BE-BOP – Il ritorno alle origini del jazz?

Tutti sappiamo che il jazz, alle sue origini, fu espressione di rivolta della gente negra d’America. Premesso questo, qual’è il significato della nuova forma di jazz, il be-bop?

Prima di rispondere a questa domanda, sarà utile vedere, in breve, quali erano le condizioni dei negri negli Stati Uniti negli anni sessanta del secolo scorso.

Esiste ancora forte il razzismo, tuttavia molti negri sono riusciti ad aprirsi la strada, raggiungendo alcune cariche importanti, molto importanti. Ma è appunto questo contrasto, tra una più rafforzata coscienza dei propri diritti e la mantenuta distanza razziale che ha portato a una distinzione nella mentalità degli stessi negri. Distinzione che si riscontra anche nel jazz, non appena questa musica cominciò a conquistare gli Stati Uniti.

È del 1921 circa la nascita del charleston, la prima danza di derivazione jazz. E allora anche il sentimento più puro del jazz, anche la voce più sincera di una tradizione di schiavitù e di sofferenza, non fu più che una parvenza.
Il jazz, che prese il nome di swing, si ridusse a divertimento; venuta a mancare una profonda esigenza espressiva, cedette spesso a forme più melodiche, più sdolcinate e cantate; il jazz fu sostituito dalla melodia, dalla canzone, così sorsero numerosi gli “arrangiatori” e le grosse orchestre.
Ma non tutti gli artisti si lasciarono corrompere: i più grandi non tradirono il loro sentimento, nè la loro razza.
Duke Ellington ebbe a dire: “Sono fiero di essere negro”, e veniva da una famiglia agiata. Fu lui che cantò New Orleans; nacquero i primi, vivissimi arrangiamenti, più tardi le opere di struttura sinfonica che cantavano la vita di un popolo schiavo, e ne riproponevano i temi più sinceri. Perchè in lui, e nel più grande musicista che lavorò nella sua orchestra, Johnny Hodges, l’arte fu sempre espressione lirica di una sentita esigenza sociale.
E tale fu il significato della musica più valida che nacque in quel decennio, la musica di EllingtonHawkinsLester Young.
Su Lester Young la critica si è soffermata riconoscendolo all’unanimità come precursore del be-bop e del cool jazz. Ma se chiedete a molti di questi signori perchè, vi rispondono: per la sua maniera di suonare giù calma, più “relaxed”, rilassata, e perchè aveva una sonorità più ferma e cristallina.
  
 Charlie Parker e Miles Davis (p.d.)
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In realtà Young, più degli altri, espose in una forma più calma e distesa la nuova coscienza dei negri; la sua musica è quella di un offeso che va al di là dell’offesa, che è consciamente al di sopra di chi lo ha umiliato; nella sua intimità, ancora aperta a gridi di passionalità, è un canto dolcissima e di perdono.
Dalla sua musica, dal suo messaggio, all’infuori di ogni formalismo, nacque il jazz moderno, il be-bop.
Nacque verso l’anno 1942 il be-bop, in un locale di New York, il Minton’s, dove si riunivano i più moderni musicisti negri, a tarda notte, dopo il lavoro nelle sale da ballo. Un piccolo gruppo di musicisti: Charlie ChristianDizzy GillespieCharlie ParkerThelonious MonkMiles Davis, per citare i maggiori.
Si venne formando, così, un nuovo linguaggio, si arrivò a nuove risoluzioni armoniche, alla rottura di schemi tradizionali consacrati dalla “Swing-era”, allo spezzamento del ritmo. Nel be-bop si affermarono quei valori armonici dai quali scaturì tutto il jazz moderno.
Tuttavia è necessario chiarire che questa reazione si manifestò e si chiarì in forme e tendenze assai diverse.
Molti musicisti, tra i più sensibili, hanno poi, ceduto: si è sempre più venuto formando nel loro animo un senso di rassegnazione, di passività. Lo testimonia un noto impresario americano che, appunto per questa sua professione, conosce da vicino musicisti bianchi e negri, Norman Granz, che in un’intervista concessa durante una sua tournée in Italia, alla rivista Musica Jazz, diceva che diversi musicisti negri che erano con lui non provavano nessun interesse alla città, in cui si trovavano, fosse Milano o Parigi, e che nemmeno preferivano l’Europa all’America per il maggior rispetto che qui trovavano, perchè accettavano la discriminazione razziale come una fatalità.
Ma un musicista, del gruppo del Mirnton’s, ha conservato sempre una freschezza e un’umanità al di là di ogni formalismo o passività: Charlie Parker.
È soprattutto in Parker che si avverte la protesta, il rancore celato nel grido individuale.

E qui sono da ricordare “All the things you are”…, “Perdido”…, “Salted peanuts”, incisi nel 1953.

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Thelonious Monk, Minton's Playhouse, New York, N.Y., ca. Sept. 1947 (William P. Gottlieb 06191).jpg
Thelonious Monk (p.d)
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