LA FINE DEI DITTATORI – MUSSOLINI E HITLER

LA FINE DEI DITTATORI

MUSSOLINI E HITLER

La primavera del 1945 vedeva la fine del conflitto in Europa e il crollo del nazifascismo. Mussolini, che, liberato dai Tedeschi, aveva dato vita nell’Italia del Nord alla cosiddetta Repubblica di Salò, veniva catturato e giustiziato mentre cercava di attraversare il confine svizzero; Hitler si dava la morte a qualche giorno di distanza. Tratte dalla “Storia del III Reich” dell’americano William Shirer, presento queste pagine che evocano la fine dei due dittatori.

“Nel pomeriggio del 29 aprile giunse al ‘bunker’ (1) una delle ultime notizie del mondo esterno. Mussolini, il dittatore fascista compagno di Hitler nell’aggressione, aveva trovato la morte, condivisa dalla sua amante, Claretta Petacci. Entrambi erano stati catturati da partigiani italiani il 26 aprile, mentre tentavano di fuggire in Svizzera da Como, e messi a morte due giorni dopo. Nella notte di sabato 28 aprile i loro corpi furono trasportati a Milano su di un camion e abbandonati in una piazza. L’indomani furono appesi per i piedi a corde tese tra due pali, corde che in seguito furono tagliate, per cui i cadaveri rimasero per il resto della domenica per terra, fatti segno agli oltraggi degli Italiani che chiedevano vendetta. Il 1° maggio, Mussolini venne sepolto vicino alla sua amante nel campo dei poveri nel Cimitero Maggiore di Milano. Fu in questo macabro clima di estrema degradazione che il ‘duce’ e il fascismo passarono alla storia…

Poco dopo aver ricevuto la notizia della morte di Mussolini, Hitler cominciò a fare gli ultimi preparativi per la sua. Fece avvelenare il suo cane favorito, un alsaziano di nome Blondi. Poi chiamò le due segretarie rimaste e dette loro delle fiale di veleno che, se volevano, potevano usare quando i ‘barbari’ russi fossero penetrati nel bunker. Intanto era scesa la sera, l’ultima della vita di Adolf Hitler. Egli incaricò una delle segretarie di distruggere i documenti rimasti nei suoi archivi e diramò l’ordine che nessuno nel bunker andasse a coricarsi prima di aver ricevuto ulteriori disposizioni. Ciò fu da tutti interpretato come segno che era giunto il momento degli addii. Però – come ricordano diversi testimoni – solo un paio d’ore dopo mezzanotte, verso le 2,30 del 30 aprile, il Fuehrer uscì dal suo appartamento privato e comparve nella sala da pranzo comune, dove si era riunita una ventina di persone, per lo più donne appartenenti al suo entourage. Egli strinse la mano a ognuno dei presenti mormorando qualche parola incomprensibile. Vi era un fitto velo di lacrime nei suoi occhi che… sembravano guardare lontano, di là dalle mura del bunker….
Berlino non era più difendibile. I russi avevano occupato quasi completamente la città, si trattava ormai solamente della Cancelleria, la cui sorte era parimenti segnata…
Per Adolf Hitler era ormai giunto il momento di mettere in atto la sua decisione. Verso le 14,30 del 30 aprile l’autista del Fuehrer, che aveva in custodia il garage della Cancelleria, ricevette l’ordine di far portare immediatamente 200 litri di benzina nel giardino della Cancelleria. Mentre si raccoglieva la benzina destinata ad alimentare il fuoco per il suo funerale vichingo (2), Hitler, consumato il suo ultimo pasto, andò a prendere Eva Braun (3) per dare insieme a lei un altro, estremo saluto ai suoi più intimi collaboratori: al dottor Goebbels (4), ai generali Krebe e Burgdorf, alle segretarie e alla Manzialy, la cuoca. La moglie di Goebbels non si fece vedere. Come per Eva Braun, per questa energica e bella donna bionda era riuscito facile decidere di morire insieme al marito, ma si sentiva turbata all’idea di dover uccidere i suoi sei bambini, che in quegli ultimi giorni avevano giocato allegramente nel ricovero sotterraneo senza alcun sospetto di quanto li aspettava…
Hitler ed Eva Braun non avevano problemi del genere.
Essi dovevano togliere la vita soltanto a se stessi. Finiti gli addii, si ritirarono nella loro stanza. Il dottor Goebbels, Bormann e pochi altri attesero nel corridoio. Dopo pochi istanti si udì un colpo di rivoltella. Attesero il secondo ma vi fu solo silenzio. Dopo una attesa adeguata, entrarono cautamente nell’appartamento del Führer. Trovarono il corpo di Adolf Hitler steso sul divano, cosparso di sangue. Egli si era sparato in bocca. Al suo fianco giaceva Eva Braun.
Erano cadute al suolo due pistole, ma la sposa di Hitler non aveva usato la sua: si era avvelenata.
Erano le 15, 30 di lunedì 30 aprile 1945: dieci giorni dopo il cinquantaseiesimo compleanno di Hitler e dodici anni e tre mesi meno un giorno da quando egli era divenuto cancelliere della Germania e aveva instaurato il Terzo Reich, che gli doveva sopravvivere solo per una settimana.”
(Da: “Storia del 111 Reich” di William Shirer, Ed. Einaudi, Torino)

(1) postazione militare, generalmente sotterranea, in cemento armato, spesso protetta da lastre di acciaio: Hitler aveva fatto trasformare in bunker i sotterranei della Cancelleria (la sede del governo) a Berlino.

(2) secondo l’uso dei Vichinghi, popolazioni di stirpe germanica, stanziate fin dal Medioevo nei paesi dell’Europa settentrionale (Norvegia, Svezia, Danimarca): alle tradizioni e alle leggende di questi popoli il nazismo amava richiamarsi.

(3) la donna che fu la compagna di Hitler e che il dittatore sposò qualche giorno prima della disfatta .

(4) stretto collaboratore di Hitler, ministro della propaganda: anch’egli suicida.

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