ARTE DEL RINASCIMENTO

Nascita di Venere (1485)
Sandro Botticelli (1445–1510)
Tempera su tela cm 172,5 × 278,5
Galleria Degli Uffizi, Firenze

ARTE DEL RINASCIMENTO

Il pensiero del Medio evo s’è esaurito con gli epigoni di Giotto, e la nuova cultura, che sorge con un desiderio inesausto di classica e libera bellezza, non si accontenta più di poche e frammentate notizie dell’antico onde hanno attinto i precursori dell’umanesimo. A Firenze, soprattutto, l’ingegno e lo spirito italiano si risvegliano; il cinquantennio più prospero della repubblica trascorre sotto l’oligarchia degli Albizzi, ma l’ambizione de’ Medici, venuti su dal popolo, sormonta sempre più. Spentasi nella magnificenza d’una famiglia di principi senza principato la tradizione democratica, le arti sono protette come in Atene; i manoscritti latini e greci si acquistano per le biblioteche, come le statue e le medaglie per i musei.
L’indipendenza delle idee e l’ardore degli studî accomunano i letterati con il popolo ed i laici con gli ecclesiastici. Il gusto si forma con l’amore alla natura, con gl’indispensabili riscontri scientifici e con il rispetto alla storia, onde nascono il culto e la disciplina dell’antico. La sensualità del vivere e la religione della forma, non ristretta all’estetica della prosa e del verso, richiamano dall’esilio delle proibizioni cattoliche i vecchi dèi dell’Olimpo, che tentano di riconciliarsi con i severi santi del cristianesimo nelle arti e nei costumi. Più precoci nell’evoluzione verso l’antichità e verso la natura sono gli scultori, non più subordinati ai loro confratelli. I pittori, anzi, non potendo propugnare nuovi indirizzi, seguono gli esempi plastici; imitano il nudo e ne studiano l’anatomia; si danno poi alla digradazione dei colori per gli effetti del rilievo, e rintracciano le regole della prospettiva e degli scorci. Le pompe della vita pubblica e privata vogliono esser riprodotte negli affreschi e nei quadri; i ritratti ed i panni dei contemporanei entrano anche nelle rappresentazioni sacre, e gli sfondi paesistici o architettonici hanno talora il sopravvento.

Il “ritorno all’antico” approfondisce le ricerche estetiche, e nel periodo aureo della nostro Rinascimento produce opere originali e compiute, che riflettono i soli caratteri esteriori dei classici. L’esaltazione lirica dei quattrocentisti può dimostrare preferenze letterarie, scientifiche o archeologiche, ma rinnega la freddezza statuaria della copia ed il vano duplicato della realtà.
1 creatori moderni si misurano con gli antichi o nell’asprezza della passione che raggiunge l’ideale eroico o nella sublime tenerezza con che l’idea mistica vince gli influssi del neopaganesimo. La consuetudine con gli antichi è necessaria per la piena comprensione della vita. All’armonia e all’equilibrio si aggiungono la vivacità ed il soggettivismo; il Quattrocento e il secolo dell’industre preparazione, nel quale i forti ingegni risolvono i più difficili problemi dell’espressione artistica, ed il Cinquecento è un periodo di splendore, una gara di geni, che si conchiude con la dittatura di Michelangelo, e con quella sua senile “volontà di potenza” che, a mezzo il secolo, rompe la tregua delle maniere – forme parasite della perfezione scolastica -, e sancisce la genialità del barocco.

DAVID (1501-1504)
Michelangelo Buonarroti (1475-1564)
Marmo altezza cm 520
Galleria dell’Accademia, Firenze

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