GIOVANNA DI CASTIGLIA detta LA PAZZA

In un limpido mattino dell’estate 1496, alcune navi spagnole salparono dalla costa meridionale della Spagna dirette alla volta delle Fiandre. Esse portavano Giovanna di Castiglia a incontrare il suo futuro sposo, Filippo d’Asburgo.
Un accorto calcolo politico aveva voluto che la terzogenita di Isabella la Cattolica e Ferdinando di Castiglia andasse sposa al principe d’Asburgo.

Giovanna aveva solo sedici anni e, abituata fin dalla più tenera età a seguire senza discutere i consigli della sua saggia madre, ancora una volta aveva assecondato i suoi desideri.
Al suo arrivo nei Paesi Bassi, la fanciulla ebbe la sgradevole sorpresa di trovare la corte pressoché deserta: il suo promesso sposo era lontano. Convocato dal padre, Massimiliano d’Austria, sul lago di Costanza, sarebbero trascorsi molti giorni prima del suo ritorno. Giovanna dovette quindi rassegnarsi ad attenderlo nel ritiro di un convento.
Una sera d’autunno l’arrivo di un gruppo di cavalieri, coperti di polvere e di sudore, venne a turbare il silenzio del monastero.
Uno di essi, appena sceso da cavallo, chiese di vedere la principessa spagnola.
Così avvenne l’incontro fra Filippo il Bello e Giovanna di Castiglia. La sera stessa il cappellano
del convento celebrò le nozze fra i due giovani.
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Giovanna e Filippo con la loro corte
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DECISA A DIFENDERE IL SUO AMORE

Giovanna non ignorava che al momento del suo matrimonio con Filippo aveva assunto nuove responsabilità politiche. Come spagnola, avrebbe potuto ereditare le corone di Castiglia e di Aragona (nel caso che i fratelli Juan e Isabella fossero morti prima di lei) e come moglie di Filippo era divenuta regina dei Paesi Bassi.
Alla morte di suo suocero sarebbe poi divenuta regina di Germania.
Questo significava che un giorno le loro due corone unite avrebbero potuto dominare l’Europa intera, se non il mondo. Tuttavia Giovanna, innamoratissima di Filippo, era ben decisa a non permettere che la politica ostacolasse la sua vita matrimoniale: se difendere i suoi diritti di regina avesse significato opporsi al marito e perdere il suo amore (la politica spesso richiedeva simili sacrifici) avrebbe preferito perdere tutto il resto pur di non rinunciare a lui.
Gli affari di Stato non avrebbero mai scavato un abisso fra lei e Filippo: questo era l’unico motivo per il quale si sarebbe battuta con tutte le sue energie.

