PINK FLOYD – La storia del rock

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Non è facile liquidare in poche righe uno dei gruppi fondamentali nella storia del rock  e il lavoro di quattro musicisti sempre improntato ad un’intelligente ricerca sonora: con i Pink Floyd ci troviamo di fronte ad un fenomeno unico e irripetibile nel campo della musica moderna, che ho lasciato una traccia indelebile lungo tutti gli anni ’70-’80
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II nucleo originale del gruppo era formato da Syd Barrett, chitarra…, Roger Waters, basso…, Nick Mason, batteria…, e Richard Wright, tastiere.
Con questa formazione nacquero ufficialmente nel 1964 i Pink Floyd, dediti nei primi tempi ad un classico repertorio rhythm & blues (siamo in pieno epoca beat) nei clubs londinesi, e in seguito approdati a forme musicali più sperimentali, volute soprattutto dal Ieader Barrett.

Fu nel ’66 che il gruppo prese ad esibirsi accompagnato da proiezioni di diapositive, con suoni iperamplificati e canzoni lunghissime.
L’esordio discografico dei Pink Floyd avvenne col 45 giri Arnold Layne, seguito a breve distanza da un secondo singolo, See Emily Play: entrambi usciti dalla penna di Syd Barrett, si piazzarono più che discretamente nelle classifiche inglesi.
Nello stesso anno (1967) usciva anche il primo album, The Piper At The Gates Of Dawn, un’esplosiva miscela di rock, jazz progressivo, blues sperimentale e musica elettronica che lasciò tutti a bocca aperta per le sue originalissime soluzioni sonore, forse il parto più sconvolgente della mente già malata di Barrett.
Dopo questo disco infatti il buon Syd, coinvolto in modo sempre più pesante in acidi e LSD, lasciò il gruppo per finire in clinica psichiatrica. Ne riemerse solo due anni dopo: il tempo di incidere due dischi solistici insieme agli ex compagni e non se ne seppe più nulla.
Dave Gilmour fu il chitarrista chiamato a prendere il suo posto e insieme a lui i Pink Floyd prepararono il secondo album, quel A Saucerful Of Secrets, vero e proprio manifesto della psichedelia che rivelava in Roger Waters il degno sostituto del geniaccio folle di Barrett.
Fu a questo punto (siamo nel ’68) che il gruppo divenne relativamente famoso per i suoi shows, altamente spettacolari per via degli speciali effetti sonori e di luci.
Quando uscì Ummagumma, nel ’69, fu subito definito l’ellepì underground dell’anno, divenendo in breve un successo in tutto Europa. Composto da due dischi, il primo interamente dal vivo e il secondo diviso in quattro parti, realizzate ognuna da ogni singolo componente del gruppo, chiudeva la trilogia degli albums “sperimentali”.
Fu però con Atom Heart Mother, il famoso disco con lo mucca in copertina, che i Pink Floyd raggiunsero risonanza mondiale: era una vera e propria opera rock, con tanto di cori e orchestra, che occupava un’intera facciata del disco.
I quattro cominciarono a venir chiamati “maestri”.
Dopo aver raggiunto simili livelli espressivi, era fatale che i successivi Meddle e Obscured By Clouds (colonna sonora del film “La Vallée”) non rispondessero alle aspettative di critica e pubblico, anche se si poteva notare Io sforzo del gruppo nell’uscire dalla pomposità che aveva caratterizzato Atom.
II colpo d’ala doveva venire con Dark Side Of The Moon, l’album più apprezzato e venduto in assoluto dei Pink Floyd, composto da un’unica lunga suite molto orecchiabile e pressoché perfetta: la psichedelia di Ummagumma e la maestosità di Atom Heart Mother sono ormai ricordi lontani. Il successo enorme di questo LP, presente per anni nelle classifiche di mezzo mondo, ha condizionato in modo abbastanza vistoso le due opere seguenti, Wish You Were Here del ’75 e Animals del ’77, due classici dischi di transizione.
Nel ’79, a conferma del fatto che dopo ogni stasi creativo i quattro musicisti inglesi sono capaci di tirar fuori un capolavoro, ecco The Wall, un’opera altamente ambiziosa che si affaccia sugli anni ’80 con Ia stessa prepotenza con cui Atom Heart Mother aveva aperto i ’70.
Da The Wall è stato fatto anche un film: Alan Parker, il regista di “Fame” e di “Shoot At The Moon”, seguendo la sceneggiatura di Waters è riuscito a darci un concentrato di immagini significative sullo storia di una rockstar col cervello o brandelli, un po’ il caso di un certo Syd Barrett…
E a questo punto, dai Pink Floyd ci si poteva aspettare di tutto, ma  nel 1985 Waters abbandona il gruppo e i membri rimanenti pubblicano successivamente altri due album di studio: A Momentary Lapse of Reason e The Division Bell.
La formazione cessa la propria attività nel 1995, sciogliendosi definitivamente nel 2006, quando Gilmour nega ufficialmente la possibilità di una riunione.
Nel 2008, con la morte di Wright, si spengono di fatto le speranze dei fan di rivedere la band dal vivo con tutti e quattro i componenti al completo.
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Logo ufficiale

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FORMAZIONE DEI PINK FLOYD

Syd Barrett – chitarre, voce (1965-1968)

Nick Mason – batteria, percussioni (1965-1995, 2005)

Roger Waters – basso elettrico, voce, cori; chitarra acustica (1965-1985, 2005)

Rick Wright – tastiere, pianoforte, organo, voce; sintetizzatore, cori (1965-1979, 1987-1995, 2005)

David Gilmour – chitarra solista, voce, cori; steel guitar, slide guitar, chitarra acustica (1968-1995, 2005)

DISCOGRAFIA

1967 – The Piper at the Gates of Dawn
1968 – A Saucerful of Secrets
1969 – Soundtrack from the Film More
1969 – Ummagumma (primo disco)
1969 – Ummagumma (secondo disco)
1970 – Atom Heart Mother
1971 – Meddle
1972 – Obscured by Clouds
1973 – The Dark Side of the Moon
1975 – Wish You Were Here
1977 – Animals
1979 – The Wall
1983 – The Final Cut
1987 – A Momentary Lapse of Reason
1988 – Delicate Sound of Thunder
1994 – The Division Bell

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