REPUBBLICA IN INGHILTERRA – Commonwealth d’Inghilterra

REPUBBLICA IN INGHILTERRA

Il Commonwealth d’Inghilterra, detto anche Repubblica Inglese, fu un governo di stampo repubblicano che esercitò il potere dapprima nel Regno d’Inghilterra (compreso il Galles) e poi in quello d’Irlanda e in quello di Scozia dal 1649 al 1660, nel pieno delle cosiddette guerre dei tre regni. Dopo l’esecuzion capitale del re Carlo I, avvenuta il 30 gennaio 1649, l’esistenza del Commonwealth fu inizialmente dichiarata da un atto del Rump Parliament il 19 maggio 1649.

All’indomani dell’esecuzione di Carlo I, veniva proclamata la Repubblica inglese, risultato della prima rivoluzione liberale. Qui narro le principali vicende della rivoluzione del 1649, che segnò la vittoria definitiva della borghesia sul feudalismo e sbarrò per sempre la via all’assolutismo monarchico.

La GUERRA DEI CENTO ANNI, che aveva arricchito i fornitori di armi e di viveri, i banchieri, gli appaltatori di dazi e di tasse, aveva anche portato nelle campagne inglesi una trasformazione sociale: i soldati contadini avevano guadagnato con le paghe e più coi saccheggi. Tornati in patria, si erano svincolati degli obblighi feudali, pagando dei sostituti o dando del denaro al signore feudale, perchè assumesse dei giornalieri. Così avevano potuto dedicarsi esclusivamente al proprio campo, pagandone l’affitto, che in latino si diceva firma. Da cui nacque la parola farmer. Nel 1348, poi, un altro grande cataclisma favorì i farmers. La famosa peste nera uccise molti salariati agricoli, la loro mano d’opera divenne più scarsa e, quindi, più cara; e la produzione dei feudatari non poté reggere alla concorrenza di quella dei farmers, che lavoravano la terra con le proprie braccia. I feudatari ricorsero alla coercizione e fecero approvare lo Statuto del Lavoratore, che si può riassumere così: blocco dei salari e aumento del lavoro.
Questo provvedimento provocò la grande rivolta contadina del 1381 e non trovò mai una pratica applicazione. I grandi feudatari trasformarono allora i loro terreni in pascoli per le pecore, perchè la lana era una merce molto cara e ricercata, Nelle campagne nacquero la disoccupazione e il vagabondaggio; ci guadagnò la sola borghesia, che ebbe abbondanza di lana e di mano d’opera a buon mercato: ed in Inghilterra apparvero i primi capitalisti.

Le classi alla fine del Medioevo

Alla fine del Medio Evo le principali classi in Inghilterra erano le seguenti: l’alto clero ed i lords (signori) cioè i nobili, che facevano parte per diritto di nascita della Camera dei Lords; la gentry, immediatamente subalterna alla nobiltà, composta di medi proprietari di campagna; gli yeomans, che erano piccoli proprietari e affittuari ed infine i contadini poveri, che si guadagnavano la vita vendendo il proprio lavoro. Nelle città abitavano i grandi, i medi e i piccoli borghesi, gli artigiani e gli operai. Numeroso nelle campagne e nelle città il sottoproletariato. I componenti della gentry e i borghesi potevano essere eletti alla Camera dei Comuni, mentre gli yeomans e gli artigiani erano elettori, ma non eleggibili. Le classi erano differenziate dal censo.

La lotta fra la monarchia e il Parlamento

Durante il regno della dinastia Tudor, sotto l’influenza della Riforma, la grande borghesia era riuscita ad affermarsi su tutte le altre classi. Il cattolicesimo, che era la religione dei grandi feudatari, era stato bandito dopo lotte sanguinose e la Camera dei Comuni era diventata la più potente organizzazione politica del paese. Specialmente il governo di Elisabetta, l’ultima e più grande rappresentante dei Tudor, era stato un governo ispirato agli interessi borghesi, attento ai suggerimenti dell’opinione pubblica, anche se la corona e la nobiltà avevano mantenuto tutto il prestigio e lo sfarzo dei tempi passati. Cosa quest’ultima che non dispiaceva ai borghesi, perchè significava buoni affari per loro e teneva in timore e rispetto le masse popolari.

