CAPITALISMO E DISOCCUPAZIONE – L’ESERCITO DI RISERVA

L’ESERCITO DI RISERVA

Le statistiche della disoccupazione nei paesi capitalistici indicano uno degli aspetti più tragicamente negativi del sistema economico in essi vigente, sistema che non è in grado in nessuna parte del mondo di assicurare lavoro a tutti i membri della società. Non fanno eccezione a questa regola neppure gli Stati Uniti d’America, il paese capitalistico più ricco e potente, se vogliamo dar fede ai repubblicani i quali, in un recente discorso, hanno accusato  presidente Obama di “essere in attesa di un miracolo, mentre milioni di americani sono disoccupati.

Prima della rivoluzione industriale e dell’avvento del capitalismo, il fenomeno della disoccupazione, nel senso attuale della parola, non esisteva.
Certamente anche allora vi erano forze di lavoro non impiegate, ma la staticità del sistema, il lento se non addirittura stagnante ritmo della vita economica, il livello bassissimo delle forze produttive, facevano si che non si verificassero squilibri notevoli.
Con il sorgere del sistema capitalistico si rompe l’equilibrio precedente e si costituisce un nuovo sistema di produzione fondato sul lavoro salariato. Da un lato i capitalisti che posseggono i mezzi di produzione; dall’altra la forza-lavoro che viene venduta come merce sul mercato.
Il prezzo di questa merce particolare (cioè il salario), non diversamente da quanto avviene per le altre merci, tende a fissarsi al  livello del suo valore (il quale, per la forza lavoro, corrisponde al valore dei mezzi di sussistenza che permettono al lavoratore di vivere e di mantenere, attraverso la riproduzione, la continuità della classe lavoratrice).
Tale prezzo dipende a sua volta dai prezzi dei generi giornalmente consumati dai lavoratori e, se tende a fissarsi al livello  del valore, registra tuttavia notevoli oscillazioni intorno od esso. Aumenta, per esempio, sotto la spinta della forza organizzala dei lavoratori, e diminuisce – come vedremo – quando la pressione della massa dei disoccupati, diventa particolarmente gravosa.
Un primo cenno alla possibilità di una disoccupazione duratura lo troviamo nell’economista inglese David Ricardo (Londra, 19 aprile 1772 – Gatcombe Park, 11 settembre 1823, un economista britannico, considerato uno dei massimi esponenti della scuola classica), quando egli afferma che se il prezzo del lavoro aumenta, cioè se i salari crescono, al capitalista può convenire di introdurre nuove  macchine provocando così disoccupazione tra i lavoratori. Questa disoccupazione tende poi ad essere riassorbita, perché il risparmio che ne consegue libera dei capitali che danno luogo a nuove produzioni, le quali immettono nuovamente nel ciclo produttivo la massa dei disoccupati.
Va tuttavia osservato che il processo di riassorbimento si protrae per un periodo solitamente non breve, durante il quale un numero più o meno ingente di lavoratori è condannato all’inerzia e alla fame.
Partendo da queste considerazioni, Marx propose una soluzione del problema fondata sul concetto di esercito di riserva del lavoro. Tale esercito consiste nella massa dei lavoratori disoccupati che, attraverso la loro attiva concorrenza sul mercato del lavoro, mettono involontariamente in atto una continua pressione che determina un abbassamento del livello salariale.
Durante i periodi di stagnazione economica, l’esercito di riserva costituisce un peso e una minaccia per l’esercito attivo del lavoro; durante i periodi di aumento della produzione esso frena la richiesta di aumenti di salario. Esso è quindi il perno attorno al quale funziona la legge della domanda e dell’offerta del lavoro, e restringe il campo d’azione di questa legge entro limiti convenienti al capitale.
L’esercito di riserva si costituisce dapprima coi lavoratori licenziati in seguito all’introduzione delle macchine, la quale determina, ovviamente, un’esuberanza di mano d’opera. La meccanizzazione ha come naturale conseguenza, un aumento della composizione organica del capitale, cioé un aumento della spesa dei capitalisti in macchine e materiali, a scapito della spesa per il lavoro (per i salari).
In termini più precisi potremmo dire che si ha un aumento del capitale costante rispetto al capitale variabile, e in ciò consiste il processo di accumulazione del capitale.
Tutto questo può significare una diminuzione assoluta della domanda di lavoro, o può significare semplicemente che la domanda di lavoro cresce più lentamente dell’accumulazione.
In quest’ultimo caso, se la popolazione è numericamente in ascesa, avviene un costante allargamento dell’esercito di riserva. Tuttavia il principio a cui quest’ultimo si richiama è indipendente da ogni particolare aumento della  popolazione: esso è egualmente valido con una popolazione stazionaria o anche in pieno declino.
Insieme alla disoccupazione provocata dall’introduzione delle macchine, le crisi e le depressioni che affliggono il sistema capitalistico esercitano la loro funzione nell’alimentare l’esercito di riserva. Il fenomeno della disoccupazione cronica si aggrava, poi, nell’epoca dell’imperialismo, perchè i gruppi monopolistici dominanti non hanno interesse a portare al massimo sviluppo la produzione, bensì a limitarla. I profitti e i sovraprofitti monopolistici si ottengono infatti mantenendo una certa stazionarietà nella produzione e nei prezzi, e mantenendo al livello più basso possibile la massa dei lavoratori.
A – Nuovi lavoratori in cerca di prima occupazione
B – Lavoratori che non riescono a trovare occupazione
C – Lavoratori che perdono l’occupazione
D – Disoccupati che ritrovano l’occupazione
EF – Lavoratori che si ritirano dal mercato del lavoro