CERAMICA e PORCELLANA

   

Sviluppata intorno al 7000 a.C., in Persia Circa 9.000 anni fa l’uomo rinunciò gradualmente alla vita nomade e cominciò a coltivare la terra. Il cibo che non veniva immediatamente consumato nelle comunità agricole aveva bisogno di recipienti in cui essere conservato. E l’uomo, che in questa nuova situazione dedicava meno tempo alla caccia, sviluppò la tecnica della ceramica. Vasellame di varie forme veniva usato per conservare acqua, olio e cibi nonché per bere, mangiare e cucinare. Sin dall’inizio l’uomo produsse vasi decorati e li considerò prodotti d’arte. Li dipingeva con un impasto colorato, semiliquido di argilla e acqua, che conteneva pigmenti, quali l’ocra rossa.
Anfore, vasi piccoli o grandi per conservare prodotti vari, caraffe per l’acqua, coppe, boccette per i profumi, lampade a olio, vennero fabbricati in questo modo nell’antichità. Un uso importante della ceramica fu anche quello nella preparazione degli stampi per la fusione dei metalli. Nella penisola italica fu rilevante la ceramica etrusca, di una caratteristica tinta nera, lucida, che fu ripresa in epoca romana.
Dato che la ceramica, pur essendo fragile, non si distrugge facilmente, si è dimostrata di notevole aiuto agli archeologi, come documento sulle antiche civiltà.
Un’importante innovazione nell’arte della ceramica fu rappresentata dall’invenzione della porcellana, in Cina, intorno all’VIII secolo d.C. La porcellana si diffuse ulteriormente dopo che fu fondato un centro per la sua fabbricazione nella città di Ching-Te-Chen, nel XIII secolo, durante la dinastia Yuan. Quando la porcellana blu della dinastia Ming venne esportata in Europa, nel XVII secolo, provocò una vera e propria follia nel pubblico dei collezionisti. E in tutta Europa i ceramisti cercarono un metodo che consentisse loro di produrre qualcosa di analogo.

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Vaso neolitico. L’uomo primitivo dipingeva i suoi recipienti con un impasto colorato e semiliquido di argilla e acqua, contenente pigmenti quali l’ocra rossa

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I ceramisti italiani, i più famosi dell’epoca, cominciarono a fabbricare un sostituto della porcellana. Si trattava di terracotta rivestita di smalto bianco, e venne chiamata maiolica. Nel XVII secolo oggetti in ceramica di questo tipo vennero prodotti anche in Francia e in Olanda. Ma la ricetta per la vera porcellana fu scoperta in Europa solo nel 1707, dal tedesco Johann Böttger. Intorno al 1750 un ceramista inglese, Josiah Wedgwood, introdusse una terracotta bianca, o color crema, con superficie smaltata a piombo, abilmente rifinita e decorata, e molto meno costosa delle altre sul mercato. Wedgwood unì al basso costo la qualità, imponendosi come uno dei primi fabbricanti a impiegare le tecniche della produzione in serie, suddividendo i suoi operai in gruppi specializzati in singole operazioni, quali la forma, la cottura, ecc. La sua ceramica, detta “faenza fine”, ebbe un successo notevole presso le classi borghesi che andavano affermandosi in conseguenza della Rivoluzione Industriale.
La ceramica si presta ad altri usi, oltre a quello decorativo e come vasellame da tavola. Il gres, un suo derivato, viene usato per le condotte delle fognature, mentre lavandini, vasche, piastrelle e altri oggetti sanitari sono fatti di terracotta invetriata.
La porcellana è anche impiegata nell’industria elettrica per fabbricare isolanti.
Alcuni dei materiali più perfezionati sono i composti di ceramica e metallo, noti come cermet, creati per resistere alle altissime temperature dei motori a reazione e dei razzi. Le piastrelle di silice, usate nella navetta spaziale americana (shuttle), come schermo contro il calore, lo disperdono così rapidamente, che possono essere tenute in mano anche quando all’interno sono ancora incandescenti.

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Vaso greco. La ceramica fornisce utili notizie sull’antichità, .spesso grazie ai motivi decorativi dei vasi ritrovati negli scavi archeologici. Il motivo di questo vaso greco del 600 a.C. rappresenta un uomo e un ragazzo su una biga.

