ILLUMINISMO IN FRANCIA – L’enciclopedismo

 

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ILLUMINISMO IN FRANCIA

  

Caratteristica generale: l’enciclopedismo 

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Sul finire del’600, e più ancora nella prima metà del ‘700, il centro d’attrazione e d’irradiazione della cultura europea si è spostato dalla Francia all’Inghilterra. I più illuminati spiriti francesi cercano in Inghilterra i modelli di vita, di pensiero, di arte da presentare all’ammirazione e all’imitazione dei propri concittadini. Le Lettres sur les Anglais di Voltaire sono il documento più significativo – ma tutt’altro che unico – di questo indirizzo.

Si guarda all’Inghilterra come alla patria del libero pensiero e della nuova scienza, alla patria del costruttivismo e del razionalismo.
Newton e Locke sono esaltati come i legislatori, l’uno del mondo della natura mediante l’esperimento e il calcolo, l’altro del mondo del pensiero mediante l’analisi riduttrice di ogni sapere alla sua fonte prima, I’esperienza; e vengono contrapposti a Cartesio fisico e metafisico, apriorista e innatista: sebbene fosse sempre proprio lo spirito del razionalismo cartesiano quello che agiva pur in codesta anglomania, in codesta specie  di mito della vita inglese.
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Nel nuovo ambiente in cui vengono trasportati, i motivi fondamentali dell’illuminismo inglese trovano condizioni spirituali propizie agli sviluppi più radicali, senza le limitazioni e le attenuazioni prudenti che avevano subite in Inghilterra, sotto l’azione di quel buon senso pratico e di quel certo aristocraticismo proprio della mentalità inglese.
Lo spirito logicamente consequenziario dei Francesi, la fiducia sempre più viva e diffusa nella capacità, di quelle idee a risanare tutte le piaghe dalle quali la società si sentiva intimamente travagliata in Francia dopo la morte del Re Sole (1714), un’opera di attivissimo e sapiente proselitismo, tendente a far penetrare la scienza e la filosofia – dai salotti mondani dove erano diventate articoli di moda – negli strati più bassi del popolo, tutto ciò fa sì che il movimento illuministico francese metta in piena luce le forze distruttrici e rivoluzionarie delle nuove idee.
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La filosofia non è che ragione, e la ragione è uguale in tutti, è senso comune; tutti dunque sono e possono essere filosofi. La mente umana, non è che luce intellettuale, fredda ma chiara; non intorbidata da impeto di passione, non traviata da stravaganze della fantasia – la folle du logis, come l’aveva chiamata Malebranche -, non turbata da brividi di commozione o da scatti di energia o da slanci di sentimento, anche se generosi e eroici. E tutto ciò che differenzia uomo da uomo, popolo da popolo, secolo, da secolo, tutto ciò che vi è di individuale e di particolare, le differenze di costumi e di leggi, perfino le differenze di lingua sono considerate o come irrilevanti o, più ancora, come mali da eliminare, appunto perchè difformi da quel livellamento egalitario che la ragione esige.
Universale il pensiero scientifico e filosofico, universale la lingua che dev’essere espressione e strumento di diffusione, universale l’organizzazione dei popoli in uno Stato cosmopolitico, tutelatore e custode dei diritti naturali eguali in ogni individuo umano sotto tutti i cieli e in tutti i tempi.
La ragione è umanitaria ed è pacifista: ciò che è dissenso, lotta, contrasto è effetto e segno d’immaturità spirituale, ossia d’irragionevolezza. La storia è costituita appunto da ciò che divide e pone in guerra reciproca gli uomini: essa è la creatura dell’irrazionale.
Abbasso, dunque, la storia, con tutti i suoi pregiudizi, con tutte le sue ingiustizie e diseguaglianze, con tutte le sue calamità spaventose. E in contrasto con l’inferno della vita nella storia appare un paradiso terrestre la vita del selvaggio: il primitivo – una specie di mito del selvaggio – è presentato come l’ideale dell’uomo: l’uomo secondo ragione, che realizza tutto e solo ciò che è proprio della genuina e schietta natura umana, e mostra ciò che l’uomo deve essere.
