I SINDACATI – LA CLASSE OPERAIA – LO SCIOPERO

I SINDACATI

La classe Operaia

I sindacati sono associazioni di categoria, create dagli stessi lavoratori per la difesa dei comuni interessi professionali. La storia ci ha insegnato che sempre uomini legati allo stesso lavoro sono stati costretti ad associarsi, perché solo nell’unione hanno trovato la condizione migliore per la difesa degli interessi individuali e collettivi.

Ma il sindacalismo, nell’accezione moderna, è nato con il sorgere della classe operaia in seguito al processo di industrializzazione che ha interessato alla fine del ‘700  l’Inghilterra, nello ‘800 l’Eur0pa, gli Stati Uniti e il Giappone, nel ‘900 i paesi ex coloniali.

 Trade Unions

Fu proprio per battersi contro lo sfruttamento e le sopraffazioni padronali che i lavoratori inglesi crearono le prime organizzazioni del lavoro, le Trade Unions, scontrandosi non solo contro l’apposizione padronale, ma anche contro la legge che, ispirata dai padroni, vietava espressamente ogni forma di associazione sindacale. La lotta degli operai inglesi però non venne ricacciata indietro. La Rivoluzione americana, la Rivoluzione francese, l’esperienza napoleonica, furono tutti fatti che indebolirono grandemente la potenza dei padroni inglesi, i quali dovettero addivenire a più miti consigli, tanto che nel 1824 furono costretti ad abolire il divieto di associazione sindacale.

Fu una grande vittoria non solo per la classe operaia britannica, ma per tutti gli operai d’Europa; infatti anche questi si vennero associando in sindacati, proprio negli anni in cui si andavano diffondendo le prime teorie ispirate al  socialismo e al comunismo.

Il sindacalismo in Europa

Per tutto l’ ‘800, mentre la borghesia conduce la sua battaglia per il liberalismo contro l’aristocrazia ed i re che ancora detengono il potere in molti paesi, la classe lavoratrice va costruendo la sua concezione del mondo e si batte per organizzarsi sia dal punto di vista sindacale sia da quello politico. Sindacati e partiti politici cominciano a sorgere suscitando naturalmente la decisa opposizione dei re e dei borghesi i quali, contro il pericolo di una rivoluzione operaia, riescono spesso a ritrovare l’accordo e l’unità.

Laddove esistono forti nuclei di classe operaia nascono partiti e sindacati, e ciò avviene in Francia ed in Germania. In Italia la classe lavoratrice realizza questi obiettivi nella seconda metà dell’ ‘800. I primi Sindacati sono quelli dei tipografi, poi quelli dei tessitori, dei metallurgici, dei ferrovieri. La prima Camera del lavoro sorse a Milano nel 1874. L’organizzazione politica dei lavoratori, il Partito socialista, nacque a Genova nel 1892. Nel 1906 le diverse organizzazioni sindacali si unificarono nella Confederazione generale del lavoro.

La reazione fascista

A cavallo dei due secoli l’Europa e gli Stati Uniti vennero profondamente agitati dalle lotte operaie. Queste riuscirono ad imporre leggi e ordinamenti per i quali i datori di lavoro cominciarono ad avere un margine di manovra sempre più ristretto.

La rivoluzione bolscevica del 1917 dette nuovo slancio alle lotte operaie in tutto il mondo. Fu allora che la borghesia passò al contrattacco, dando vita ai regimi fascisti, il cui compito era fondamentalmente quello di distruggere le organizzazioni proletarie ed imporre alla classe operaia il giogo della dittatura.

La ripresa democratica 

Il crollo dei regimi fascisti ripropose nuovamente il problema della creazione di forti organizzazioni sindacali e politiche dei lavoratori. In Italia la ripresa organizzativa fu rapidissima. Rinacque la CGIL (Confederazione generale italiana del lavoro), comprendente un gran numero di iscritti provenienti .da partiti laici e cattolici.

