JAMES TAYLOR – DEDICATED TO….

JAMES TAYLOR – DEDICATED TO….

Quando ti senti giù/e hai dei problemi e hai bisogno di qualcuno che ti aiuti/quando niente va per il verso giusto/chiudi i tuoi occhi e pensami/io arriverò subito/per illuminare le tue notti più scure/chiamami e dovunque tu sarai lo arriverò. Sono versi tratti da You’ve Got A Friend, forse la più famosa canzone cantata da James Taylor ma scritta da Carole King. In queste parole c’è in sintesi tutta la filosofia del musicista e il fatto che a scriverle sia stata un’altra penna è solo un gioco del destino. You’ve Got A Friend si adatta perfettamente a Taylor: la solitudine delle notti lontane, le voci che chiamano (e urlano) dentro, l’amico che arriva quando il terremoto psicologico è al grado più alto sono tutti elementi tipici della poetica tayloriana ritrovabili (più diluiti) in molte altre canzoni.
Naturalmente tutto ruota intorno all’amore, sia quello genericamente inteso, sia quello più specifico e carnale per una lei dagli occhi grandi nei quali perdersi come in You Can Close Your Eyes: “Puoi chiudere i tuoi occhi/puoi chiudere i tuoi occhi perché tutto va bene/non conosco canzoni d’amore/e non posso cantare dei blues/ma posso dedicarti questa canzone che canterò quando me ne sarò andato”.

Nei riguardi del gentil sesso Taylor non teme di passare per ingenuo, di dire frasi scritte e lette in tutti i secoli e in tutte le letterature mondiali; l’esempio è in Your Smiling Face: “Ogni volta che vedo il tuo sorriso/devo sorridere anch’io/perché ti amo/quando tu mi fai quel simpatico broncio/qualcosa si accende in me/perché c’è qualcosa di particolare in te, baby”. Parole semplici dunque, di quelle che gli innamorati si scrivono nei bigliettini o si sussurrano sulle panchine dei parchi come in Something In The Way She Moves: “C’è qualcosa nel suo modo di muoversi/quando guarda verso di me o chiama il mio nome/che sembra lasciare alle spalle tutti i problemi del mondo/e se mi sento giù e triste/se ho qualche stupido problema/lei ogni volta mi fa dimenticare tutto”.
Quando poi c’è di mezzo la moglie Carly Simon le parole escono dalla voce ancora più melense come in There We Are: “Noi siamo là/camminiamo mano nella mano/da qualche parte sulla sabbia/sul limite della terra/al confine del mare scintillante”, e poi ancora romanticamente “noi siamo qui/scintille nel buio/mentre parliamo del nostro amore/e bruciamo di passione” per concludere alla fine con “Carly ti amo”.
Tra i protagonisti delle canzoni Taylor non mancano i bambini; Sarah Maria è dedicata alla figlia: “La luna è nel mare/e le stelle sono nel cielo/tutto quello che posso vedere/sono gli occhi della mia Maria“. Importante anche Sweet Baby James che viene dedicata al nipotino che porta il suo nome, una “lullabye” in pieno stile western: “C’è un giovane cowboy che vive nella prateria/il suo cavallo e il suo bestiame siano i suoi unici compagni/lavora sulla sella e dorme nei canyons/ quando la luna si alza/si siede vicino al fuoco/e pensa alle donne e a un bicchiere di birra”.
È sempre la solitudine quindi che fa capolino tra i versi ispirati anche dalle realtà più diverse. Proprio la solitudine è il soggetto di un’altra fa ma canzone di Taylor, Fire And Rain: “Ho visto il fuoco e la pioggia/Ho visto giorni pieni di sole e ho pensato che il mondo non sarebbe mai finito/Ho avuto momenti di solitudine senza poter trovare un amico/ ma ho sempre pensato che ti avrei rivisto ancora”, e poi un ultimo verso da brivido che getta nuova luce sui suoi esordi “dolci sogni e macchine volanti (flying machine) a pezzi sul terreno”.

Non manca però in Taylor una buona dose di ironia, la magica ironia che permette di filtrare la realtà con l’aiuto della ragione e bilanciare fortune e sfortune come in Hey Mister, That’s Me Up On The Jukebox, divertente presa in giro del proprio ruolo di superstar: “Ehi signore, sono io quello nel jukebox/sono io che sto cantando questa triste canzone/sono io che piangerò ogni volta che tu infilerai una monetina/ per farmi cantare un’altra triste canzone”. Ma cosa è una superstar senza il proprio strumento, nel caso di Taylor, senza la chitarra? Ben poca cosa e alla chitarra è dedicata Me And My Guitar: “Io e la mia chitarra/siamo sempre dello stesso umore/io con la mia carne e le mie ossa/lei fatta di legno/e non diventa mai impaziente: per i miei cambiamenti d’umore”.
Di striscio Taylor tratta anche “la strada”, il grande progetto di vita dei giovani tra gli anni ’60 e i ’70 che però non coinvolge il musicista, sempre rimasto legato a una concezione stabile della vita (la casa, la famiglia, la fattoria); le sue sono fughe psicologiche, spostamenti mentali come in Mud Slide Slim: “Non posso dormire/non posso mangiare posso solo muovere i miei piedi/perché non c’è musica più dolce della dolce musica dell’anima/per far cambiare idea a una giovane donna/e non c’è niente come una passeggiata sul Bayou/per lasciarsi il mondo alle spalle”. Quindi niente pellegrinaggi sull’autostrada con lo zaino sulle spalle e il pollice teso, più semplicemente un passo dopo l’altro come il viandante di Walking Man: “Un vagabondo viene verso la mia porta/qualcuno altro si sarebbe fermato e messo a parlare/ma non lui, lui è un vagabondo/nato per camminare/vorrebbe avere addirittura ali per volare/per essere libero/ali d’oro contro il cielo/a presto uomo che cammini”.

Ma quando il viandante è un vecchio amico, tutto cambia e l’esempio viene da Hallo Old Friend: “Ciao vecchio amico/bentornato a casa mia/sono stato molto tempo via/ma ormai è tutto passato/mi domandi se puoi stare per ottobre?/certo, rimani e divertiti”.

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