Regno di Giacomo I

Quando la popolare regina morì, la borghesia inglese accolse con diffidenza il nuovo re, Giacomo I Stuart, che veniva dalla Scozia; anche se egli si proclamava protestante, era pur sempre guardato come il figlio della cattolica Maria Stuarda. Quella diffidenza, d’altronde, apparve subito giustificata: Giacomo era un assertore convinto del diritto divino dei re e non nascondeva le sue simpatie per i cattolici, anche dopo che costoro, in un momento di screzio, cercarono di far saltare per aria lui e il Parlamento (Cospirazione delle Polveri, 1605) D’altra parte il suo regime di vita, fastoso fino all’eccesso, portò il Parlamento ad opporsi alle sue continue richieste di fondi nel tempo stesso che il suo modo di governare sotto l’influenza di giovani favoriti scandalizzava le varie sette protestanti in cui era divisa la Chiesa inglese. Esse corrispondevano, sia pure in modo molto approssimativo, ad uno o più ceti sociali, La Chiesa ufficiale, alla quale appartenevano i nobili non cattolici, i grandi borghesi e la gentry era chiamata anglicana ed aveva come capo il sovrano; i presbiteriani, cioè coloro che ammettevano come gerarchie ecclesiastiche i soli preti, erano quasi tutti medi e piccoli borghesi e yeoman nelle campagne; vi erano, poi, gli indipendenti, fautori dell’assoluta libertà individuale in fatto di religione, che avevano i loro seguaci nei ceti subalterni della borghesia, negli yeomans e negli artigiani. pur non mancando fra di essi intellettuali e professionisti. Le idee religiose dei presbiteriani e degli indipendenti avevano molti punti di contatto con quelle dei puritani scozzesi. Essi erano assai rigidi in fatto di morale e vedevano con disgusto i trascorsi di una corte, dove il favorito scriveva al re firmando il vostro cane e il re rispondeva incitandolo a tornare, perchè senza di lui trascorreva una triste vita di vedova.

Carlo I d’Inghilterra in un ritratto di Antoon van Dyck

Regno di Carlo I

Morendo, nel 1625, Giacomo lasciò al figlio Carlo I una triste eredità di conflitti col Parlamento, di discredito nell’opinione pubblica e un consigliere, nel potente favorito George Villiers, duca di Buckingham, la cui politica estera riuscì a rendere nemiche dell’Inghilterra sia la Spagna che la Francia; la sua politica interna consisteva, d’altra parte, nel cercare denaro dappertutto allo scopo di mantenere il lusso della corte. Per difendersi, il Parlamento votò nel 1628 la Petizione dei Diritti che aveva come scopo quello di limitare i poteri della monarchia.
L’anno dopo, poi, il Parlamento stabili: 1) chiunque avesse cercato di introdurre in Inghilterra il papismo sarebbe stato dichiarato nemico pubblico; 2) chiunque consigliasse l’esazione d’imposte non approvate dal Parlamento sarebbe stato dichiarato nemico pubblico; 3) chiunque pagasse queste imposte sarebbe stato dichiarato nemico pubblico e traditore. Nel frattempo il Buckingham era stato ucciso da un fanatico, con grande gioia del popolo.

Carlo rispose sciogliendo il Parlamento e facendone arrestare i nove membri a lui più ostili. Aiutato dal conte di Stratford, fautore del governo assoluto e dall’arcivescovo Land, egli cacciò presbiteriani e indipendenti dalle scuole, dalle chiese e dagli uffici pubblici e cercò di impinguare le regie finanze, riesumando vecchie tasse e imponendone di nuove, creando dei monopoli per vendere merci sulle quali egli percepiva una percentuale, come un certo sapone di pessima qualità, che le massaie chiamavano sapone papista. I commercianti sospesero la loro attività per non pagare le tasse; i puritani pubblicarono violenti libelli contro la Corte; gli Scozzesi, ai quali si volle imporre la religione anglicana, segnarono un patto solenne (covenant) e risposero con le armi ai tentativi di repressione.
Stretto da tutte le parti, assillato dal bisogno di denaro, il re convocò nel 1640 il Parlamento, ma lo sciolse quasi subito (Corto Parlamento); poi lo riconvocò di nuovo, spinto dalla forza irresistibile dell’opinione pubblica. Questo Lungo Parlamento, come fu detto, durò fino al 1653.

