LA CULTURA MODERNA (Roger Bacon)

Statua di Ruggero Bacone, Museo dell’Università di Oxford

NASCE LA CULTURA MODERNA

Il tardo Medioevo vede nascere un nuovo tipo di intellettuale che, rinnegando la tradizionale cultura teologico filosofica, si applica alle attività pratiche aprendo la strada al progresso e ai nuovi tempi. Bacone e De Honnecourt.

Con l’invenzione della carta e della stampa vennero dunque a cadere due grossi ostacoli alla diffusione della cultura; e abbiamo però anche sottolineato il fatto che questa diffusione avvenne con molta lentezza. La diffusione della cultura incontrò remore pesanti di natura economica, politica e sociale, fu rallentata da contraddizioni ai nostri occhi assolutamente cervellotiche, insite nella cultura ufficiale di allora, ancorata ad un miscuglio di filosofia greca, di teologia cattolica e di luoghi comuni di origine difficilmente individuabile.

Quanto ad una cultura tecnica vera e propria, per tutto l’arco del Medioevo, non é nemmeno il caso di parlarne.

Nel senso moderno del termine, per “cultura tecnica” si intende un complesso organico articolato di nozioni, oggetto di studio teorico-pratico e di insegnamento, riunite per argomento in libri di tipo scolastico e adatti a guidare l’applicazione pratica delle nozioni stesse. Possiamo affermare che non esiste oggi praticamente alcun ramo di applicazioni tecnologiche il quale non sia descritto in testi e manuali ed insegnato in corsi scolastici specializzati.
Anche alcune tecniche le quali fino a qualche anno fa erano tramandate per tradizione, ed insegnate all’apprendista dall’artigiano esperto, come, ad esempio la fucinatura di piccoli oggetti, la lavorazione del cuoio, la lavorazione dei metalli preziosi, la confezione dei vestiti e persino la cottura e la preparazione dei cibi, vengono oggi insegnate in regolari corsi teorico-pratici.

Non é quindi facile, con la nostra mentalità moderna, farci un’idea chiara di un mondo nel quale il progresso tecnico compiva continui, grandi progressi su numerose strade diverse, progettava, elaborava e realizzava sempre nuovi procedimenti, nuove macchine, nuove costruzioni, mentre mancava nel modo più assoluto una corrispondente cultura tecnica fatta di testi, di manuali, di insegnamento organico, di scuole, e mancava in modo altrettanto assoluto una valutazione ufficiale della primaria importanza dell’argomento.

Gli argomenti di studio, in quelli che potremmo chiamare con un neologismo “gli ambienti ufficiali” del Medioevo, erano in primo luogo le lingue morte, in particolare latino e greco, i principi dell’antica filosofia aristotelica, più o meno rielaborati, la teologia cattolica e l’arte di esprimersi in forma poetica ed aulica. A questi argomenti si aggiungevano alcuni temi scientifici (matematica, geometria, anatomia, astronomia), impostati però come lo erano stati dai filosofi greci di mille anni prima, in primo luogo da Aristotele.

La cultura ufficiale

La cultura ufficiale del tardo Medioevo, ed i suoi studiosi, ostentavano un vero e proprio disprezzo per le attività pratiche, e sdegnarono sempre di occuparsene, considerandole “basse” e “materiali” in contrapposto alle attività “spirituali”, quali la teologia, la rettorica e gli altri argomenti cui ho accennato più sopra. Questo atteggiamento rimase cristallizzato anche nelle epoche successive, per lungo tempo, tanto da costituire un serissimo ostacolo al lavoro ed alle realizzazioni di insigni studiosi e sperimentatori, primi tra tutti Leonardo da Vinci e Galileo Galilei, e da impedire per alcuni secoli l’ingresso della tecnologia tra le materie ufficiali di studio.

Non voglio affermare con questo, che nel tardo Medioevo mancassero gli scritti di argomenti tecnologici: tengo a sottolineare il fatto che tali scritti passarono di mano in mano di singoli studiosi o anche tra singoli artigiani colti, in poche copie, e che non raggiunsero nemmeno la centesima parte della diffusione che ebbero nello stesso tempo gli scritti di Aristotele, i testi di teologia, le opere dei classici latini e greci.
Alcuni di questi testi medioevali contengono la descrizione di uno o più processi tecnologici, per la lavorazione dei metalli, la preparazione dei liquori, dei bagni di tintura, delle pozioni medicinali o altro. Altri si pongono ad un livello più elevate, in quanto si fondano su una visione più generale dell’argomento e contengono valutazioni più coerenti, più moderne della tecnologia agli effetti del progresso della società.

È del 1235 circa il Libro di Cantiere del francese Villard de Hormecourt, una raccolta di esempi di chiara impostazione didattica, riccamente illustrata, che comprende progetti di costruzioni di edifici, costruzioni geometriche: per architetti, problemi e misurazioni, progetti di macchine per uso civile e bellico. Gli esempi scelti rivelano chiaramente la formazione e la personalità dell’autore, per il quale, come per il romano Vitruvio, il compito dell’architetto non si limitava alla costruzione di edifici, strade ed acquedotti, ma si estendeva a quella delle macchine e degli apparecchi, grandi e piccoli, di uso pratico ed anche delle macchine-giocattolo care agli alessandrini. Gli esempi scelti dal De Honnecourt comprendono infatti anche il progetto di una macchina da sollevamento di notevole capacità, una catapulta, uno scaldino sferico con sospensione cardanica del piccolo braciere interno, una sega con azionamento a ruota idraulica ed avanzamento automatico, una statuina a forma d’angelo che indica col dito la posizione del sole, un’altra statuina a forma d’aquila che volge il capo verso il sacerdote officiante, e persino un esempio di moto perpetuo, il famoso assurdo meccanico contro il quale cozzarono tenacemente generazioni di fisici e di ricercatori. Lo spirito dell’autore si rivela chiaro già nelle poche righe che qui riporto:
“Villard de Honnecourt vi saluta, prega tutti coloro che lavoreranno traendo aiuto da questo libro, di pregare per la sua anima e di serbare ricordo di lui. Poi che in questo libro si possono trovare buoni consigli sulla grande arte della muratura e sulle costruzioni di carpenteria e troverete in esso l’arte del disegnare, i fondamenti, cosi come la disciplina della geometria li richiede e li insegna”.

Ruggero Bacone

Gli scritti dei monaco-scienziato inglese Ruggero Bacone (Roger Bacon) (Ilchester, 1214 circa – Oxford, 1292 circa) circa contemporanei di quelli dei Honnecourt e dei suoi amici, oltre che contenere una serie di nozioni e di descrizioni con chiari intenti sistematici oltre che didattici, esprimono una valutazione assai chiara dell’importanza della tecnica agli effetti dello sviluppo della civiltà, e possono esser presi come una specie di  ideale “manifesto” di una schiera sempre più fitta di studiosi, di sperimentatori, di ingegneri, di costruttori, di scienziati che nel tardo Medioevo e più ancora nel Rinascimento, in mezzo a difficoltà d’ogni genere, all’indifferenza ed all’ostilità della cultura ufficiale del tempo, aprirono la strada al progresso ed ai tempi nuovi. Anche qui, per inquadrare la mentalità e le chiare visioni di Ruggero Bacone, nonché per apprezzare la personalità entusiasta e fiduciosa nel progresso, basteranno poche righe dei suoi scritti:
“Parlerò dei meravigliosi lavori della Arte e della Natura, per poter attribuire loro cause ed intenti; non vi è in ciò alcunché di natura magica. Anzi, chiaramente si può vedere che ogni forza di magia e inferiore ai fatti ed indegna di essi. Per primo, possono essere costruite macchine per la navigazione, quali grandi bastimenti per i fiumi e gli oceani, guidati da un uomo soltanto, a velocità maggiore che se fossero gremiti di rematori. Si può costruire anche un carro che corra con incalcolabile velocità, senza alcun animale attaccato…
Si possono costruire anche macchine volanti tali che un uomo, seduto nel mezzo, giri un certo congegno, per mezzo del quali ali artificiali batteranno a guisa di quelle di un uccello volante. Si può anche fabbricare una macchina di piccole dimensioni per abbassare ed elevare oggetti di peso quasi infinite: macchine tutte della massima utilità…
Ancora si possono costruire macchine per discendere sul fondo del mare o, dei fiumi senza pericolo di morte. E vi sono innumerevoli altre cose che possono essere costruite, come dei ponti sopra i fiumi, senza pilastri o qualsiasi altro sostegno”.

Mi si consenta, a questo punto, un salto di quasi un secolo, nel citare, dopo gli scritti del De Honnecourt e di Ruggero Bacone, quelli di Leon Battista Alberti, ed in particolare la sua De re aedificatoria, che come date (14511-52) rientra appieno nel tardo Medioevo, anche se la personalità dell’autore trova riscontro piuttosto nelle personalità dei grandi scienziati dell’epoca susseguente, e cioè del primo Rinascimento. Un noto studioso di storia della tecnica, Friedrich Klemm, definì l’Alberti “uno scienziato; non un artigiano come il Brunelleschi…” e scrisse che “tutti i suoi sforzi tendevano alla unificazione della tradizione scientifica con l’esperienza pratica. Egli stesso univa la creazione scientifica a una personale attività pratica, particolarmente come architetto”.

L’Alberti, nei suoi scritti, enuncia tra l’altro una teoria della costruzione delle cupole, una formulazione matematica per l’impostazione del progetto dei ponti, e norme empiriche, ma chiaramente definite, relative alle arcate dei ponti stessi. Anche in questo caso, per comprendere la personalità e la visione dell’Alberti sulla tecnica, il progresso dell’uomo, val meglio di ogni commento riportare alcune frasi tratte dal suo De Re Aedificatoria: “Chiamo architetto colui che ha appreso con certa e meravigliosa ragione e regola nella mente e nell’animo a divisare, ed anche nei fatti ad eseguire, tutte quelle cose che mediante movimento di carichi, congiungimento e unione di corpi, meglio si possano adattare all’uso degli uomini; e per poter fare ciò bisogna ch’ei conosca e padroneggi cose ottime ed eccellenti. Tale sarà un architetto… dirò che con l’asporto di rocce, il traforo di monti, il riempimento di valli… la costruzione di navi, la regolazione di fiumi, la costruzione di ponti e di parti… aprì pure le strade per tutti i paesi della tetra… gli uomini con mutui traffici si sono scambiati i frutti della terra… 1e notizie e le cognizioni delle cose e tutto quanto è utile alla salute ed al modo della vita”.

Il diagramma della luce di Bacon viene rifratto da un contenitore sferico d’acqua

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