POCO – Anni Settanta

I Poco sono un gruppo musicale statunitense, possono essere considerati tra i pionieri del country rock californiano.

Nella vasta produzione Poco, tratto delle canzoni della mia cassetta musicale  da Legend in poi). Troviamo due pezzi da A Good Feeling To Know, l’album che vede ormai il perfetto inserimento nella formazione del chitarrista Paul Cotton e che viene caratterizzato da un sound pieno e maturo: la “title-track” più And Settlin’ Down, entrambe scritte da Richie Furay, che risentono in gran parte del retaggio Buffalo Springfield nella magia dei cori e nell’intreccio delle chitarre. I testi si rifanno ai classici sentimenti campestri e casalinghi del cow-boy lontano da casa, un po’ una costante in tutta la produzione del complesso.

Another Time Around invece è tratta da Cantamos, ed è, si può dire, uno dei pochi brani “duri” dell’album, con un riff di chitarra che conduce dall’inizio alla fine e la “steel” in sottofondo, mentre Skatin’, da Seven, è piacevole per il suo andamento discontinuo e il facile ritornello, opera del bassista Tim Schmit in una delle sue più piacevoli composizioni.

Anche Faith In The Families è tratta da Seven, e ci mostra il lato dolce di Cotton, in un’atmosfera sognata e rilassante quasi da America (il gruppo, si intende…).

Il piatto forte però è costituito da un “medley” dal vivo, che compare su Deliverin’, il “live” del 1*71 più indicativo dello stato di salute di un “team” affiatato e in perfetta forma: Just In Case It Happens, Yes Indeed / Grand Junction / consequently So Long. Dieci minuti di perfezione strumentale e di armonia vocali, con un inizio calmo che poi si dispiega nella parte centrale, dove parlano solo gli strumenti e giganteggia la “steel” di Rusty Young, dal vivo veramente capace di cose inimmaginabili. Il tutto condito da una concentrazione e da una grinta fuori dal comune, cose che fanno di Deliverin’ un ottimo album.

Con A Right Along e Here We Go Again ci spostiamo su Crazy Eyes, uno dei migliori lavori dei Poco in assoluto. La prima è una composizione in stile rockeggiante di Paul Cotton, mentre la seconda, più delicata e soffusa, è opera di Tim Schmit, autore messo in ombra nel gruppo ma capace di belle cosette spesso e volentieri.
L’ultimo brano infine, è un vero e proprio “bluegrass”, un invito alla danza in puro stile western, con tanto di banjo e mandolino: si tratta di Rocky Mountain Break-down, da Seven, ed è, neanche a farlo apposta; di Rusty Young.

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