LA DONNA RUSSA

Contadina in costume tradizionale, di Ivan Kulikov (1912)

LA DONNA RUSSA

In pochi campi come nel costume e nella storia dei popoli si generalizza, implacabilmente, da secoli. Ogni paese con i relativi abitanti è stato “classificato” con una definizione generica e bravo chi riesce a cambiarla. Passano i secoli, le cose mutano, ma le Francesi sono sempre “tutto pepe”, le Italiane sentimentali, le Giapponesi riservate e dolci, le Americane dispotiche, le Scandinave, e le Nordiche in genere, tali da meritare l’appellativo di “ghiaccio bollente”. E naturalmente anche le donne russe sono state classificate in blocco: esse sono le “proletarie per eccellenza”. Inchiodate al ruolo di lavoratrici rudi e instancabili, immortalate da monumenti che le rappresentano in atto di brandire una vanga o di mettersi in marcia verso un avvenire più o meno luminoso e vicino, sembrano ormai destinate a essere unicamente oggetto di esaltazione o di ironia.
A questo punto è lecito porsi almeno una domanda: è mai possibile che nel volgere di un paio di generazioni le discendenti delle dame e delle contadine che ispirarono artisti, letterati, poeti siano mutate al punto da ispirare solo bozzetti di fabbriche o di aziende agricole? Vediamo quale è la risposta più esatta a questa domanda e di conseguenza vediamo come è la donna russa nel duemila.

UN MONDO DI DONNE

La maggior parte delle interviste o dei “servizi giornalistici” che vengono compiuti sulla Russia di oggi sono svolti nelle grandi città. Mosca, San Pietroburgo, Nižni Novgorod, Samara, Perm, Volgograd, sono state fotografate mille volte, i loro abitanti sono stati descritti fino alla monotonia. E fra gli abitanti le donne hanno sempre avuto un posto d’onore: ora si trattava della conducente di un tram o di una addetta alla Nettezza Urbana; un’altra volta era il turno di una ballerina dell’Opera o di una dottoressa in medicina o di una studentessa del Poli-tecnico, infine non mancava mai la madre di famiglia, operaia in una fabbrica di trattori, o la contadina responsabile dell’andamento di un intero “kolkos” o fattoria collettiva.
Eppure questa che potrebbe sembrarci una deformazione di comodo, risponde invece a verità: la Russia, più di qualsiasi altra nazione europea, dipende dalle donne nel senso che a esse è affidata gran parte del funzionamento dell’intero paese; durante l’ultima guerra, mentre migliaia di uomini erano sotto le armi, le donne russe vennero chiamate a occupare i posti lasciati vuoti dagli uomini e assolsero tanto bene i vari compiti da conquistare di fatto una perfetta parità con gli uomini.
Per chi ama le cifre ecco delle statistiche sbalorditive: settecentomila donne ingegneri; il 75% dei medici, il 40% degli specialisti agricoli, il 45% dei dipendenti dell’industria è composto di donne: e percentuali simili si trovano in ogni settore della vita pubblica.
Sembrerebbe allora giusto immaginare la donna russa priva di ogni femminilità e tramutata in una specie di… macchina efficientissima, addetta alla produzione, non importa se nel campo della maternità o del raccolto delle barbabietole; ma l’ironia è troppo facile e falsa: pur essendo una lavoratrice altamente specializzata, la donna russa è una creatura ricca di sensibilità, di tenerezza, di femminilità quanto le donne occidentali e talvolta anche più di loro.

