LILLIPUZIANI E PIGMEI 

LILLIPUZIANI E PIGMEI 

I Lillipuziani sono esistiti solo nella fantasia dello scrittore inglese Jonathan Swift (Dublino, 30 novembre 1667 – Dublino, 19 ottobre 1745) che nel popolare romanzo d’avventure I viaggi di Gulliver, narrò i viaggi del suo protagonista in un paese immaginario, chiamato Lilliput, i cui abitanti non erano più alti di 25-30 centimetri. Da allora si è presa l’abitudine di dare ai nani il nome di “lillipuziani”.

Veri e reali, invece, sono i Pigmei. Vengono così chiamati alcuni popoli dell’Africa, dell’Asia, dell’Oceania, caratterizzati da statura media inferiore a metri 1,50. Ne esistono tre gruppi principali: i Negrilli della foresta equatoriale centro-africana, i Negriti, o Pigmei asiatici, che vivono specialmente nelle isole Andamane e nelle Filippine, e i Pigmei della Melanesia (Nuova Guinea).

I Pigmei sono resti di antichissime popolazioni di civiltà molto primitiva: sia i Pigmei africani che quelli asiatici ed oceanici, sono stati costretti, per la loro impossibilità di una valida difesa contro genti più forti, a ritirarsi in luoghi remoti, sotto la protezione delle grande foreste, e qui dovettero vivere una vita di stenti, senza nessuna o con poche possibilità di sviluppo.

Tra gli strumenti di caccia usano specialmente l’arco con frecce avvelenate.

I Pigmei, asiatici si servono più spesso della cerbottana. È diffusa presso i Pigmei la credenza in un Essere Supremo che, di solito, è il Dio della Pioggia. Alcune tribù adorano il Sole, altre tribù (quelle degli Andamanesi) tengono il fuoco sacro sempre acceso. Comunque si può dire che i Pigmei non sono riusciti a conservare la loro civiltà originale e neppure la loro lingua.

A proposito dei Pigmei della Nuova Guinea attingiamo notizie all’opera Pigmei e Papuasi, di A.F.R. Wollaston che, nel 1908-1910, li visitò. Il gruppo, principale di questi Pigmei è quello dei Tapiro. Essi vivono nella Nuova Guinea ex-olandese, lungo l’alto corso del fiume Mimika e nelle montagne dell’interno. Sono in contatto con i Papua di Parimau, tra i quali scendono talvolta portando tabacco. Per accendere il fuoco usano un sistema basato sullo sfregamento di legni, e pietre; fumano tabacco in pipe di loro fabbricazione; dormono su letti formati da foglie d’albero, posseggono anche specie di arpe rudimentali. L’esploratore avrebbe visto nel villaggio, formato da una decina di capanne, il capo dei Tapiro, un vecchio dal volto sfigurato da malattie. Secondo studi più recenti, tuttavia, si è visto che anche i Tapiro hanno assunto le caratteristiche dei loro vicini, i Papua agricoltori.

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