LETTERE DI CONDANNATI A MORTE DELLA RESISTENZA

LETTERE DI CONDANNATI A MORTE DELLA RESISTENZA

Una testimonianza altissima della nobiltà e del coraggio che animarono anche i più oscuri combattenti della Resistenza, è data dalle lettere che molti di essi scrissero ai loro cari poco prima di venire uccisi. Ne scelgo quattro: di un italiano, di un francese, di una greca e di una sovietica.

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GUIDO GALIMBELLI, operaio di 38 anni. Catturato presso Bergamo, dopo un combattimento, fu fucilato nel novembre del 1944.

“Care bimbe,
ora non potete leggere quest’ultimo saluto, ma lo leggerete un tempo nel quale potrete comprendere; allora apprenderete in questo foglio la morte di vostro padre e saprete che è morto da soldato e da italiano e che ha combattuto per avere un’Italia libera. Spero che non piangerete quando leggerete questo mio scritto. Addio bimbe e che un bacio giunga a voi, spero che quando sarete grandicelle mamma vi farà imparare ad amare 1’Italia. L’amerete con tutto il cuore, addio.”

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DANIEL DECOURDEMANCHE, insegnante e giornalista francese, fucilato il 30 maggio 1942.

“Miei cari genitori,
attendevate da un pezzo una mia lettera. Non pensavate di ricevere questa. Anch’io speravo di non darvi questo dolore. Ditevi pure che sono rimasto fino alla fine degno di voi, del nostro paese che amiamo. Vedete, avrei potuto benissimo morire in guerra, oppure anche nel bombardamento di questa notte. E non mi dispiace aver dato un senso a questa fine. Voi sapete benissimo che non ho commesso alcun delitto, non dovete arrossire per me, ho saputo fare il mio dovere di francese. Non penso che la mia morte sia una catastrofe: considerate che in questo momento migliaia di soldati di tutti i paesi muoiono ogni giorno trascinati nel gran vento che porta via anche me. Voi sapete che da due mesi mi aspettavo quanto stamattina mi succede, così ho avuto il tempo di prepararmi, ma siccome sono senza religione non mi sono sprofondato nella meditazione della Morte: mi considero un poco come la foglia che cade dall’albero per fare terriccio. La qualità del terriccio dipenderà da quella delle foglie. Voglio alludere alla gioventù francese nella quale ripongo ogni speranza . . .
Daniel”

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DIMITRA TSATSOU, partigiana greca

” . . . Sono orgogliosa, mai avrei aspettato simile onore, di morire io, una povera ragazza del popolo, per ideali così belli e alti. Sono certa che non sentirò paura dinanzi al plotone e che sarò inflessibile come lo sono stata nella vita. Vorrei che la mia esecuzione avesse luogo all’aria aperta, per volgere il mio ultimo sguardo all’Olimpo e ai monti ove soggiorna il valore e la speranza della Grecia. Alla mia tomba portate, quando potete, fiori rossi. Nulla altro. E battete con ogni mezzo la barbarie. Vi bacio tutti molto dolcemente, Dimitra.”

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LIUBA SEVTZOVA, eroina sovietica. Un solo rigo, scritto qualche momento prima della fucilazione.

“Addio mamma, tua figlia Liubka se ne va nell’umida terra. ”

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(Da: “Lettere di condannati a morte della Resistenza europea” e “Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana”, Ed. Einaudi, Torino)

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