AUTORITRATTO CON PELLICCIA – Albrecht Dürer

AUTORITRATTO CON PELLICCIA  (1500)
Albrecht Dürer (1471–1528)
Alte Pinakothek, Monaco
Tavola cm 67 x 49

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Questo, che Dürer dipinse all’età di 28 anni, è il più famoso dei suoi autoritratti e unico nel suo genere. Confrontandolo con quello realizzato due anni prima, che si trova al Prado di Madrid, si nota la sua posizione singolare. Nel quadro di Madrid Dürer appare come un giovane del suo tempo, consapevole e cosmopolita, vestito alla moda con nobile eleganza; dalla raffigurazione traspare l’orgogliosa espressione di consapevolezza del proprio ceto sociale di artista dell’epoca. Al contrario se si guarda l’autoritratto di Monaco, si nota subito che Dürer non voleva dare un’immagine realistica di sé, ma trasmettere un messaggio particolare, una confessione artistica. Il pittore appare in una rigida posa frontale con la testa dai lunghi capelli inscritta in un triangolo equilatero.
I lineamenti sono idealizzati; un’armonia, un equilibrio e una simmetria quasi perfetti dominano l’immagine. Tutto questo dona al quadro un carattere ieratico, un effetto sacrale; infatti la struttura geometrica della composizione veniva usata nel tardo Medioevo solo per le raffigurazioni di Cristo. Dürer si effigia allora intenzionalmente come Cristo, e ciò è confermato dalla posizione della mano sinistra che accenna ad un gesto benedicente, simile a quello del Salvator Mundi.
L’atto del1’artista non va inteso come una superba volontà di paragonarsi a Gesù, bensì all’Imitatío Chrísti , suggerita dalla chiesa protestante. L’arte aveva per Dürer un profondo significato religioso: la forza creativa del pittore era una forza data da Dio e lo metteva misticamente alla pari con il Creatore.

Ci sono diverse fonti scritte, fra il 1577 e il 1791, che testimoniano che il dipinto si trovava in quell’arco di tempo nel Municipio di Norimberga. Si racconta che, intorno al 1800, il quadro sia stato consegnato dal consiglio della città al pittore A.W. Küfner per copiarlo, e che quest’ultimo avrebbe spaccato la tavola in due facendo la copia sull’altra parte. Alla fine, si dice, che abbia consegnato la copia al consiglio e abbia venduto l’originale. Ma approfondite indagini sull’autoritratto di Dürer e sulle tre copie esistenti non hanno confermato questa ipotesi. Sicuro è solo che il quadro fu venduto dal consiglio di Norimberga alla città di Monaco nel 1805.

 

Dürer, un precursore

 

“Del Medioevo ha la fede, la forza confusa, il simbolismo oscuro e ricco, del Rinascimento l’inquietudine, il senso delle infinite prospettive che si aprono di fronte a spiriti superiori, la volontà instancabile di sapere […] E una specie di Cristo Sapiente che cerca la salvezza del mondo nello studio accanito dei suoi vari aspetti” (Elie Faure, Storia dell’arte, Vol. III).

Dopo quattro secoli la sua opera sembra ancora realizzare nel modo più completo il misticismo, le aspirazioni ideali dell’anima tedesca. I suoi contemporanei l’avevano capito ed egli ebbe tra le sue amicizie quelle con Lutero, il fondatore del Protestantesimo, e con Melanchton, che di lui, come uomo, scrisse: “Il minor merito di Dürer è il suo talento di artista”. Era anche molto legato a Raffaello il quale, sulle pareti del suo studio, conservava le riproduzioni dei dipinti più famosi di Dürer.

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AUTORITRATTO CON GUANTI (1498)
Albrecht Dürer (1471–1528)
Museo del Prado, Madrid
Olio su tavola cm 52 x 41

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