POLITICI E GIURISTI ITALIANI DEL SETTECENTO

POLITICI E GIURISTI ITALIANI DEL SETTECENTO

ll Settecento fu per l’Italia un secolo di ben più che incipiente risveglio culturale e spirituale, preparazione e avviamento al risorgimento nazionale e politico del secolo seguente. Le idee promossero fin d’allora riforme negli Stati, dovute, oltre che ad alcuni principi, al consiglio e all’azione di ministri dalla buona mente politica, quali il Tanucci, il Fossombroni, il Bogino, il Firmian, il Neri, il Gianni, il Rucellai. Le nuove idee s’inquadravano nel movimento generale europeo del tempo, ma in parte avevano carattere autonomo, italiano.

Il periodo di raccoglimento e di pigro riposo volgeva al termine; l’Italia aveva bisogno di riscuotersi.
Il PARINI, venuto dal popolo, faceva sentire la sua acre rampogna alle classi dirigenti e incitava al rinnovamento morale e civile. L’ALFIERI, uscito dalla nobiltà, sentiva fortemente la storia e l’avvenire della patria; vedeva l’Italia riprendere la marcia in un nuovo clima di libertà e, sicuro nella speranza,

Italia, Italia 
egli gridava a’ dissueti orecchi,
a i pigri cuori, agli animi giacenti.

Se il Vico, nella prima metà del Settecento, aveva indicato agli Italiani come si deve intendere. la storia, e il FOSCOLO, ai primi dell’Ottocento, li esorterà allo studio della storia, perchè riprendessero quella coscienza di se stessi, che il Manzoni, il Mazzini, il Gioberti e tanti altri, poeti, storici, romanzieri, nella prima metà dell’Ottocento lavoreranno poi sul vivo, mentre l’azione proromperà ormai d’ogni parte, – ecco che, in pieno Settecento, il modenese LODOVICO ANTONIO MURATORI ne ricercava ed esponeva gl’innumeri positivi documenti nei Rerum italicarum scriptores, nelle Antiquitates italicae medii aevi, negli Annali d’Italia. Altri si servivano della storia per combattere battaglie politiche, secondo le nuove esigenze filosofiche e giuridiche. Nella prima metà del secolo il pensiero politico fu rappresentato soprattutto da PIETRO GIANNONE da Ischitella (1676-1748), che nella Storia civile del reame di Napoli affermò il principio della sovranità dello Stato, contro ingiustificate ingerenze della Chiesa e, nei primissimi anni dell’Ottocento, da VINCENZO CUOCO, il quale, subendo l’influsso dello storicismo nazionale vichiano, manifestò nel Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799 la consapevolezza di un realismo politico alieno da condiscendenze ad astratti o a stranieri programmi rivoluzionari. Vichiano il Cuoco appare anche nel romanzo filosofico Platone in Italia, inspirato appunto al De antiquissima Italorum sapientia; in esso, svolgendo i principi dell’antica filosofia italica, dichiara il suo pensiero politico e morale.

La tradizione degli studi giuridici non venne meno in Italia né nel Seicento né nel Settecento; celebri nomi, in questo campo, sono quelli di ALBERICO GENTILI di San Genesio nelle Marche (1551-1611) che, per l’opera De jure belli, è considerato il fondatore del diritto internazionale e di CESARE BECCARIA di Milano (1738-1794), il cui trattato Dei delitti  delle pene, pubblicato nel 176î, si diffuse in tutta Europa, esercitando notevole influenza anche sul pensiero straniero e contribuendo, in Italia e fuori, a far attuare da sovrani e da ministri riforme nella legislazione penale, così da renderla rispondente a principî d’umanità e di maggiore giustizia.

Il Beccaria professò l’utilitarismo, di cui, poco più tardi, fu campione il Bentham, e proprio all’inizio del celebre trattato affermò il principio della “massima felicità divisa nel maggior numero”. Con questo spirito si occupò anche di economia, che allora attirava l’attenzione di molti studiosi, fra i quali van ricordati l’amico e inspiratore del Beccaria, PIETRO VERRI, pure di Milano (1728-1797), storico ed economista, fondatore del famoso periodico Il caffè, autore delle Meditazioni sull’economia politica, animatore degli illuministi italiani del tempo, utilitarista, e GIAN RINALDO CARLI di Capodistria(1720—179 5), che scrisse la Storia delle monete.

Rinomato economista fu il già ricordato filosofo lockiano ANTONIO GENOVESI (1712-1769), autore delle Lezioni di commercio o sia di economia civile, primo a salire una cattedra universitaria di tale materia, cattedra istituita per lui a Napoli da Carlo I Il. Fra i suoi conterranei ricordiamo i giuristi MARIO PAGANO da Brienza (1748-1799), che non poco derivò anche dal Vico e scrisse i Saggi politici dei principî, progressi e decadenza delle societàGAETANO FILANGERI da Napoli (1752-1788), di mentalità illuministica, autore d’una poderosa e ammirata, anche all’estero, Scienza della legislazione. Da notarsi pure l’arguto abate FERDINANDO GALIANI da Chieti (1728-1787), che scrisse intorno alla Moneta e al Commercio dei grani. Grande notorietà, allora, ebbe anche un altro abate, NICOLA SPEDALIERI da Bronte (1740-1795), tipico esponente delle vive tendenze nuove e, insieme, di forti preoccupazioni del tempo nei sei libri De’ diritti dell’uomo, ne’ quali si dimostra che la più sicura custode de’ medesimi nella società civile è la Religione cristiana.

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