IO VORREI ESSERE LÀ – Luigi Tenco (Testo, commento e video)

IO VORREI ESSERE LÀ 

Luigi Tenco 

Io vorrei essere là
dove i soldati muoiono
senza sapere dove,
senza saper perché.
Vorrei essere là

per dire a quei soldati:
Chi mai coltiverà
domani il vostro campo?
Vorrei essere là, però
io non ci posso essere,
perché anche nel mio campo, qui,
c’è ancor tanto da fare…
 
Io vorrei essere là
dove i bambini imparano
che il mondo in cui viviamo
è tanto, tanto grande.
Vorrei essere là
per dire a quei bambini
che pura tanta gente
non ha un posto per vivere.
Vorrei essere là, però
lo non ci posso essere,
perché non ho trovato ancora
il mio posto nel mondo…
 
Io vorrei essere là
nella mia verde isola
ad inventare un mondo
fatto di sogni amici.
Vorrei essere là
per non dover difendere
giorno per giorno, sempre,
il mio diritto a vivere.
Vorrei essere là,
ma resto qui ad attendere,
perché anche qui, domani,
qualcosa cambierà.

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Fonte video: YouTube – Luigi Tenco

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Testo e musica di Luigi Tenco, cantautore del gruppo dei “genovesi” (Paoli, Bindi, Lauzi, De André), morto suicida a 27 anni durante un festival di Sanremo. L’urgenza di esprimere il proprio mondo interiore, di esprimerlo con autenticità e verità, fino alla sofferenza, accanto all’esigenza di esistere dal proprio mondo, di comunicare con la gente, di essere compreso e compreso dalla massa, Io avevano portato all’esistenza interno della torre di Babele che è l’industria della canzone di consumo. Dotato di squisita sensibilità, di do poetiche significative, di senso non banale, tu costretto a mercanteggiare le proprie canzoni, a scendere a compromessi avvilenti, a nascondere il meglio di se stesso:; tutto nell’attesa della fama, della possibilità di sentirsi interpretare di sentimenti, drammi, rabbie e tenerezze, disperazioni e cinismi della gente comune. Di fronte all’inevitabile fallimento del tentativo ci sarebbe voluta una volontà di ferro per ricominciare da capo, dando un calcio al proprio mondo. Luigi Tenco preferì cedere allo sconforto.

La canzone che qui si presenta è un’espressione interiore della fragilità del mondo di Tenco: “anche nel mio campo qui c’è ancor tanto da fare”, confessa, giustificando a se stesso il suo non “essere là”; ma poi, in uno sforzo di sincerità quasi brutale, ammette di restare “ad attendere”, non “a lottare”. La sconfitta è inevitabile.