Dinanzi alla forza compatta dei lavoratori italiani il padronato, seriamente preoccupato per la possibilità, anche se assai poco probabile, di una sua sconfitta definitiva, iniziò l’opera di demolizione della CGIL. Fu così che nel 1948 le correnti moderate uscirono dal sindacato unitario per dar vita a sindacati scissionisti, quali la CISL (Confederazione italiana sindacati dei lavoratori) di ispirazione cattolica, e la UIL (Unione italiana del lavoro), di ispirazione social-democratica e repubblicana, Il fronte operaio venne così spezzato ed il padronato ebbe la possibilità di ricostruire salde posizioni di potere economico e politico.

Per molti anni la classe operaia italiana dovette subire il ricatto padronale, che trovava la sua arma più potente nell’anticomunismo più ottuso. Si giunse cosi al cosiddetto “miracolo economico”, che permise agli imprenditori di realizzare enormi profitti, ma che fu interamente pagato dai lavoratori, a causa di una politica di bassi salari che la classe operaia, divisa, non fu in grado di fronteggiare e di respingere.

Negli anni ‘60 però i lavoratori hanno cominciato a ritrovare la strada dell’unità. Oggi CGIL, CISL ed UIL conducono lotte unitarie di grande rilievo ed è aperta la via per una definitiva riunificazione sindacale.

La Costituzione e il sindacato

Dal punto di vista giuridico il sindacato trova la sua prima configurazione nella Costituzione. L’art. 18 afferma: “I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale. Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare”. L’art. 39 afferma: “L’organizzazione sindacale è libera. Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge. È condizione per la registrazione che gli statuti del sindacato Sanciscano un ordinamento interno a base democratica. I sindacati registrati hanno personalità giuridica. Possono, rappresentati unitariamente in proporzione dei loro iscritti, stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali contratto si riferisce”.

Come si vede, la Costituzione non dà alcuna definizione del sindacato, proprio perché sta solo ai lavoratori definirlo, crearlo, organizzarlo come meglio essi credono, L’unico obbligo imposto ad esso dal legislatore è che vi sia un ordinamento interno democratico perché il sindacato possa essere registrato, cioè riconosciuto ed ottenere così personalità giuridica.

Attualmente il precetto costituzionale della registrazione non ha trovato ancora attuazione nella legislazione ordinaria.

L’autonomia sindacale 

Problema attualmente dibattuto è, oltre a quello dell’unificazione sindacale, quello dell’autonomia del sindacato. Come abbiamo visto i tre maggiori sindacati sono di ispirazione ideologica e politica partitica, cioè ritrovano la loro matrice nei partiti politici corrispondenti (la CGIL nei partiti di sinistra; la CISL nel movimento cattolico, la UIL nel sistema socialdemocratico e repubblicano; Unione Generale del Lavoro UGL che rappresenta la destra politica). Alcuni sindacati non vogliono riconoscersi in nessuna ideologia ufficiale e si dichiarano per natura autonomi ed apolitici. Spesso però l’autonomia e l’apoliticità di tali sindacati finisce solo con lo scadere nel più squalificato qualunquismo, cioè nel più assoluto disinteresse per i problemi politici generali. Per “autonomia” i sindacati maggiori intendono che il sindacato debba essere autonomo, per quello che riguarda la politica sindacale, dalle scelte di politica generale fatte dal partito alla cui ideologia il sindacato stesso si ispira. I lavoratori tutti inoltre vogliono che i loro sindacati siano autonomi e indipendenti dal governo e soprattutto dai datori di lavoro.

Molti sindacati ritengono che per meglio realizzare e salvaguardare questa autonomia la carica di sindacalista debba essere considerata incompatibile con quella di parlamentare.

La commissione interna

Il sindacato interviene quando si delinea una vertenza normativa o salariale tra lavoratori e datore di lavoro. Strumento del sindacato all’interno di un’azienda è la Commissione interna. Fanno parte di questa rappresentanti dei lavoratori eletti democraticamente sulla base di liste presentate da tutti i sindacati. I datori di lavoro tentano sempre di ostacolare con tutti i mezzi la costituzione e l’attività delle commissioni interne. Esse infatti hanno il compito di tutelare costantemente gli interessi dei lavoratori, sorvegliano sull’esatta applicazione dei contratti, sul rispetto dell’orario di lavoro, sulle retribuzioni e su tutto ciò che riguarda la vita del lavoratore all’interno dell’azienda. Esse intervengano contro gli arbitri e l’autoritarismo dei datori di lavoro. Contro gli  eventuali ricatti padronali, la legge dispone che il licenziamento ed il trasferimento dei membri delle commissioni interne siano fortemente limitati.