DONNA, CAMERATA, COMPAGNA 

La giornata della donna russa comincia sempre presto: sia che viva in città sia che viva in campagna, soprattutto se è una madre di famiglia, essa deve alzarsi per prima e preparare una sostanziosa colazione al marito e ai figli. Come in molti paesi occidentali, la colazione del mattino è un pasto importante, dato che il più delle volte l’intervallo delle tredici permette soltanto di mangiare un panino e di bere una tazza di tè. Questa prima colazione ricorda molto il breakfast degli anglosassoni, ma i piatti della cucina russa sono, naturalmente, diversi: il primo piatto è costituito da una zuppa che può essere di vario genere (per esempio di cavoli e rape rosse, di avena e spezie; quindi un piatto di carne o di salsicce, pane a grosse fette e l’ottimo tè preparato con il tradizionale samovar. Finita la colazione la famiglia esce di casa: i genitori si recano in fabbrica, in ufficio o nei campi, i figli a scuola, con la loro divisa. Se sono ancora troppo piccoli per la scuola e se manca la nonna che possa occuparsi di loro (in Russia le nonne hanno un compito ben preciso: badare ai nipotini e allevarli con la stessa cura con cui hanno allevato i figli; in altre parole la professione di “nonna” è stata pianificata in omaggio all’unità della famiglia), la mamma li accompagna all’asilo statale dove i bimbi vengono affidati a maestre d’asilo fino alle 5 del pomeriggio, vale a dire fino all’ora in cui uffici e fabbriche si chiudono in tutto il paese. Dalle cinque alle sei i lavoratori affollano strade e negozi, quindi. tornano a casa: il pasto della sera riunisce ancora una volta la famiglia. Sebbene la cucina russa sia ricchissima di piatti deliziosi ed elaborati, oggi in Russia si mangia male, lo dicono gli occidentali e lo ammettono gli stessi Russi, ma la colpa non è certo delle donne. Saporiti sono i piatti di carne come il “basturma”, una specie di carne farcita, cotta in grandi foglie di vite o come il pollo “tabaka”, una specie di pollo alla cacciatora ma più saporito. Quando ci si può permettere il piccolo lusso di un crostino al caviale, è quasi d’obbligo aprire anche una bottiglia di vino (e in Russia il vino, prodotto sul Mar Nero, è sempre genuino).
Anche per la donna russa, come per quasi tutte le donne del mondo, esiste la crisi delle domestiche; con il passare degli anni va scomparendo la categoria delle vedove senza pensione e delle ragazze che, volendo evitare il lavoro nelle fabbriche o nei campi, preferiscono andare a servizio presso una famiglia. D’altronde le famiglie che possono permettersi una domestica sono poche e questo non solo per una questione di spesa, ma soprattutto per un motivo di spazio. La famosa coabitazione di cui tutti abbiamo letto o sentito parlare, esiste veramente e costituisce una delle principali preoccupazioni della società proletaria russa.
Forse proprio a questa mancanza di spazio, e quindi di intimità, va imputato il fatto che la donna russa tende sempre più a sostituire per molte ore della sua giornata il proprio ruolo di moglie o di madre con quello di collega o di compagna. Solo lavorando sodo e salendo i gradini delle gerarchie sociali, si può sperare di conquistare un appartamentino tutto per sé.
Un’allieva della scuola di arte drammatica spera di far carriera e di ottenere pubblici riconoscimenti anche per avere diritto a pochi metri quadrati da non dividere con nessuno.
Uno scrittore, in quanto svolge un tipo particolare di attività utile allo Stato, ha diritto alla quiete di un appartamento tutto suo. Un impiegato, un operaio, uno studente invece devono accontentarsi di dividere tre locali e i servizi con un’altra famiglia, senza poter accampare diritti di solitudine.

