CURARSI CON IL PRUGNOLO E IL PRUGNO

  

 IL PRUGNOLO E IL PRUGNO

Come esiste in natura una spina bianca, ne esiste anche una nera: la prima è quella del biancospino, la seconda quella del prugnolo. È dibattuta la questione se il prugnolo sia la forma selvatica del prugno coltivato. I botanici non hanno ancora risolto il dilemma.

Come è bello questo grosso arbusto cespuglioso, irto di spine scure, quando fiorisce all’inizio della primavera: ci appare come una chiazza di neve non ancora disciolta dal sole.
Il prugnolo raggiunge a malapena i 2 metri di altezza e da dei piccoli frutti nero-bluastri terribilmente aspri.
Volgarmente è conosciuto anche come vegropruno selvaticosusino di macchiasusino selvaticomora prugnola. Cresce al limitare dei boschi e nelle radure, in cespugli compatti e in mezzo alle siepi.
Il suo grande cugino “addomesticato”, il vero prugno, detto anche susino, è stato selezionato in numerose varietà che ci offrono frutti deliziosi (mirabella, regina Claudia ecc.); ai tempi di Luigi XIV se ne conoscevano già 180 varietà e oggi ne contiamo diverse centinaia.
  

IL PRUGNOLO

La fitoterapia si avvale soprattutto del prugnolo per ricavarne i suoi rimedi e vi illustrerò le virtù del prugno coltivato dopo avervi descritto quelle della corteccia, dei fiori, delle foglie e dei frutti della pianta selvatica.
Le foglie del prugnolo, in infuso o decotto, sono depurative.
I frutti (dai quali si distilla anche un’acquavite) hanno virtù astringenti dovute alla loro asprezza: in altri termini, restringono i vasi capillari (questo ci aiuterà a curare piaghe ed emorragie) e attivano i muscoli motorii dell’intestino e delle vie urinarie (sono dunque benefici nella cura delle diarree, dell’incontinenza delle urine, ecc.).
I fiori sono diuretici, depurativi e lassativi (ho sempre sostenuto che sono il lassativo più economico), aiutano la guarigione dei crampi di stomaco, delle diarree, delle coliche, della tosse, dei malanni polmonari e della leucorrea.
La corteccia del prugnolo, astringente come i frutti, è febbrifuga e, in polvere, è un ottimo dentifricio.
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Raccolta

Cogliete i fiori del prugnolo al principio della primavera, prima della fioritura, e fateli essiccare stendendoli al sole. Un po’ più avanti nella stagione, raccogliete le foglie e la corteccia della pianta. I frutti li potrete cogliere solamente in inverno.
  

Preparazione e impiego

INFUSO E DECOTTO di  foglie: mettete una mezza manciata di foglie fresche o secche in un litro d’acqua. (2 tazze al giorno.)
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INFUSO E DECOTTO di fiori: mettete una mezza manciata di fiori secchi in un litro d’acqua. (Da 3 a 4 tazze al giorno.)
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DECOTTO di corteccia: mettete una manciata di corteccia pestata in un litro d’acqua. (2 tazze al giorno.)
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DECOTTO di frutti: mettete una mezza manciata di prugnoli maturi in un litro d’acqua (per uso interno, contro la diarrea, le emorragie, l’incontinenza d’urina, ecc.: 2 tazze al giorno).
Mettete una manciata e mezzo di prugnoli in un litro d’acqua (per uso esterno in impacchi sul ventre o sul basso ventre: contro le diarree e le infezioni delle vie urinarie, per gargarismi contro i mali di gola e le infiammazioni della bocca).
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POLVERE di corteccia: come dentifricio, direttamente sullo spazzolino.
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BAGNI ALLE MANI E PEDILUVI: misurate una manciata di frutti per litro d’acqua.
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 IL PRUGNO

Il prugno coltivato ha senz’altro conservato qualche virtù della specie selvatica, però le sue virtù si concentrano nei frutti color oro, smeraldo o ametista. Sono nato nel paese delle prugne e pertanto mi inorgoglisco vedendo che stanno tornando di moda; sono delle prelibatezze traboccanti d’energia sia fresche che secche, sia colte dalla pianta e mangiate subito, che preparate in squisite conserve.
Le prugne fresche le raccomando in particolar modo ai reumatici, ai gottosi, ai sofferenti di calcoli delle vie urinarie, agli arteriosclerotici, agli stitici e ai sofferenti di fegato.
Crude, può capitare che non siano ben accette agli stomaci delicati, ma cotte sono proficue per tutti.
La mandorla racchiusa nel nocciolo, come quella della pesca, è tossica.
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Le prugne secche, fin dal tempo degli antichi romani, sono apprezzate per il loro valore energetico, per l’azione favorevole al fegato e per il potere di combattere la stitichezza: se i fiori del prugnolo sono il lassativo più economico, le prugne secche sono indubbiamente il più dolce.
La loro attività non è strettamente limitata nel tempo: si prolunga e non causa un aggravamento del malessere come troppo spesso avviene con alcuni medicamenti chimici. Indubbiamente è più piacevole mangiare le prugne secche, deliziose e sature di zucchero o il loro succo, risultante da una lunga permanenza sotto i raggi benefici del sole, ma alcuni puristi, e non a torto, sostengono che è in primo luogo la cellulosa contenuta nei frutti che favorisce lo svuotamento dell’intestino: di conseguenza consigliano di far cuocere tre volte i frutti in tre acque differenti col risultato d’ingerirne solo la pappa insipida che ne resta.

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ERBE MEDICINALI – FITOTERAPIA

ABCDEFG – H – I – J – KLMNOPQRST – U – V – W – X – Y – Z

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ATTENZIONE: Tutte le notizie e curiosità contenute in questo pagina hanno esclusivamente scopo informativo e non intendono sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica.