IL REGNO DI FLORA – Nicolas POUSSIN

IL REGNO DI FLORA (1631) 
Nicolas POUSSIN (1594 – 1665) 
Pittore francese 
Staatliche Kunstsammlungen a Dresda 
Tela cm. 131 x 181 
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Il Regno di Flora è un quadro di Nicolas Poussin che riunisce il tema della grazia primaverile con quello degli insuccessi amorosi e dell’origine dei fiori dalla metamorfosi di alcuni dei.

La scena si svolge in un giardino dall’impostazione scenografica e artificiosa determinato dal contrasto e dalla “varietas” degli elementi costitutivi: l’esile grazia del pergolato e l’incombente roccia ricoperta da viluppi di fronde e di muschi che lasciano intravedere un antico bassorilievo e un’alta erma con un busto maschile.
Un grande vaso raccoglie ma non contiene dell’acqua corrente che cade insinuandosi fra il gruppo delle figure che popolano la scena.
Sostenendo un lembo della veste per non intralciare la grazia leggera del proprio passo, Flora incede spargendo fiori e danzando insieme ad un girotondo di amorini.
Sulla sinistra, Narciso si specchia nell’acqua contenuta nel cratere che gli porge una ninfa e allarga le braccia stupito per la propria bellezza, inutile vanto che lo condurrà, morendo, a tramutarsi nel celebre fiore.
Dietro, Aiace, deposte le armi e gli abiti ma ancora con l’elmo alato e piumato simbolo del suo passato guerriero, si uccide lasciandosi cadere sulla spada: ma è una nota di dramma che non turba il clima apparentemente festoso e allegro dell’insieme.
Dietro di lui, Clizia si scherma gli occhi con la mano per guardare il rapido passare del luminescente Carro del Sole, mentre dall’altra parte Adone, appoggiato ad una lancia, osserva la ferita mortale procuratagli dal cinghiale e dal cui sangue Afrodite, innamorata e contrita, farà sbocciare l’anemone.
A fianco di lui l’efebico Giacinto si tocca il capo colpito involontariamente a morte da Apollo e osserva il fiore che tiene in mano e nel quale verrà tramutato.
In primo piano, le dolci effusioni amorose di una coppia ispirano l’ingenua voglia di tenerezza della bianca cagnetta di Adone che guarda con espressione interrogativa e speranzosa il proprio compagno.
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Nicolas Poussin dipinse il “Regno di Flora” e la “Peste di Azoth” nel 1631 e li vendette entrambi al noto avventuriero e amatore d’arte Fabrizio Valguarnera.
I due quadri costituiscono un pendant, la “Peste” esprime lo smarrimento dell’uomo quando il destino si accanisce contro di lui, disvelandogli una verità diversa da quella nella quale credeva…
Il “Regno” evoca invece un mondo solo apparentemente felice e ideale ma nel quale persino la bellezza, cioè il fiore, nasce dalla sofferenza, ossia dalla morte degli dei.
Descritto dal Bellori come “La trasformazione dei fiori”, il quadro appartenne alla collezione degli Elettori di Sassonia fino al 1722.

OVIDIO FONTE DI ISPIRAZIONE PER POUSSIN 

Verso la fine del 1620 Poussin trae largo spunto dalle opere di Ovidio, le “Metamorfosi”, che narrano le gesta degli eroi mitologici, e le “Feste”, una sorta di calendario delle antiche feste sacre romane.
Nelle “Metamorfosi” Flora descrive il giardino nel quale vive come “carezzato dalla brezza e rinfrescato dalla sorgente d’acqua”.
La dea condivide il suo regno con il marito, Zefiro, dio dei venti, che aveva adornato il giardino con “i fiori più nobili”, dicendo alla moglie “dea, sarai la regina dei fiori”.
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AUTORITRATTO di Nicolas Poussin