IL CONTE DRACULA

L’attore Christopher Lee è il più celebre interprete della lunga serie di film su Dracula

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IL CONTE DRACULA

Quell’essere demoniaco è stato modellato su un personaggio reale?

Il conte Dracula, il vampiro della Transilvania, ossessiona la fantasia del mondo da oltre un secolo. Ma le creature succhiatrici di sangue delle quali è diventato l’orribile capofila stavano in agguato, secondo le leggende europee, fin dal IX secolo.
L’aristocratico dai lunghi denti uscì dall’ombra nel 1897, nelle pagine del romanzo dell’irlandese Bram Stoker, intitolato appunto Dracula. E pare che Stoker abbia in parte basato il suo diabolico personaggio su un reale tiranno romeno, Vlad V. Infatti questo Vlad, soprannominato l’Impalatore, era anche noto come Draculaea, il termine rumeno per dire “figlio del Diavolo”.
Vlad governò la Valacchia, che ora fa parte della Romania, dal 1456 al 1462. Si dice che in quei sei anni abbia fatto uccidere 40.000 persone nello stesso modo crudele, facendole impalare su lunghi pioli di legno. Nessuno riusciva a sfuggire al suo brutale capriccio: prigionieri catturati nelle guerre contro gli invasori turchi, nobili della sua stessa corte, persino preti e persone solitamente molto riverite. Vlad era anche assai noto per la semplicità e la brutalità della sua diplomazia. Una volta fece inchiodare la babbuccia dell’ambasciatore turco al cranio di quel povero diplomatico, e lo rimandò a Costantinopoli in lettiga, esprimendo così il suo disprezzo per tutti i Turchi.

Un piolo nel cuore

Stoker, che non aveva mai visitato la Transilvania ma aveva fatto ricerche al British Museum per il suo romanzo, conosceva le leggende sui vampiri e sapeva che per uccidere un corpo “non morto” occorreva piantargli nel cuore un palo aguzzo. Pare che l’abitudine di Vlad, di cui Stoker aveva sentito parlare da uno storico ungherese, avesse colpito l’immaginazione dello scrittore, facendo vibrare una corda che ha fatto tremare i nervi dei lettori di tutto il mondo.
Stoker può essere stato ulteriormente ispirato da un altro celebre personaggio sanguinario, la contessa ungherese Elisabetta Bathory. Era la moglie del generale Ferencz Nadasdy e viveva al castello di Csejthe, nelle tetre gole dei Carpazi.
Mentre suo marito era assente, impegnato nelle sue numerose campagne militari, la bella contessa radunava attorno a sé una sinistra banda di streghe, maghi e alchimisti, che la confermavano nella sua convinzione di poter preservare la propria bellezza bagnandosi nel sangue di giovani fanciulle. Al calar della notte, la contessa e i suoi accoliti percorrevano in lungo e in largo la campagna su una carrozza nera, a caccia di fanciulle. Quando le trovavano, le rapivano e le portavano al castello.
Lì le ragazze venivano torturate e messe in catene mentre il loro sangue veniva raccolto per riempire la vasca da bagno della contessa. Finalmente, del suo regno di terrore giunsero notizie alle orecchie del re ungherese Mattia II. Quando i suoi uomini perquisirono il castello, trovarono una serie di corpi ancora appesi alle catene, nei torrioni e nelle celle.

Sepolta viva

Processata nel 1611, la contessa fu riconosciuta colpevole dell’omicidio di qualcosa come 50 ragazze. I suoi complici vennero decapitati o bruciati vivi. Ma la contessa Elisabetta Bathory sfuggì all’esecuzione per via del suo nobile casato, e venne invece condannata alla morte civile: murata in una piccola stanza nel castello dove era stata processata, venne mantenuta in vita unicamente da piccoli rimasugli di cibo che le venivano passati attraverso una fessura. Morì quattro anni più tardi.
C’è un agghiacciante ricordo del destino della contessa nel racconto di Stoker intitolato L’ospite di Dracula. In esso un uomo in viaggio verso il castello di Dracula cerca rifugio da una tempesta in un cimitero e trova la tomba di una nobildonna, con un palo infilato nella bara.

I vampiri-bambini

Come molte storie tramandate dalla tradizione popolare, le leggende sui vampiri hanno anche dei supporti reali. Negli ultimi anni del Medioevo, l’abitudine a contrarre matrimonio all’interno di varie famiglie nobili dell`Europa produsse varie malattie genetiche, tra cui un raro male chiamato protoporfiria eritropoietica (provoca forte dolore, bruciore, eritema e edema della pelle anche dopo una breve esposizione alla luce del sole). La malattia in questione fu diagnosticata solo nel secolo scorso, ma basandosi sui memoriali dell’epoca, i medici moderni sono convinti che la maggior parte delle terrificanti storie dei vampiri si riferisca in effetti a vittime di questo male. Poiché chi ne soffriva raramente sopravviveva a lungo, le vittime, per la maggior parte, debbono essere stati i bambini. Il male provoca nel corpo degli ammalati una eccessiva produzione di porfirina, sostanza fondamentale per i globuli rossi del sangue. Questo appare dal rosseggiare della pelle, degli occhi e dei denti, dal ritrarsi del labbro superiore e da rotture della pelle che sanguina se esposta alla luce.
I medici dell’epoca potevano curare questi sintomi unicamente chiudendo ermeticamente i pazienti durante il giorno e incoraggiandoli a bere sangue per sostituire quello che perdevano dalle ferite. La sinistra fama di questi bevitori di sangue deve essersi presto mescolata alle varie storie di vampiri, incoraggiando Stoker a situare il castello di Dracula in quella cupa parte dell’Europa orientale chiamata Transilvania.

 Bram Stoker, l’inventore del personaggio di Dracula 

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