FILOSOFIA DEL RINASCIMENTO – LA MISTICA PROTESTANTE – LA CONTRORIFORMA

La Chiesa trionfante schiaccia l’eresia
Sullo sfondo del Concilio di Trento (1588)
Dipinto di Pasquale Cati

LA MISTICA PROTESTANTE

Come sempre, il formarsi delle nuove rigide ortodossie determinò il sorgere di eretici. Il fervore intimo della immediata esperienza religiosa trova le sue espressioni più fresche e più ricche di germi nuovi negli scritti di alcuni mistici specialmente tedeschi (1). La Bibbia é per essi un complesso di raffigurazioni simboliche, obiettivanti – in fatti storici, accaduti una volta per sempre nel tempo – processi che eternamente si rinnovano in seno all’umanità, e nel cuore dell’universo, perché immanenti alla vita spirituale. Eterna e continua la creazione del mondo da parte di Dio, ossia l’attività, formatrice e conservatrice delle cose; eterna la caduta di Adamo, nel sempre nascente egoismo di ogni individuo, come eterna l’incarnazione del Cristo in quella luce naturale di bene che splende alla coscienza di ogni uomo che viene in questo mondo; eterno e universale – non dunque limitato a una piccola schiera di eletti arbitrariamente predestinati – il processo di giustificazione per mezzo della fede, la quale é insieme grazia da parte di Dio e libero atteggiamento del volere verso il suo Bene, da parte dell’uomo (Sebastian Franck).

E, conforme alla più schietta tradizione mistica, è l’aspetto soggettivo e interiore del processo di rigenerazione
quello che viene messo particolarmente in luce. E anzi si tende ad accentrare la più intima vita della realtà universale nella vita interiore dell’uomo: qualcuno di questi mistici (Valentin Weigel) svolge così l’antico motivo (caro anche ai neoplatonici fiorentini), che, poichè l’uomo accoglie in sè tutto l’universo – il divino, l’angelico e il terrestre -, tutto egli comprende, comprendendo se stesso: conosce Dio, in quanto  conosce il mondo – l’angelico e il terrestre – in quanto egli stesso è mondo. E viceversa nella realtà universale, e quindi in Dio stesso, dobbiamo ritrovare come nel suo principio primo tutto ciò che é caratteristico della vita interiore dell’uomo, e in primo luogo la dualità di Bene o Male che è nel centro di questa. Sono motivi che troveranno  poi, come vedremo, il più largo sviluppo nell’ampia sinfonia teosofica di Jacob Böhme.

LA CONTRORIFORMA

Il movimento protestante riuscì a strappare al Cattolicesimo la maggior parte dei popoli di razza anglosassone: ma non fece nel mondo latino molti proseliti. Quivi anzi la Chiesa cattolica, scossa dalla grave mutilazione subita, sentì il pericolo che l’ondata rivoluzionaria si allargasse e la travolgesse, e corse ai rimedi.
Diede mano con tutte le energie a un’opera di riorganizzazione interiore di sé stessa, instaurando l’autorità e la disciplina più rigida. È la Controriforma, culminante nel Concilio di Trento (1545-1563) e nella istituzione dell’Ordine dei Gesuiti (1534). Le conseguenze di questa reazione cominciarono a farsi sentire largamente e intensamente proprio quando le energie spirituali che avevano prodotto il Rinascimento si andavano esaurendo. Sicché del ristagno di pensiero che, specie in Italia, si ebbe dopo la magnifica fioritura del ’500, è difficile stabilire quanta parte sia dovuta a questo naturale esaurimento di forze spirituali, e quanto alle inevitabili restrizioni e coercizioni derivanti dall’irrigidirsi della Chiesa nelle sue forme dottrinarie tradizionali.

Come accade di tutte le reazioni, specialmente quando queste vengono compiute d’autorità, la preoccupazione d’allvare  alcuni valori minacciati dal movimento contro cui si vuol reagire, finisce con l’intaccare o distruggere valori opposti altrettanto essenziali alla vita dello spirito. Così – in opposizione al frantumarsi e dissolversi della vita spirituale derivante dalla tendenza all’estremo individualismo, congenita alla Riforma –  la Chiesa riaffermò il valore della tradizione storica e della disciplina sociale e in genere di tutte quelle forze che costituiscono il tessuto connettivo della vita associata. – E di contro all’infeudamento della società religiosa al potere politico –  compiutosi nelle Chiese protestanti – è merito della Controriforma cattolica aver tenuto fermo il principio dell’autonomia della vita religiosa di fronte allo Stato. – Ed è caratteristica inoltre, nel Cattolicismo della Controriforma, l’accentuazione di una condiscendente indulgenza per le ineliminabili debolezze umane, ma sapiente adattamento dell’ideale etico-religioso alla realtà della natura e della storia, come mezzo per una graduale elevazione di questa a quello. Una chiarità più serena e diffusa nella visione della vita, un più sano equilibrio umano vien contrapposto al fosco rigorismo e al senso tragico e angoscioso derivante dal peccato, proprio della concezione protestante.

Ma, d’altra parte, reagendo al principio protestante della. giustificazione per mezzo della fede, la Controriforma fu portata ad esagerare l’importanza dell’aspetto esteriore degli atti cultuali, ad accentuare quel che vi é in essi di meccanico e quantitativo: stimolo, questo, a estendere in superficie piuttosto che in profondità la vita religiosa, a parere piuttosto che a essere pii. – Similmente dai Gesuiti fu instaurata nella morale la casistica, ossia l’esame dei singoli “casi” di azioni umane e delle ragioni particolari giustificanti il giudizio di approvazione o disapprovazione morale di ognuno di essi.

(1) Fra i mistici di questo indirizzo cito particolarmente Sebastian Franck (1500-1545), autore di Paradoxa, uno degli spiriti a cui più deve la filosofia religiosa tedesca anche dell’età posteriore; e Valentin Weigel (1553-1588) che inquadra la dottrina della fede nella dottrina teosofica della natura.

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