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Piastrelle per lo spazio, La capacità del silice di disperdere il calore e stata sfruttata per realizzare le 31.000 piastrelle che costituiscono il rivestimento della navetta spaziale americana (shuttle). Proteggono la navicella e l’equipaggio dal calore provocato dall’impatto con l’atmosfera terrestre nella fase di rientro.
E la loro funzione è davvero importante se si pensa che, diversamente dagli altri veicoli spaziali convenzionali; la navetta ê stata progettata per compiere molti viaggi nello spazio. I tecnici sono riusciti a creare degli stampi che producono piastrelle che aderiscono perfettamente al rivestimento esterno d’alluminio dello shuttle.

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STORIA DELLA CERAMICA

In 9.000 anni: dal vasellame a mano alla produzione in serie

7.000 a.C.: prime ceramiche – I primi esempi di ceramica sono i recipienti e vasetti semplici, risalenti al 7000 a.C., trovati durante lo scavo di insediamenti primitivi a Ganj Dareh, in Persia. I primi vasai formavano ciotole poco profonde, semplicemente adoperando pollice e dita. Vasi più grandi erano spesso ottenuti mediante avvolgimento, cioè le pareti di un recipiente venivano formate avvolgendo strisce di argilla arrotolate le une sopra le altre. La parete risultante veniva appiattita per ottenere una finitura liscia. Un metodo alternativo consisteva nell’applicare l’argilla all’interno di un cesto usato come stampo.

5000 a.C.: ceramica cotta nei forni – Dapprima la ceramica veniva cotta all’aperto, impiegando cataste di legna, che bruciavano intorno al vasellame. Questo metodo sfuggiva facilmente al controllo e poteva provocare danni irreparabili. Per porvi rimedio i vasai finirono col cuocere i loro prodotti in appositi forni, che derivarono probabilmente da quelli usati per la cottura dei cibi.
Resti di forni per ceramica, risalenti a circa il 4000 a.C., sono stati scoperti in Mesopotamia e in Egitto. Ma forni simili venivano adoperati senz’altro nell’Anatolia, una regione della Turchia, molto tempo prima. Splendide ciotole, vasi e statuine, risalenti al 5000 a.C. e rinvenuti in quella regione, risultano troppo lisci, per essere stati cotti all’aperto.

3500 a.C.: nascita del tornio del vasaio – Il tornio del vasaio cominciò a essere usato in Mesopotamia, intorno al 3500 a.C. Originariamente era un piano girevole su cui si costruiva il vaso. Ma nel 300 a.C. era già divenuto un pesante disco, che poteva ruotare su un perno. Quando era in movimento, la velocità acquisita lo faceva girare per un certo tempo. I primi torni di questo tipo erano azionati a mano. Poi vennero fatti con apposite fessure, in cui inserire un manico per girarli. Mentre la ruota era in movimento, il vasaio adoperava le dita per dar forma all’argilla. Era in grado così di produrre forme più regolari e anche con maggiore rapidità.

2000 a.C.: impermeabilizzazione del vasellame –  I primi recipienti erano di terracotta, che veniva prodotta cuocendo l’argilla a una temperatura di 500° ed era leggermente porosa. Sebbene riuscisse a conservare l’acqua, la terracotta non poteva contenere il vino e il latte, che non devono venire a contatto con l’aria altrimenti si deteriorano. Per rendere un recipiente impermeabile all’aria, i vasai spesso lo raffinavano con una pietra levigata. Ma, intorno al 2000 a.C., scoprirono una soluzione migliore. Ricoprirono la terracotta già cotta con un liquido chiamato vetrino, e la misero nuovamente nel forno. Durante la ricottura questo liquido si vetrificava, cioè si trasformava in vetro trasparente impermeabilizzando la superficie del recipiente. Il vetrino era una miscela di argilla e di minerale di piombo. In seguito, vennero aggiunti anche minerali di rame per ottenere una superficie azzurra. E intorno all’800 a.C. già si usava un vetrino bianco, contenente minerali di stagno. Mattoni con superficie invetriata a base di stagno, risalenti a quell’epoca, sono stati trovati negli scavi di Babilonia e Susa.

1400 a.C.: gres prodotto in Cina – Intorno al 1400 a.C. i vasai cinesi cominciarono a produrre un tipo di ceramica superiore come qualità alla terracotta. Mentre l’argilla si vetrifica soltanto a una temperatura di circa l.600°, i Cinesi scoprirono una argilla contenente ingredienti che la facevano vetrificare in forni a 1.100°-1.200°. Il legante vetroso rendeva questo tipo di ceramica, chiamato gres, impermeabile all’acqua, quindi una successiva invetriatura si rendeva superflua.

