L’EPOCA DELLA CONTRORIFORMA – TORQUATO TASSO

TORQUATO TASSO

Figlio dell’età della Controriforma, Torquato Tasso partecipò all’atmosfera di crisi della seconda metà del Cinquecento. Ebbe una vita molto travagliata sin dalla fanciullezza.
Nacque a Sorrento (Napoli) nel 1544 e a dieci anni si trasferì a Roma con il padre, mentre la madre rimase nella città natia. La precoce morte di quest’ultima creò nel ragazzo un grande vuoto affettivo, che in seguito non verrà più colmato. Trascorse la giovinezza viaggiando col padre di corte in corte, soggiornando più a lungo a Urbino e a Padova, ove si dedicò agli studi di diritto, filosofia ed eloquenza e approfondi le sue conoscenze di poetica classicistica. Nel 1562 pubblicò la sua prima opera, il poema epico-
cavalleresco Rinaldo. Nel 1565 si trasferì a Ferrara presso la corte estense e qui soggiornò e lavorò per un decennio, che fu quello artisticamente più felice della sua vita. Infatti nel clima sereno della corte compose il dramma pastorale Aminta, rappresentato nel 1573, e il poema epico Gerusalemme liberata, terminato nel 1575.
Poiché Tasso aspirava a superare in fama l’Ariosto, prima di pubblicare la Gerusalemme, decise di farla esaminare da illustri esperti di poesia e di teologia, per poter così pervenire alla perfezione assoluta. Al contrario, invece di elogi, ricevette molte critiche proprio dove egli sperava il contrario. Gli rimproveravano di non aver rispettato l’unità d’azione e di aver dato troppo spazio alle vicende fantastiche e agli episodi d’amore. Nel tentativo di conferire al poema una nuova impostazione, più consona ai dettami dei critici, scrisse l’Allegoria della Liberata, senza per altro eguagliare le vette poetiche precedentemente raggiunte.
Intanto però l’intenso lavoro intellettuale aveva compromesso il suo stato di salute, e il suo equilibrio psichico risultava alquanto precario.
In preda a dubbi e ripensamenti, chiese per due volte di essere esaminato dal Tribunale dell’Inquisizione di Bologna e poi di Ferrara. Nonostante la sentenza favorevole, non riuscì a trovare la pace e la tranquillità sperate e cominciò a vagare da una corte al1’altra, per ritornare a Ferrara nel 1579. La sua irrequietezza interiore e gli eccessivi scrupoli religiosi riflettevano la profonda crisi personale che il poeta stava attraversando. Quando il suo stato di salute psichica peggiorò, il duca Alfonso Il ottenne di farlo rinchiudere nell’Ospedale di S. Anna. Qui rimase per sette anni, vivendo momenti alterni di prostrazione e di serenità, durante i quali riusciva a studiare e a scrivere. Nel 1586 il duca di Mantova Vincenzo Gonzaga fece in modo che il poeta venisse dimesso e lo accolse con grandi onori presso la sua corte. Tuttavia Tasso preferì viaggiare per le città d’Italia, senza mai trovare pace. Nel 1595, quando ormai si era deciso di incoronarlo poeta in Campidoglio, morì a Roma presso il convento di S. Onofrio.

Tra le ultime opere occorre ricordare la Gerusalemme conquistata, rifacimento della Liberata secondo i dettami e le osservazioni dei critici, e la tragedia Re Torrismondo. In tutte le opere di Torquato Tasso emergono elementi stilistici e culturali propri del XVI secolo: da un lato l’imitazione classicistica, svolta secondo lo spirito della Controriforma, ovvero l’artista si attiene alle norme e ai modelli desunti dai classici, cercando contemporaneamente di conferire ai suoi scritti un carattere morale e religioso; dall’altro la formazione rinascimentale, poiché il poeta sfuma e ingentilisce i suoi componimenti con una sensibilità e una grazia che discendono dalla cultura della vita di corte. Entrambe queste caratteristiche, riassumibili nel dissidio tra l’educazione rinascimentale e l’ansia religiosa della Controriforma, sono presenti nelle due opere principali.
L’Aminta è un dramma pastorale (rappresentato alla corte ferrarese con successo) che narra il difficile e contrastato amore del pastore Aminta per Silvia. La vicenda, ambientata in un mondo fantastico ed irreale, ben lontano dalla vita rinascimentale, ha come tema centrale l’amore, concepito però come sofferenza e desiderio, che alla fine si conclude felicemente.
Sotto il profilo stilistico, il ritmo delle strofe delle opere del Tasso rispecchia le diverse e mutevoli aspirazioni del poeta; infatti il verso è spezzato da frequenti pause e il linguaggio stesso è un alternarsi di attimi gioiosi e tristi. Nonostante le critiche che le furono mosse, la Liberata fu un’opera che all’epoca ottenne un notevole successo, tanto che il suo linguaggio venne assunto come modello da imitare nel corso del Seicento.

La Gerusalemme liberata si ispira da una parte all’Iliade e all’Odissea, e dall’altra riflette l’interesse per lo scontro tra cattolicesimo e Islam. Qui sopra, una miniatura che raffigura Solimano in battaglia.

VEDI ANCHE . . .

L’EPOCA DELLA CONTRORIFORMA – IL MANIERISMO

L’EPOCA DELLA CONTRORIFORMA – TORQUATO TASSO

TORQUATO TASSO – Vita senza impegno etico

GERUSALEMME LIBERATA – Torquato Tasso

AMINTA – Torquato Tasso

.