MODELLI E SARTINE

Un altro aspetto della vita femminile russa è la moda o meglio il modo di vestire delle donne. Fra le due cose c’è una certa differenza: la moda russa è in difficoltà ultimamente, mentre naturalmente le donne russe si vestono. Forse il verbo “vestirsi” dovrebbe essere sostituito da “coprirsi” per- ché questo infatti sembra essere lo scopo principale degli abiti che esse indossano. Tuttavia. una giustificazione a questa mancanza di abiti eleganti forse si può trovare nel fatto che a 25°-30° sotto zero, col vento che penetra attraverso ogni più piccola fessura e la neve che arriva al ginocchio la moda passa in seconda linea: l’importante in quei momenti è evitare un congelamento. Quando poi il sole comincia a far capolino la situazione migliora di poco: infatti comincia il disgelo e bisogna difendersi dall’acqua prodotta dallo scioglimento della neve. Col caldo dell’estate infine arriva la buona stagione e allora l’importante è godere il tempo buono e tutto il resto passa in seconda linea. Comunque la donna russa ha dimostrato, negli anni precedenti all’invasione dell’Ucraina, un nuovo interesse ai problemi dell’abbigliamento, così a Mosca vengono spesso organizzate sfilate di moda con la partecipazione anche di Case europee e non poche indossatrici hanno presentato modelli veramente belli ed eleganti ottenendo un grandissimo successo. A differenza di quanto accade nei nostri paesi, è permesso  a tutti quelli che assistono a queste sfilate di copiare modelli, quindi le donne russe vi si recano munite di carboncini e di album da disegno ed è curioso vedere tutte queste donne che disegnano o scarabocchiano: il risultato dei loro schizzi servirà da modello a qualche volonterosa sartina che per poche migliaia di lire taglierà e cucirà il modello.

MUSICA PER UN GIORNO DI NOZZE

Non è la marcia nuziale di Mendelssohn, ma solo un onesto motivo popolare (cori della steppa o canti di battellieri sono ugualmente bene accetti) quello che sottolinea le parole dell’assessore delegato al matrimonio, allorché sancisce il vincolo matrimoniale “in nome del popolo”. Di solito questo assessore è una donna coadiuvata da una segretaria e da una assistente sociale che garantisce il perfetto svolgimento della cerimonia. Stando alle solite statistiche gli sposi sono nella maggioranza dei casi giovani (studenti, operai, contadini che, giunti alle soglie della laurea o di un impiego, preferiscono sposarsi per essere certi di ottenere un lavoro che permetta loro di vivere nella stessa città e una abitazione in comune).
In due sarà certo più facile mettere su casa e comprare i primi mobili e gli oggetti più necessari. Insomma la loro vita non ha assolutamente nulla di diverso da quella di milioni di altre giovani coppie: le stesse preoccupazioni, ma anche gli stessi sogni e gli stessi desideri.
Ogni tanto ci si riunisce fra vecchi compagni di scuola (vecchi per modo di dire, naturalmente) e si organizza qualcosa: qualche disco di jazz, qualche bottiglia di vodka, molta allegria e molto frastuono ed ecco che subito gli anziani scuotono il capo e parlano di gioventù bruciata.
I divertimenti sono meno clamorosi e insulsi dei nostri: tra gli svaghi un posto di primissimo piano spetta alla lettura; seguono la musica, le visite ai musei e alle gallerie, gli scacchi (i Russi sono fanatici scacchisti) e gli sports. I Russi, e in particolare le donne, amano molto leggere, recarsi ai concerti, visitare gallerie d’arte. In tutta la Russia vi sono quasi mille musei e centoquarantamila biblioteche popolari. I libri si stampano, si vendono e si leggono a milioni di copie ed è pressoché sconosciuta l’abitudine di comprare le biblioteche a mq. tanto per arredare la casa con i libri “che sono noiosi ma stanno così bene alle pareti!”.
La nuova generazione è protesa alla ricerca della cultura, ma non per questo ne falsa gli scopi e ne svaluta il significato: leggere, istruirsi, conoscere il più possibile di tutto e di tutti è l’unico, vero modo di elevarsi.
A questo punto sembrerebbe inevitabile porsi la solita domanda conclusiva: è felice la donna russa? È una domanda assurda in ogni caso, ma in questo è quasi impossibile dare una risposta perché mancano i termini comuni con cui si valuta la felicità.
Se consideriamo la sua vita dal nostro punto di vista, non troviamo certamente elementi, sufficienti per dire che è felice: ma non dobbiamo dimenticare che, in fondo, la donna russa degli anni passati era forse l’unica, vera pioniera del tempo. Quindi, come tutti i pionieri; avrà la felicità che deriva dalla scoperta dell’ignoto.  Se poi quella felicità sia sufficiente a una donna, questo, in coscienza, nessuno può dirlo.

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