LEV TOLSTOJ – Vita e opere

Ritratto di Lev Nikolàevič Tolstoj (1887)
Ilya Repin (1844-1930)
Olio su tela cm 88 x 124
Galleria Tret’jakov, Mosca

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Lev Nikolàevič Tolstoj (Jàsnaja Poljàna, 9 settembre 1828 – Astàpovo, 20 novembre 1910), è stato uno scrittore filosofo, educatore, attivista sociale russo,  e uno dei maggiori della letteratura mondiale.

Trascorsa parte dell’infanzia a Kazan, presso una zia (i genitori erano morti entrambi). a sedici anni si iscrive all’Università (Facoltà di lingue orientali). Già si presentano alla sua mente i problemi che poi dibatterà in molti modi per tutta la vita: il problema dei rapporti sociali e di giustizia sulla terra, il problema religioso, il problema del sesso e della famiglia. Trasferitosi a Pietroburgo si propose di lavorare sul serio e di fare gli esami per entrare nell’amministrazione statale. Ma non ne venne fuori nulla. Gli piacevano troppo gli occhi delle zingare, e il gioco. Cosi si riempì di debiti, che i suoi fratelli e parenti dovettero pagare. Decise di accettare l’invito del fratello Nikolaj, che era ufficiale nel Caucaso. Qui entrò nell’esercito. Si pentì di questa scelta, perché la vita militare ben presto gli fece orrore (“la guerra è ingiusta e cattiva”, diceva), ma dovette per forza fare diversi anni di servizio. Trascorse un certo periodo a Bucarest, presso l’armata del Danubio poi fu mandato, dietro sua richiesta, in Crimea.
Qui partecipò a tutta la guerra di Crimea e fu a Sebastopoli durante l’assedio. Del 1856 è il racconto “Il mattino di un proprietario” in cui si riflette un’esperienza personale: il principe Nechljudov, protagonista del racconto. non è che lo stesso Tolstoj, che crede di soddisfare la sete di giustizia dei suoi contadini con alcune vaghe riforme. I contadini, che aspirano a un rivolgimento profondo e sostanziale, le respingono, non le comprendono, e Tolstoj -Nechljudov ne ha una profonda delusione. Ed eccoci al 1861, anno della abolizione della servitù della gleba. Da questa data fino al 1905 si svolge l’intensa attività di Tolstoj . Per comprendere appieno il significato della sua opera – come propose giustamente Lenin nei suoi geniali articoli sul grande scrittore di Jàsnaja Poljàna – è necessario tener presenti queste due date, che delimitano un periodo cruciale della storia russa: dall’emancipazione dei servi alla rivoluzione democratico-borghese. Se, come avvertiva Lenin, non si tenesse conto del particolare terreno su cui si formarono e l’arte narrativa di Tolstoj e il suo ingenuo contraddittorio pensiero, veramente si rischierebbe di non vedere quanto c’è di grande e di imperituro nell’eredità tolstoiana (la sua potenza realistica di scrittore, la sua critica radicale di tutto l’apparato oppressivo del popolo), per scorgere soltanto ciò che vi fu in lui di meschino e di falso (e che si riassume nella sua ingenua dottrina della “non resistenza al male”, nella sua predicazione mistica e religiosa). È proprio intorno agli anni dell’abolizione della servitù della gleba che Tolstoj concepisce l’idea di un grande romanzo-epopea, in principio avente come argomento l’esperienza dei decabristi, poi allargantesi ad abbracciare tutto il periodo delle guerre russo-napoleoniche. Il romanzo — che avrà per titolo Guerra e Pace – verrà terminato nel 1869, ma non sarà pubblicato prima del 1878. intanto nel 1868 uscirono i Racconti di Sebastopoli, scritti con assoluta sincerità. La censura, naturalmente, ostacolò la pubblicazione, che uscì sconciatamene mutilata. Guerra e pace è l’opera centrale di Tolstoj, ed è una della massime opere della letteratura universale. in essa è rappresentata tutta la vita russa. Siamo all’inizio dell’800: le guerre di Napoleone costituiscono lo sfondo storico del libro che, più che un racconto con una trama precisa. è come un fiume che scorre, ricco di episodi, di pensieri, di passioni.
Le battaglie di Borodino, di Mosca, sono narrate con la precisione di un tecnico, con la forza di un grande lirico, con la passione di un umanitario che sente la profonda angoscia della guerra. In quella immane vicenda di popoli, la storia intrecciantesi di due famiglie nobili russe: i Bolkonski e i Rostov. Ma al centro del racconto c’è Pierre Bezuchov, in cui si può scorgere lo stesso autore, e che costituisce il legame fra le due famiglie. Un altro personaggio di primaria importanza è il contadino Platone Karataiev, compagno di prigionia di Bezuchov, per il quale sarà – con la sua istintiva onestà, con il suo concreto e meraviglioso senso della vita – un indimenticabile maestro. Dal 1875 al 1877 esce il secondo grande romanzo tolstoiano: Anna Karenina che è un po’ il romanzo della famiglia russa, con tutti i problemi inerenti. Pure al problema sessuale e alla famiglia si riferisce La sonata a Kreutzer. Dopo 1880, dopo una crisi intensissima, per cui concluse che la arte aveva valore se era uno strumento di educazione, Tolstoj si dedicò a problemi di carattere religioso. Fu aspra la sua polemica con la chiesa ortodossa (e il Sinodo lo scomunicherà); pensò fosse possibile una riforma radicale del cristianesimo e creò quella dottrina della “non resistenza al male” (ma fondata su un’attiva predicazione e azione del bene), in cui entravano molti elementi del cristianesimo e di religioni orientali; lottò anche contro la pena di morte. Nel 1899 usciva Resurrezione, la tragica storia di Katiuscia, sedotta e finita prostituta, che saprà redimersi. Tolstoj scrisse anche per il teatro: due forti drammi, La potenza delle tenebre e Il cadavere vivente.

Tolstoj mori tragicamente, sfinito di freddo alla stazione di Astapovo. Era fuggito di casa, dove il peso dei rapporti borghesi lo opprimeva. Le moglie si opponeva a che il marito regalasse tutte le sue proprietà. Non aveva potuto realizzare il suo sogno di redimere i contadini.


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