RINASCIMENTO – LEON BATTISTA ALBERTI

Il tempio Malatestiano a Rimini

LEON BATTISTA ALBERTI

Umanista e teorico dell’arte, urbanista e architetto, l’Alberti incarnò l’ideale dell’uomo-artista del rinascimento.

Leon Battista Alberti, nato forse a Genova nel 1494, è, dal punto di vista dell’elaborazione dei principi teorici e dell’esposizione dei procedimenti di metodo delle varie tecniche artistiche, la personalità dominante del Rinascimento. I trattati dell’Alberti sulla pittura, l’architettura e la scultura rappresentano una sintesi delle esperienze realizzate dalla generazione degli artisti rinascimentali e, insieme, il punto culminante di un assiduo impegno di studio e rivisitazione dei tipi architettonici, delle forme e dei motivi del patrimonio classico. Ma Leon Battista Alberti, oltre che teorico dell’arte e filosofo, è anche architetto, ed esemplari sono le sue opere che riprendono e sviluppano il tema brunelleschiano della comunicazione di spazio interno ed esterno, ottenuta attraverso la modulazione luminosa delle membrature e l’apertura di grandi arcate e logge. Questi motivi architettonici hanno la funzione di rompere la compattezza muraria delle pareti, stabilendo un “contatto” fra la qualità luminosa e atmosferica degli spazi urbani e la struttura dell’edificio. La prima opera di Leon Battista Alberti consiste nel progetto di trasformazione della chiesa di San Francesco (Rimini) in tempio-mausoleo per Sigismondo Malatesta: l’Alberti non rinuncia all’ambiente preesistente, e lo “riveste” ideando una facciata che si ispira al motivo classico dell’arco trionfale, mentre per le pareti laterali riprende il modello degli acquedotti romani con la caratteristica prospettiva tesa di arcate in successione.
L’edificio si pone dunque come un organismo capace di riequilibrare forze opposte, che in esso si affrontano seguendo direttrici spaziali di varia intensità e orientamento, risolte nel nitido disegno delle membrature e nelle numerose cavità e aperture della cortina muraria. Per l’Alberti lo spazio non è un’astrazione, bensì una tangibile realtà naturale e fisica, dotata di luce, di movimento, di densità atmosferica, che l’edificio deve saper affrontare e armonizzare, oltre che sul piano dell’equilibrio strutturale, anche su quello dei valori percettivi. L’edificio offre dunque un’immagine dello spazio che interagisce con i dati della natura.
Da ricordare anche il Palazzo Rucellai, che istituisce il modello della residenza magnatizia, ispirato a principi di ordine proporzionale e armonia di forme, in un deciso rifiuto del gusto per il monumentale. L’Alberti progetta poi la facciata per la chiesa di Santa Maria Novella, per la quale recupera le superfici bicrome e geometrizzanti del romanico fiorentino, motivo da lui considerato come il primo sintomo di rinascita delle forme antiche. Nel 1470 progetta la chiesa di Sant’Andrea, costruita contrapponendo volumi squadrati pieni e vuoti, armonicamente alternati, i cui valori spaziali sono riassunti nella nitida impaginazione della facciata mediante il disegno rigoroso delle membrature (archi, lesene, nicchie, cornicione). Da ricordare infine la chiesa di San Sebastiano (1460), a croce greca, che riprende la struttura raggiata della pianta centrale.

Facciata e pianta di Sant’Andrea a Mantova di Leon Battista Alberti (1406-1472)

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Immagine di copertina:
Chiesa di San Sebastiano, Mantova

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