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Certo si parla anche di progresso, e anzi d’indefinita perfettibilità umana: ma in questa celebrazione del progresso si esprime per un lato l’orgoglio del secolo, che è appunto il secolo fulgido dei lumi, contrapposto alla tenebra dei secoli passati confusi nell’oscurantismo medievale, e per l’altro lato è una specie d’idea-forza, una specie, anche qui, di mito generatore di una fiducia ottimistica nell’avvenire, incitamento all’azione realizzatrice dei trionfi della ragione, immancabili dopo che questa era uscita dalla barbarie.
Si parla di progresso, piuttosto guardando al futuro da creare, che non al passato da interpretare. È quello l’articolo fondamentale di un nuovo credo, l’oggetto d’una fede che vuole affermarsi, pugnare contro tutti gli idoli del passato; d’una fede che nel fiorire delle scienze e delle arti, nelle sempre più brillanti e varie manifestazioni della civiltà – che rendono ogni giorno più bello e comodo questo mondo qui, dove viviamo -, vede i miracoli attestanti la verità, e la potenza della nuova religione, la religione della dea ragione, e della bellezza della vita terrena, quale poteva essere sentita dalla mentalità borghese ormai trionfante in Francia.
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Voltaire prima (1694-1778) 2), Diderot poi (1713-1784) furono i pontefici e gli apostoli più ardenti di questa religione.
La Massoneria ne fu l’organizzazione segreta. L’Enciclopedia ne fu la Bibbia: sintesi o diciamo meglio repertorio di tutto lo scibile dell’epoca,, efficacissimo strumento di divulgazione dei principi dell’illuminismo, riflesso fedele – nella molteplicità dei collaboratori – della varietà e anche del contrasto di opinioni e di mentalità, delineantesi sullo sfondo comune della cultura dell’epoca.
Voltaire
Voltaire, pseudonimo di François-Marie Arouet (Parigi, 21 novembre 1694 – Parigi, 30 maggio 1778), è stato un filosofo, drammaturgo, storico, scrittore, poeta, aforista, enciclopedista, autore di fiabe, romanziere e saggista francese.
A Londra tra il 1726 e€ il 1729; poi di nuovo in Francia i poi – caduto in disgrazia della Corte e del Re – ospite dal 1750 al 1753 di Federico II di Prussia; infine avvenuta la rottura anche con Federico, si ritira – nel 1755 – nella sua villa di Farney presso Ginevra, e dl lì domina da vero sovrano il mondo della cultura europea.
Nel 1778 si reca a Parigi dove ha accoglienze trionfali. Tra le sue numerose opere cito queste, più significative dal punto di viste filosofico:
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Lettres sur les Anglaise (1734)
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Métaphysique de Newton (1740)
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Elements de la philosophie de Newton (1741)
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Dictionnaire philosophique (1764)
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Reponse au Système de la Nature (1777)
Denis Diderot
Denis Diderot (Langres, 5 ottobre 1713 – Parigi, 31 luglio 1784) è stato un filosofo, enciclopedista, scrittore  e critico d’arte francese, autore di romanzi e racconti, di critiche e drammi, in corrispondenza attiva con una gran quantità di personaggi, temperamento esuberante ed entusiasta sebbene non privo di volgarità anche grossolane, fu il fondatore e direttore dell’Enciclopedia ( * su cui vedi la nota seguente), e scrisse anche opere teoriche, tra le quali cito:
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Pensées philosophiques (1776)
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Principes de la philosophie morale (1747) – in cui egli è sotto l’influenza dello Shaftesbury
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Pensées sur l’interpretation de la nature (1754)
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Lettre sur les Aveugles (1749)
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* ) L’Enciclopedie ou dictionnaire des sciuences, des arts et des métiers fu pubblicata tra il 1751 e il 1772, in 72 volumi, oltre altri 5 volumi di supplementi usciti nel 1776-77 e 2 volumi di “Tavole analitiche” pubblicati nel 1780. Ne furono direttori dapprima Jean D’Alembert (1717-1783), – che vi premise un Discours préliminaire divenuto famosissimo, contenente la concezione generale dell’Enciclopedia, ispirata in gran parte al programma scientifico di Bacone, – e Denis Diderot (1713-1784), poi soltanto quest’ultimo, dopo che il primo, nel 1757 si ritirò.

VEDI ANCHE . . .

DIDEROT – La religieuse (La-monaca) – Le idee del tempo