Le eiezioni avevano portato alla Camera dei Comuni una maggioranza di borghesi e di proprietari fondiari, di sentimenti ancora monarchici, ma decisi a vincere la loro battaglia contro il re. Il loro primo gesto fu quello di porre in stato d’accusa il conte di Strafford, il quale si presentò all’assemblea fidando nella parola del re, che gli aveva assicurato la sua protezione. Condannato a morte per tradimento, fu giustiziato senza che Carlo, sgomentato dalla sommossa popolare, osasse intervenire in suo favore. Nè il Parlamento si limitò a questa condanna. Esso costrinse il re a sanzionare una legge che l’obbligava a convocare regolarmente il Parlamento e un’altra che proibiva ancora una volta la esazione di tributi non pattuiti. Carlo fece finta di acconsentire di buon grado. ma sotto mano cercava di accordarsi con gli Scozzesi e sperava nei dissidi del campo avverso. Nel gennaio 1642 egli credette giunto il momento di tentare un colpo di forza e si recò alla Camera dei Comuni per arrestarne cinque membri. Il colpo fallì e non servì che a suscitare l’ira generale contro lui. Allora egli credette più prudente abbandonare Londra e ben presto la guerra divampò fra i due partiti.

CARLO I D’INGHILTERRA A CACCIA –  Antoon Van Dyck (vedi scheda)

La guerra civile

Fautori del re e fautori del Parlamento esistevano in tutte le classi sociali, ma in sostanza furono per il re la maggioranza della nobiltà e parte della gentry, tutti anglicani, mentre la borghesia e gli altri ceti subalterni, presbiteriani e indipendenti, si schierarono per il. Parlamento. I monarchici furono genericamente chiamati cavalieri, mentre ai parlamentaristi, nemici giurati della frivola eleganza e del lusso, fu dato il nome di teste rotonde, per la loro abitudine di tagliarsi completamente i capelli.

Fra questi ultimi emerse ben presto per il suo valore militare e per la saldezza del suo carattere, un piccolo proprietario di provincia, deputato ai Comuni nel 1628: Oliver Cromwell, severo puritano, che comandava un corpo di un migliaio di soldati scelti, le coste di ferro. Cromwell divenne ben presto l’effettivo capo dell’esercito parlamentare che sconfisse più volte i monarchici, finchè Carlo, che si era rifugiato presso gli Scozzesi, fu da costoro consegnato al Parlamento.

Vincitore del re, il Parlamento sperò di piegarlo ai suoi voleri e gli propose un compromesso, anche per aver le mani libere contro l’esercito, del quale non aveva più bisogno e che cominciava a temere. Carlo sempre ostinato nel suo doppio gioco, cercò di guadagnar tempo. Cromwell, intanto, avuto sentore delle trattative in corso, prima si impadronì della persona del re, poi marciò su Londra, preceduto da un indirizzo del Parlamento nel quale si proclamava l’arresto di undici deputati, Questi fuggirono e l’esercito rivoluzionario occupò la capitale.

Seguì un periodo di complesse trattative. Il re fuggì, per andare a cadere nelle mani di un fedelissimo del Cromwell. I monarchici, con l’aiuto di molti presbiteriani, tentarono di insorgere e furono sconfitti. Gli elementi socialmente più avanzati dell’esercito, scontenti della politica temporeggiatrice del Cromwell, costituirono il movimento dei Livellatori; essi propugnando l’assoluta sovranità popolare, sostenevano l’abolizione delle monarchia e dei Lords, e l’istituzione di una sola Camera eletta a suffragio universale. I Livellatori si agitarono e il Cromwell decise che era tempo di troncare gli indugi. Egli cacciò dal Parlamento i membri più moderati e dall’assemblea così epurata (Parlamento codione) fece giudicare il re Carlo, condannato a morte fu decapitato il 9 febbraio 1649.