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PORCELLANA CINESE – Questo vaso ad otto facce, risalente al XIV secolo e rinvenuto in scavi in Cina, nel 1964, era stato sepolto dal suo proprietario affinché non si rompesse.

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700 d.C.: prima porcellana – Durante la dinastia Tang (618-907) i vasai cinesi produssero la prima porcellana. Il viaggiatore arabo Solimano raccontò di avere visto, nell’851, recipienti di un’argilla translucida, dura e bianca. Frammenti di porcellana sono stati trovati durante scavi di abitazioni e tombe di quel periodo.
Ma fu soltanto durante la dinastia Yuan (1297-1368) che la porcellana cominciò a essere prodotta in grandi quantità e ad arrivare in Occidente. Viene ottenuta con caolino, quarzo e feldspato. La porcellana è cotta a temperature piú alte di quelle della cottura del gres, tra i 1.200° e i 1.400°.

1400: trionfo della ceramica italiana – Nel XV secolo, dopo un periodo di decadenza, l’Italia divenne il centro piú importante in Europa per la produzione di ceramiche e maioliche. In particolare si affermò la ceramica di Faenza. Le origini della produzione faentina risalgono addirittura alla preistoria, ma solo nel Medioevo (1142 circa) se ne ha una documentazione certa. Dalle numerose botteghe sorte a Faenza, dal 1400 al 1600, uscì un’ampia gamma di prodotti, secondo caratteristici stili diversi. Un esempio dello stile “severo” è il pavimento della Cappella Vaselli (1487) nella Cattedrale di San Petronio di Bologna. Durante il primo Cinquecento si affermò invece lo stile “istoriato”.
Nel Seicento la particolare tecnica faentina, con decorazioni fini su fondi bianchi (lo stile dei “bianchi”), venne apprezzata in tutte le corti europee. Faenza è ancora oggi capitale della ceramica e sede di un’importante Scuola e di un Museo; ma nel XV sec. cominciarono a diffondersi anche le ceramiche e le maioliche floreali venete, prodotte a Nove di Bassano del Grappa e a Vicenza, quelle umbre, prodotte a Gubbio, e quelle siciliane.

1575: sviluppo della porcellana a pasta tenera – La superiore qualità della porcellana cinese spinse molti a tentarne l’imitazione. I primi tentativi per produrre qualcosa di analogo furono fatti nel 1575 dai vasai fiorentini, che lavoravano nella fabbrica fondata a Firenze da Francesco de Medici. Il risultato abbastanza soddisfacente fu una qualità di porcellana prodotta con un miscuglio di caolino e vetro, chiamata porcellana a pasta tenera, perché si cuoceva a temperature molto inferiori a quelle impiegate per la porcellana vera e propria.
La porcellana a pasta tenera venne prodotta solo per un breve periodo, e solo intorno al 1670 riuscì a essere fabbricata in grande quantità nelle officine di Rouen e di Saint Cloud, nei pressi di Parigi, in Francia.

 

LA CERAMICA D1 FAENZA – Il piú celebre centro della ceramica italiana, Faenza, diede il proprio nome tutta la produzione europea. In alto una brocca di Faenza del XV secolo, e, in basso, un esempio della moderna produzione..

1710: scoperta della porcellana a pasta dura in Europa –  La porcellana tenera era ancora inferiore alla porcellana vera, cosicché le ricerche continuarono. Johann Friedrich Böttger, un alchimista tedesco al servizio di Augusto, re di Sassonia e di Polonia, riuscì a ottenere la porcellana dura, intorno al 1707. Sostituì il vetro polverizzato con feldspato nella formula fino allora usata, e ottenne quella totale vetrificazione che caratterizza la porcellana vera e propria. Nel 1710, il re di Sassonia creò una manifattura a Meissen, nei pressi di Dresda, che raggiunse fama mondiale per la produzione della cosiddetta ceramica di Saxe.
Anche un vasaio inglese di Plymouth, William Cookworthy, riscoprì l’arte di fare la porcellana dura, e cominciò a produrre statuine, nel 1768. La porcellana dura venne prodotta in Inghilterra fin verso il 1810, quando fu quasi soppiantata dalla porcellana “inglese”.

