PAESAGGIO CON MERCURIO E ARGO – Paul Brill

PAESAGGIO CON MERCURIO E ARGO (1606)
Paul Brill (1554-1626)
Olio su rame cm 27 x 39
Galleria Sabauda, Torino

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L’episodio dell’incontro fra Mercurio e Argo, narrato da Ovidio nelle Metamorfosi, è ambientato in un’ampia valle laziale, attraversata da un corso d’acqua, coronata sulle alture da edifici di fantasia. Il mito assume un ruolo di secondo piano e lascia spazio alla natura, tanto che i due protagonisti della storia sono ai margini del paesaggio. Essi sono Mercurio, nei panni di un pastore, ma identificabile perché porta i calzari alati, e Argo, il pastore che su ordine di Giunone custodisce Io, tramutata da Giove in una bianca giovenca. L’asprezza del paesaggio smussa la serenità della visione, che indica che Brill non ha ancora del tutto abbandonato la sua cultura fiamminga a favore dell’ideale classico che, invece, comprese pienamente negli anni successivi.
Tale sua capacità è testimoniata dal biografo Giulio Mancini (1620) che di lui scrisse: “Con la longhezza del stare in Italia (…) ha (…) nel paesaggio lasciato quello stento fiammingo, accostandosi al vero”.

In passato alcuni studiosi hanno suggerito che si trattasse di un’opera a quattro mani: il paesaggio di Brill e le figure di Elsheimer. Questa collaborazione non va esclusa in quanto i due non solo erano amici, ma era prassi comune che paesaggisti e figuristi collaborassero.

L’opera, realizzata su rame, fu eseguita da Paul Brill nel 1606, come conferma la scritta sullo stesso dipinto. Nel 1866 essa era nella Collezione Sabauda a Torino, dove si trova ancora oggi. Un’altra opera, raffigurante il medesimo soggetto, è citata dallo storico dell’arte Andrea Emiliani.

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