Ritratto di Oliver Cromwell eseguito da Robert Walker nel 1649

La dittatura di Oliver Cromwell

Dopo la morte del re, il potere cadde nelle mani dell’esercito e del Cromwell suo capo. La monarchia e la Camere dei Lords furono abolite e l’amministrazione dello Stato venne affidata a un Consiglio di Stato di quaranta membri, che assolsero il loro compito con scrupolo e abilità. Non erano, però, ancora sopite le lotte interne. Da una parte i monarchici non avevano deposto ancora tutte le speranze di rivincita e trovarono degli alleati nei ricchi borghesi, presbiteriani, irritati per l‘eccessiva severità del regime di vita imposto all’Inghilterra. Ogni forma di immoralità o di vizio – prostituzione, adulterio, gioco, ubriachezza – era spietatamente punita; e malvisti erano anche il lusso e i divertimenti. D’altra parte i Livellatori reclamavano, spesso con tumulti, la creazione di un governo veramente popolare e ponevano le rivendicazioni democratiche più radicali. Cromwell fece arrestare il loro maggior esponente, John Lilburne: ma i cittadini manifestarono in favore del popolare tribuno e nessun jury lo volle condannare. All’esterno. cattolici irlandesi e realisti scozzesi, i quali ultimi avevano proclamato re il figlio di Carlo, minacciavano i confini. Cromwell marciò prima contro gli Irlandesi poi contro gli Scozzesi e sconfisse gli uni e gli altri. Tornato a Londra nel 1653, sciolse il Lungo Parlamento e, dopo la brevissima parentesi di un altro Parlamento nominato dalle Chiese indipendenti,  e che si dissolse spontaneamente, fece compilare una nuova Costituzione, detta Strumento di governo.
Questa stabiliva la creazione di un Lord protettore, assistito dal Consiglio di Stato; il potere Legislativo era affidato al Parlamento, prima composto della sola Camera dei Comuni, alla quale, però, fu ben presto aggiunta quella dei Lords, per cercare di far aderire la nobiltà nuovo regime. Ogni misura votata dal Parlamento era legale, purché non fosse in contrasto con le leggi fondamentali della repubblica. Furono sanciti l’insegnamento gratuito, il voto segreto, il suffragio femminile, e la libertà di stampa. Tutti provvedimenti che precorrevano i tempi e che rimasero lettera morta per il cattivo funzionamento anche di questo Parlamento. Infatti, i vecchi nobili sdegnarono di farne parte e quelli creati appositamente dal Cromwell nella sua qualità di Lord protettore non furono considerati legittimi.

Dominato dai borghesi, il nuovo governo si adoperò a tutelare gli interessi della borghesia. Già nel 1651, con la proclamazione dell’Atto di navigazione, era stato proibito di portare merci in Inghilterra con navi che non fossero inglesi. Questa misura favorì molto il commercio marittimo inglese e danneggiò Olanda e la Spagna, che ricorsero alle armi; ma furono sconfitte.

La potenza inglese era quindi all’apogeo quando Cromwell, nel 1658, venne a morte. Noi possiamo considerare terminata con lui la prima fase della rivoluzione inglese, quella delle teste rotonde, che svolsero nei confronti della borghesia inglese la medesima funzione svolta più tardi dai giacobini nei confronti della borghesia francese. Dopo Cromwell ci fu un periodo di riflusso che durò esattamente trent’anni. Lo sostituì infatti, per brevissimo tempo, il figlio Riccardo: poi tornarono sul trono gli Stuart nei quali la borghesia sperava di trovare la stabilità delle proprie conquiste. Ma gli Stuart nulla avevano imparato e non avevano perduto il loro spirito assolutista, nè i costumi corrotti e la simpatia verso il papismo. Intorno a loro si raggruppò il partito conservatore (tory), aspramente combattuto dal liberale (whig). Quest’ultimo, alla fine, ebbe il sopravvento, e nel 1688, dopo un’incruenta rivoluzione che gli storiografi borghesi chiamavano gloriosa, gli Stuart furono ancora una volta cacciati ed ebbe inizio la monarchia costituzionale.

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