RITRATTO DI AMI-JEAN DE LA REVE – Jean-Étienne Liotard

AMI-JEAN DE LA REVE (1758 circa)
Jean-Étienne Liotard (1702–1789)
Pastello su carta cm 80 x 65
Museo di Arte e Storia, Ginevra

Il magistrato e consigliere ginevrino Ami-Jean de La Rive è raffigurato con il busto di profilo e la testa rivolta frontalmente verso l’osservatore. Indossa una giacca marrone con alto paramani e bottoni. Dal manicotto di pelliccia maculata, ornato da alcuni fiocchi rossi, in cui sono riparate le mani, fuoriesce la trina bianca della camicia, secondo la moda in voga a quel tempo. Il volto, incorniciato dalla bianca parrucca, presenta uno sguardo penetrante e le labbra sono tirate, quasi ricomposte per trattenere un fuggevole sorriso. La figura è fissata sul fondo grigio-bruno da una luce diffusa senza chiaroscuri, che esalta gli impasti dei bianchi, dei rosa e degli aranci della carnagione ottenuti con il pastello, tecnica con la quale il pittore riesce a fornire un’immagine ritrattistica puntuale e spietata.

Il pastello, che presenta lungo il suo perimetro delle aggiunte di strisce di carta, fu commissionato da Ami-Jean de La Rive intorno al 1758 ed è rimasto di proprietà della famiglia fino al 1936, quando venne da questa legato al Museo ginevrino, in cui si conservano molti dipinti di Liotard. Fra questi, il giovanile ritratto del fratello gemello, Jean-Michel, La dama franca vestita alla turca con domestica, del 1742-1743 e diversi autoritratti.

Liotard pastellista

Liotard fu insieme ai francesi Jean-Baptiste Perronneau e Maurice Quentin de La Tour  e l’italiana Rosalba Carriera, fra i maggiori ritrattisti a pastello del suo tempo.
Questa tecnica nacque in Francia: il “pastello” era una pianta di colore blu che serviva a dipingere le stoffe. Leonardo, forse il primo degli artisti italiani ad adottare questa tecnica, afferma sul Codice Atlantico di averla appresa da Jean Perréal, ritrattista e miniaturista, venuto a Milano nel 1499 al seguito di Luigi II. Per preparare queste polveri colorate per dipingere a secco su carta, bisognava seguire delle ricette che circolavano già nel Cinquecento. Le componenti del pastello erano colori di terra macinati e mescolati insieme con gomme e zucchero candito, poi condensati ed assodati in forma di cilindretti appuntiti. Una tecnica alquanto fragile: se usata a secco, senza acquerellature, facile a deteriorarsi. Per questo era importante la conoscenza dei metodi di fissaggio, anch’essi riportati nei trattati settecenteschi, che permettevano una migliore conservazione dell’opera, attenuando però l’effetto di brillantezza dei colori.

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