1740: Capodimonte e la porcellana italiana – Nel 1740, Carlo III di Borbone fondò nel suo palazzo di Capodimonte, a Napoli, una manifattura di porcellane, che diventò in breve nota in tutto il mondo. Le porcellane di Capodimonte sono di pasta tenera. Tra i primi modellatori Giuseppe Gricci fu autore di pregevoli statuine di ispirazione popolare. Quando il sovrano parti per la Spagna, la produzione si spostò nelle Officine del Buen Retiro di Madrid. La manifattura di Capodimonte risorse a Napoli nel 1773, per volere di Ferdinando IV, ed è di questo periodo la produzione di porcellane di grande pregio, ad opera di artisti quali Filippo Tagliolini.
Un’altra importante manifattura di porcellane dure, di colore grigio-azzurrino – fu fondata dal marchese Carlo Lorenzo Ginori nel 1735, a Doccia, nei pressi di Firenze. Il nipote, Leopoldo Carlo, acquistò dalla Corona di Napoli, nel 1811, i modelli di Capodimonte con il permesso per la loro riproduzione. Nel 1896, la manifattura Ginori fu assorbita dalla società milanese Richard, e ancora oggi la Richard-Ginori produce ceramiche, porcellane e maioliche tra le migliori in Italia e nel mondo.

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PORCELLANA ITALIANA – Questo splendido orologio, uscito dalla Real Fabbrica della Porcellana di Napoli documenta il prezioso stile artistico di Capodimonte.

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1745: ceramica prodotta mediante colata a impasto umido – Una tecnica per la produzione in serie fu adottata nelle fabbriche di ceramica dello Staffordshire in Inghilterra, intorno al 1745, probabilmente per opera di Ralph Daniel. In questo processo, detto colata a impasto umido, l’argilla liquida viene versata in uno stampo. Dapprima si ricorse a stampi di metallo, ma si scoprì ben presto che quelli di gesso assorbivano rapidamente l’umidità dell’argilla semiliquida, dando come risultato uno strato che poi veniva asciugato e cotto nel modo tradizionale.

1800: porcellana inglese – Intorno al 1750 i ceramisti londinesi presero ad aggiungere cenere di ossa – arrostite e macinate – alla pasta morbida e ciò al fine di ottenere una porcellana migliore. Nel 1800, un vasaio inglese, Josiah Spode, aggiunse cenere di ossa alla ricetta per la pasta dura, volendo perfezionare un tipo di porcellana che si affermò ben presto come tipicamente inglese. Piú facile da produrre della porcellana propriamente detta, è anche piú resistente.

1858: forni moderni brevettati in Germania -I metodi e le ricette fondamentali per fare la porcellana sono rimasti immutati da secoli. Ma si sono avute migliorie nella cottura a forno e nei processi di produzione in serie. Oggi, articoli di largo uso come piatti, piattini e tazzine di ceramica vengono fabbricati meccanicamente mediante un processo noto come tornitura a sagoma su stampo di gesso, usando macchinari introdotti verso la fine del XVIII secolo. Per fare un piatto, per esempio, l’argilla viene spianata su uno stampo rotante di gesso, che dà forma all’interno del piatto. Poi viene calata sull’argilla rotante una sagoma che dà forma all’esterno del piatto.
Il forno moderno per la ceramica fu brevettato da Frederich Hoffmann, in Germania, nel 1858, ma il suo uso si diffuse soltanto verso la metà del secolo scorso. È un forno a ciclo continuo, a forma di tunnel, con la zona di cottura situata al centro. Ancor oggi la ceramica viene talora dipinta a mano, ma piú spesso è decorata trasferendo meccanicamente sul pezzo finito i motivi ornamentali desiderati. Spesso soltanto una traccia del disegno viene trasferita, e i colori sono poi stesi manualmente.

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PORCELLANA EUROPEA – Questa caffettiera fu realizzata nel 1720 a Meíssen, in Germania, da Johann Böttger, il primo europeo a scoprire la formula per la porcellana
dura, prodotta in Cina sin dall’VIII secolo.

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Immagine di copertina:
Madonna della Cintola (1502)
Andrea della Robbia (1435–1525)
Chiesa dei Santi Martino e Leonardo (Foiano della Chiana)

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