MIO CARO PADRONE DOMANI TI SPARO – Paolo Pietrangeli

Paolo Pietrangeli e Mariangela Melato sul set del film I giorni cantati di Paolo Pietrangeli (1979)

MIO CARO PADRONE DOMANI TI SPARO

Paolo Pietrangeli

Circolare a tutte
le fabbriche del mondo
siano esse per azioni
o esse erre elle o come vi pare.
commendatore illustre
le scrivo la presente
per renderle noto
un fatto increscioso
per lei.

Per farle presente
che il giorno ventuno
del mese corrente
abbiamo deciso
di farla finita
con lei.

Mio caro padrone domani ti sparo
farò di tua pelle sapon di somaro
ti stacco la testa ch’è lucida e tonda
così finalmente imparo il bowling.
miei cari compagni perché quelle facce
ho detto qualcosa che un po’ vi dispiace
se forse ho ecceduto non fateci caso
vent’anni di rabbia fan parlare così.

Pensate che bello
il giorno ventuno
padroni son tanti
e padrone è nessuno
pensate che bello
pensate che bello
sarà.

Ma prima ti inchiodo
la lingua al palato
ti faccio ingoiare
un pitone salato
e con quei tuoi occhi
porcini e cretini
alla mia ragazza
farò gli orecchini.

Compagni sia chiaro
che il giorno ventuno
migliore vendetta
sia proprio il perdono
e allora saremo
più grandi e più forti
se tutti i rancori
saranno sepolti
però…

Chi mi pagherà la gioia
di vederti star li appeso
grosso grasso unto e obeso
proprio come un baccalà.

Chi mi pagherà la gioia
di vedere le tue mogli
tutte piene di cordogli
pianger solo il venerdì.

Che ti importa se ti strippo
se ti importa accendi un cero
te lo spengo tutto intero
tutto intero dentro il naso
tutto intero dentro il naso
tutto intero dentro il naso.

Fonte video: YouTube – InChanto DelMar

Paolo Pietrangeli (Roma, 29 aprile 1945 – Roma, 22 novembre 2021) è stato un cantautore, regista, sceneggiatore e scrittore italiano.

Paolo Pietrangeli, tanti anni fa, è apparso anche in TV. Un momento, sul secondo programma, durante un telegiornale condotto da uno dei migliori (tra gli unici) giornalisti televisivi: Piero Angela, per il quale persino Sergio Saviane (autore di un micidiale volume che s’intitola, pensa un po’: I mezzi busti, amaro e ironico, pungente e sfottente, deluso e intelligentissimo) ha avuto parole di piombo, per una volta puramente tipografico: qualche aggettivo buono, insomma. Piero Angela, dunque, che ricorda tanto un collega della Stampa e che “giocava” all’Art Tatum a Vicenza, è anche, oltre che un giornalista sul serio, uno che ha un passato come suonatore di contrabbasso, cinquanta anni fa, quando eravamo bambini. Ebbene – dopo la tiritera di spiegone – Paolo Pietrangeli, barbaccia e occhi cupi, con scintillii brevi di sorriso, ha parlato del suo disco. Appunto di quello del quale sto scrivendo. Buono. Davvero. C’è molta intelligenza, voce curata, un certo garbo cabarettistico che non guasta, anzi dà più vigore a un discorso che ha una sua puntualità politica assai precisa, che esce dall’impegno formalistico per entrare nel vivo di quella che sola può essere: la lotta, la battaglia contro le ipocrisie, il pugno teso verso un destino, l’intelligenza della parola e la bellezza della stessa, gettata verso chi ascolta con garbo a volte prezioso, a volte con sgarbo voluto, perché meritato. Cosi imparano. Ma non imparano, invece. Il verbo che certa gente flette meglio è “sparare” prima coniugazione. Triste, triste ma vero. Accidenti se è vero. Gente rimasta al tempo del “chi non mistica non mastica”. Gente cosi, molto poco silenziosa, molto poco colta, molto poco intelligente.
Sparate, sparate pure. Vi buttiamo addosso dischi che sono come Molotov. Le orecchie vi sono rimaste, attaccate alla testa (si fa per dire) e quindi ascoltate: tutti. Dall’una o dall’altra parte di una barricata che diventa sempre più duro difendere.

.