LA CRITICA DEL GIUDIZIO – Immanuel Kant

LA CRITICA DEL GIUDIZIO

Nel mondo naturale, benchè vi domini il meccanismo, noi intravvediamo una certa finalità, che è più accentuata ed evidente negli esseri organici. Perciò dalla natura materiale fisica alla natura umana, in cui l’azione consapevole e secondo fini è nella sua pienezza. non c’è soluzione di continuità, ma passaggio di grado. Siamo quindi indotti a riconoscere un  finalismo oggettivo, intrinseco ai fenomeni naturali, e questo riconoscimento dà luogo ai giudizi teleologici (finalistici) intorno a essi.

Se facciamo questo riconoscimento del finalismo in funzione della ripercussione di esso sul nostro sentimento, così da avere la rappresentazione di un oggetto, o di un atto, e un’immediata e disinteressata inclinazione verso di essi, allora formuliamo quel giudizio che si chiama estetico (o di bellezza). Così l’arte, più della scienza e meno della virtù, ha per compito anch’essa di sviluppare in noi la coscienza della libertà spirituale, di cui il Kant ha fatto la ragione suprema della sua filosofia, che è poi quella d’ogni vera filosofia.

FILOSOFI TEDESCHI MINORI AL TEMPO DEL KANT

Contemporaneamente al Kant, scrissero di filosofia altri pensatori, che rappresentano il diffondersi dell’illuminismo anche in Germania o prendono posizione pro o contro il Kant.

Notevoli illuministi furono Gotthold Ephraim Lessing (Kamenz, 22 gennaio 1729 – Braunschweig, 15 febbraio 1781), d’indole piuttosto eclettica e aperto anche alle esigenze dello storicismo, Moses Mendelssohn (Dessau, 6 settembre 1729 – Berlino, 4 gennaio 1786), sostenitore della religione naturale e della filosofia popolare, Johann Georg Hamann (Königsberg, 27 agosto 1730 – Münster, 21 giugno 1788), detto il “Mago del nord”, che conciliava tradizione fede ed esperienza.

Seguaci del Kant furono Karl Leonhard Reinhold (Vienna, 26 ottobre 1757 – Kiel, 10 aprile 1823), espositore e divulgatore della filosofia kantiana, e Salomon Maimon (Nesviż , Minsk, 1753 – Nieder-Siegersdorf, Slesia, 22 novembre 1800), che accettava la gnoseologia del Kant, benchè ne criticasse il concetto della cosa in sè o realtà noumenica. Avversari del Kant furono Gottlob Ernst Schulze, chiamato Enesidemo (Heldrungen, 23 agosto 1761 – Francoforte sul Meno, 14 gennaio 1833) (il cui pseudonimo era Aenesidemus) tendente allo scetticismo, Johann Gottfried Herder (Mohrungen, 25 agosto 1744 – Weimar, 18 dicembre 1803), incline al naturalismo e al panteismo, Friedrich Heinrich Jacobi (Düsseldorf, 25 gennaio 1743 – Monaco di Baviera, 10 marzo 1819), acerbo critico della teoria del noumeno inconoscibile. Friedrich Schiller (Marbach am Neckar, 10 novembre 1759 – Weimar, 9 maggio 1805) fu in parte kantiano, come nella teoria sull’arte, in parte antikantiamo, in quanto non accettava il rigorismo etico.

Anche la pedagogia fiorì allora in Germania, come ne fanno fede i nomi del Kant stesso, di August Hermann Francke (Lubecca, 22 marzo 1663 – Halle an der Saale, 8 giugno 1727), di Johann Bernhard Basedow (Amburgo, 11 settembre 1724 – Magdeburgo, 25 luglio 1790) e dello zurighese Johann Heinrich Pestalozzi (Zurigo, 12 gennaio 1746 – Brugg, 17 febbraio 1827).

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