PAZZA D’AMORE

Intanto i mesi passavano. La corrispondenza tra Giovanna e sua madre non era più cosi fitta come nei primi tempi e Isabella se ne impensierì.
E se Filippo fosse riuscito a volgerle contro la figlia?
E se il re di Francia fosse riuscito nel suo intento di assoggettarsi Filippo come alleato e vassallo?
Questi interrogativi esigevano, una risposta, e Isabella non era donna da rimandare una decisione, se questa andava presa.
Così, la coppia regale venne sollecitata a recarsi in Spagna: i reali volevano conoscere loro genero. L’arrivo dei due principi a Toledo segnò un nuovo punto a favore dei piani di Isabella, ma il vantaggio non durò a lungo.
La vita austera della corte spagnola annoiava Filippo, abituato a ben altro genere di divertimenti; inoltre i suoi disegni politici esigevano che egli si sottraesse all’influenza spagnola e ritornasse nei Paesi Bassi. Fu soprattutto per questo che improvvisamente il principe decise di partire e nessuna pressione esercitata da Giovanna su di lui valse a fargli cambiare idea. Peggio, i due sposi ebbero un furioso alterco al momento della separazione.
Filippo partì, incurante dello stato in cui si trovava la moglie, in attesa del suo terzo figlio, rifiutandosi di attendere che ella si fosse ristabilita per permetterle di seguirlo.
Fu allora, per la prima volta, che la mente di Giovanna vacillò. La romantica fanciulla, che aveva sognato solo una vita di amore e di gioia, si scontrò brutalmente con la dura realtà dei fatti. Filippo, suo marito, non si curava di lei quanto si curava delle proprie ambizioni; Filippo poteva vivere senza di lei, Filippo non l’amava più.
Assalita da dubbi, tormentata da una gelosia che si faceva sempre più furiosa, Giovanna trascorreva le sue lunghe, vuote giornate assorta in riflessioni angosciose. Seguiva la vita di Filippo passo passo, lo immaginava brillare alla corte fiamminga, circondato da belle dame, lo vedeva fra le braccia di donne che lo avrebbero amato, mentre lei era costretta a restargli lontana a causa del bimbo che doveva nascere e per il quale non aveva potuto affrontare il lungo viaggio fino in Fiandra.
Alla corte di Toledo si sussurrava già che Donna Giovanna stava diventando pazza, pazza d’amore.
La gelosia di Giovanna era veramente morbosa e neppure l’amore materno poteva distoglierla dall’idea che Filippo non l’amasse più.
In realtà Filippo, anche se lo avesse voluto, non avrebbe potuto abbandonare la moglie. Per la morte prematura dei suoi due fratelli, Giovanna era diventata l’erede di Isabella di Castiglia e di Ferdinando d’Aragona; e Filippo, come principe consorte, intravedeva la possibilità di regnare un giorno assieme a lei sulla Spagna.
Per questo motivo egli non aveva nessun interesse a ripudiare la moglie; anzi, a dissipare le voci di un malinteso sorto fra di loro; egli spedi una lettera da Bruxelles nella quale domandava alla moglie perché mai non lo avesse ancora raggiunto nei Paesi Bassi.
Sembrava avesse dimenticato la lite che avevano avuto al momento della partenza.
Giovanna, ricevendo questo messaggio, credette di impazzire di felicità e si dette freneticamente a preparare i bagagli, sebbene l’inverno sconsigliasse di intraprendere un viaggio tanto lungo.
Era ormai pronta a mettersi in cammino, quando la madre, che leggeva nella mente sconvolta della figlia, ordinò che le fosse impedito di uscire dal Castello di Medina. Fu allora che, improvvisa, la pazzia della principessa si manifestò in tutta la sua tragicità. Esasperata, Giovanna percosse, insultò quanti le stavano attorno; si scagliò contro le sbarre del ponte levatoio quasi a voler spezzare quelle inferriate che si ponevano fra lei e il suo Filippo. Infine, disperata, si accasciò nel cortile del castello e per quasi due giorni rifiutò di muoversi.
Fu solo nella primavera del 1506 che, vinti tutti gli ostacoli che le si frapponevano, poté infine raggiungere Filippo nei Paesi Bassi.
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Filippo d’Asburgo detto “il Bello”
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TRENTASEI ANNI DI AGONIA

Ma gli avvenimenti che seguirono dovevano riservare a Giovanna di Castiglia colpi ancora più duri: la sua vita aveva appena ricominciato a essere normale, quando le giunse la notizia della morte della madre Isabella.
Scomparsa la grande regina, la lotta per la successione al trono si scatenò tremenda tra Ferdinando, suo padre, e Filippo, principe consorte.
Giovanna stava fra di essi a unirli e a dividerli ed essi si valevano di lei in tutti i modi. Il padre arrivò ad accusarla pubblicamente di pazzia. In questo modo egli sperava di dimostrare che la figlia non era in grado di regnare al posto di Isabella; ma Filippo reagì imponendo alla moglie di rivendicare i diritti al trono di Castiglia, e di schierarsi quindi contro il padre.
Ma il destino volle che Filippo morisse dopo una breve malattia, e che Giovanna venisse riconosciuta regina di Castiglia. Tuttavia il prezzo che aveva pagato per il regno era troppo alto per lei: vedova a soli ventisei anni con sei figli da educare, la regina piombò nella più completa inerzia, dalla quale si riscuoteva solo per dare spettacolo di pazzia. La sua fantasia malata concepì una macabra messa in scena: il corpo di Filippo venne imbalsamato, rivestito dei suoi abiti più sontuosi e posto in una bara che la regina voleva sempre accanto a sé.
È facile comprendere come a questo punto il padre di Giovanna riuscisse ad avere buon gioco. Dietro suo ordine, la poveretta venne rinchiusa nel solitario castello di Tordesillas e le fu concesso solo di vedere dalla finestra la tomba dello sposo.
Da quel momento il mondo non udì più parlare di questa infelice e i suoi stessi figli preferirono dimenticarla.
Ben trentasei anni durò la lunga agonia di Giovanna la Pazza nella prigione di Tordesillas.
Col passare degli anni si ridusse a una larva umana; coperta di piaghe, era impossibile riconoscere in lei la giovanetta che era sbarcata piena di vita sulle spiagge della Fiandra e che con un solo sguardo dei suoi occhi profondi aveva ammaliato il principe Filippo.
La morte, giunta nel 1555, pose fine alla sua tormentata esistenza.