BE-BOP – Porta Aperta al Jazz

Durante la grande guerra antifascista, e già durante l’era Roosevelt del “New Deal”, l’emancipazione del popolo di colore statunitense era in parte facilitata per ben determinati motivi. La borghesia negra, infatti, era capace, sul piano economico e culturale di arrivare a posizioni dalle quali era esclusa anteriormente. Un grande progresso sembrava possibile nel caso di una vittoria delle forze democratiche sul fascismo e la reazione.
Questo era il clima nel quale si creava il be-bop.
Ma questo spirito di attesa, di speranza in un progresso, che accompagnava la guerra antifascista, non era proprio soltanto del popolo di colore degli Stati Uniti. Tutta la nazione era pervasa da questo spirito, e gli elementi più avanzati del popolo, bianco e di colore, lavoratori, agricoltori, intellettuali si univano nel Partito Progressivo. I circoli reazionari degli Stati Uniti, però, vedendo in ciò un grave pericolo, passavano presto al contrattacco. Un contrattacco abile, basato sull’astuzia, sulla corruzione.

Nel caso del be-bop, per esempio, i critici asserviti ai monopoli condannavano questo nuovo tipo di jazz come una cosa poco seria, mentre il monopolio dei dischi ne boicottava le incisioni. Allo stesso tempo, musicisti reazionari, sempre alla caccia del ‘nuovo’, del ‘rivoluzionario’, del ‘coraggioso’ scoprivano il be-bop. Ma lo svuotavano del suo contenuto, e lo riducevano esclusivamente alla sua forma. Il loro era, ed è, un suonare intellettualistico nel vuoto.
Iniziato dunque questo “svuotamento”, l’atteggiamento dei critici e delle grandi compagnie di dischi cambiava. Critiche entusiastiche del ‘nuovo’, ‘progressivo’, ‘rivoluzionario’ be-bop apparivano nei giornali di cultura e perfino nel rotocalchi a grande tiratura, e il monopolio dei dischi apriva le sue porte a quei musicisti che si acconciavano a suonare questo be-bop corrotto. Un’ondata crescente, di pubblicità creava nella mente del pubblico l’idea che il be-bop fosse un fatto musicale positivo, ma che era necessario superare la fase infantile come essi dicevano, la fase, cioè, “progressiva”.
     
Art Blakey – The Messengers
Così per coloro che insistevano nel suonare il be-bop originale, quello che riflette emozioni, idee, sentimenti della società negra americana, divenne sempre più difficile trovare da lavorare.
Così Art Blakey del complesso The Messengers diceva ai suoi ascoltatori:
“Questo posto (la ‘Open Door’ – ‘Porta Aperta – di New York) è l’unico in città dove ci si permette di suonare il nostro genere di jazz moderno progressivo.
Per questo domandiamo a voi, cui piace questa musica, dà permetterci di continuare, venendo qui spesso”.
  
 Oscar Peterson 
Una cosa importante da considerare è poi questa: la forma corrotta del be-bop, spesso, non è più musica negra nel senso proprio. Pochi sono i negri che si vedono nei locali dove questa musica è suonata. E ci sono dei negri che suonano il be-bop corrotto, i quali veramente non sono più ‘negri’: Oscar Peterson, per esempio, non è cresciuto in una società di colore tipica. È cresciuto nel Canada, dove non c’è una società negra vigorosa come negli Stati Uniti, assorbendo pressappoco esclusivamente cultura bianca. Altri, spesso di grande talento, sono completamente corrotti dall’uso di narcotici. Questo vizio sembra essere piuttosto comune e accetto. Certo non è un segreto. Mi ricordo di suonatori che, annunciando una pausa, dicevano: “Ci scusino per due minuti”, riferendosi al tempo necessario… per drogarsi.
Se nell’ambiente della gente di colore non si suona il tipo decadente di be-bop, non si sente nemmeno il be-bop genuino, in senso esclusivo.
In realtà, non è affatto vero che dopo lo swing non ci sia che il be-bop.
Durante gli anni cinquanta, come accadeva già prima, il popolo di colore americano ha sviluppato una forma di jazz che è estremamente popolare, perchè riflette la vita quotidiana del negro del temo, malinconia, gioia, problemi, la vita. Mi ricordo di una canzone sul comprare a rate. Vi si parla del fascino della reclame: “Niente al momento, tre anni per pagare”.
Ebbene, questa musica deve esser sembrata così volgare ai critici che non la degnavano neanche dì un nome. Quando domando il nome di questa musica a qualcuno che se ne intende, mi sento rispondere: “Ah well – solamente jazz negro”.
     

 Verso la fine degli anni cinquanta del secolo scorso, una variazione di questa musica popolare del negro americano, con parole completamente senza senso e con effetti strumentali estremamente esagerati è diventata molto popolare fra giovani bianchi. Chiamano questa musica e il ballo che l’accompagna (Rock = movimento del corpo avanti- indietro-avanti…, Roll = movimento da parte a parte). Questa musica, è molto accetta dal monopolio dei dischi.

Per finire, si può dire questo: be-bop, quando non è corrotto, è un fatto positivo del popolo negro statunitense. Esso nasce sul terreno del folclore negro, e ne costituisce uno sviluppo: come tale, esso si affianca ad altre forme musicali, insieme alle quali costituisce un prezioso “corpus” vivente di folclore originale.
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