Lo sciopero

Quando una vertenza tra datore di lavoro e lavoratori non trova composizione mediante la trattativa, questi ultimi ricorrono allo sciopero. Lo sciopero è l’ arma più antica di lotta sociale. Esso consiste nell’astensione dal lavoro da parte dei lavoratori, i quali cosi bloccano l’attività produttiva e colpiscono direttamente l’interesse dei padroni, . che vedono diminuire i loro profitti.

Un diffuso preconcetto antioperaio sostiene che gli scioperi danneggiano l’economia nazionale, per cui essi sarebbero un’arma controproducente. Tale teoria è erronea; infatti lo sciopero ha la funzione di stimolare costantemente il processo economico, di riattivizzarlo su basi sempre nuove. Tale dinamica è salutare quindi per l’economia, e costituisce una molla per i settori e le regioni più arretrate affinché si rinnovino secondo criteri economici più redditizi.

Non a caso i paesi ad alto sviluppo sociale ed economico sono proprio quelli in cui più si è scioperato nel passato e più si sciopera oggi. Quindi il vero danno per l’economia  nazionale non è dato dagli scioperi, ma dal fatto che gran parte del reddito non è distribuito in parti uguali tra tutti i cittadini, ma finisce in larga misura nelle mani dei capitalisti sotto forma di profitto.

Nel sistema capitalista infatti solo poche persone detengono nelle loro mani le leve del potere economico e politico dell’intero paese e dirigono l’economia nel loro esclusivo interesse, tendendo ad accumulare sempre maggiori capitali e sottraendo danaro alla maggioranza dei cittadini. I capitalisti tendono perciò a perpetuare questo processo di accumulazione.

Lo sciopero e la dinamica salariale rimettono quindi in movimento quello che il sistema capitalista tende invece a bloccare per difendere determinati privilegi acquisiti.

Il diritto di sciopero è oggi garantito e protetto dell’art. 40 della Costituzione.

Varie forme di sciopero

Lo sciopero può essere attuato con diversi criteri. Oltre allo sciopero ordinario, che consiste nell’astensione dal lavoro, c’è lo sciopero bianco; in tal caso il lavoratore si astiene da ogni attività, senza però abbandonare il posto di lavoro. C’è poi lo sciopero a scacchiera, quando le varie fabbriche di una provincia o di una regione scioperano secondo turni precedentemente concordati, oppure quando all’interno della stessa fabbrica scioperano a turno i vari reparti.

Lo sciopero a singhiozzo si ha quando il lavoro è interrotto per brevi intervalli di tempo. Lo sciopero è particolare quando investe determinati settori di lavoratori per la soddisfazione di richieste. specifiche (ad esempio i contratti); è generale, quando interessa tutti i lavoratori di una provincia, di una regione o di tutto il paese su temi di carattere generale (ad esempio la casa, la riforma previdenziale).

La serrata

La serrata è il classico strumento di lotta opposto allo sciopero dal datore di lavoro. Consiste nella chiusura dell’azienda e nella sospensione di ogni attività. L’art. 502 del Codice penale considerava la serrata un delitto. Però la sentenza della Corte costituzionale del 4/5 – 1960 n. 29 ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di tale articolo. La serrata attuata dai piccoli imprenditori senza lavoratori dipendenti era illecita prima dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 222/1975 che ha dichiarato illegittimo l’art. 506 c.p. Dopo questa sentenza i piccoli imprenditori possono attuare la serrata di protesta contro fatti o provvedimenti incidenti sulla loro attività economica. Pertanto si può dire che esiste oggi per i datori di lavoro la libertà di serrata.

Un altro strumento di cui spesso il datore di lavoro si avvale per piegare la volontà di lotta dei lavoratori è il cosiddetto sindacato “giallo”, cioè un sindacato finanziato direttamente dal datore di lavoro; è evidente che un sindacato simile non farà mai gli interessi dei lavoratori.

Anche i datori di lavoro hanno le loro organizzazioni di categoria. Importanti sono la Confindustria, che raccoglie gli industriali, e la Confagricoltura, che organizza i proprietari terrieri.

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