviene dalla marimba messicana ed è molto usato nelle orchestre jazz.

XILOFONO (vedi scheda): strumento di origine afro-asiatica, costituito da bastoncini di legno che vengono percossi con due martelletti pure di legno. Esiste anche uno xilofono a tastiera di pianoforte che risale al Seicento, il quale offre la possibilità di eseguire accordi di più suoni.

VIOLINO (Vedi scheda): è il più completo e, in un certo senso, il più conosciuto di tutti gli strumenti a corda. Proviene dalla viella (o viola) del Medioevo (strumento ad arco a fondo piatto, assai usato nelle corti d’Europa dai giullari), per cui si può dire che la viella è l’antenata del violino; essa mantenne il predominio fino alla fine del Cinquecento. Nel Seicento incominciò a comparire qualche esemplare di violino piccolo mentre ancora dominava il campo degli strumenti ad arco la viola, che veniva chiamata viola ordinaria. Il violino fu poi perfezionato dai maestri liutai cremonesi, fra cui spicca l’arte perfetta di Antonio Stradivari (1644-1737). Dal violino, ricco di sonorità, si possono ottenere effetti meravigliosi, sia dal lato tecnico, sia da quello sonoro. Il suo timbro è caldo, melodioso e vibrante, per cui dà alla melodia una intensità espressiva e penetrante.

VIOLA (Vedi scheda): leggermente più grande del violino, produce un suono velato, malinconico e nasale. Anche la viola proviene dalla viella e fu chiamata, nel periodo rinascimentale e nel barocco, violetta, per distinguerla dalla viola da gamba allora in uso.

VIOLONCELLO (Vedi scheda): la sua origine risale alla viola da gamba di cui ha conservato la forma e le dimensioni. Il suono viene ricavato con l’arco come per gli altri strumenti appartenenti alla stessa famiglia (violino, viola). Si tiene fra le gambe ed è sostenuto da un punteruolo appoggiato al suolo per garantirne la stabilità. Il timbro del violoncello è baritonale e nelle note gravi ha una certa rassomiglianza con la voce del basso.

 

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