REGALI DI NATALE

Ormai i desideri vostri, dei vostri familiari e dei conoscenti per le prossime feste li conoscente, e non resta che fare un giro per gli acquisti, compatibilmente, si capisce, con le possibilità del borsellino. Ma, e se doveste fare un regalo a qualche famoso personaggio, di quelli che vivono nel mondo degli aneddoti, sapreste cavarvela?

Una sveglia dal suono armonioso e sommesso andrebbe bene per Alphonse Allais, umorista francese (1841-1916). Odiava essere svegliato con modi bruschi. e quando era all’albergo addirittura non poteva sopportarlo. Quel colpo battuto improvvisamente e violentemente alla porta dai camerieri, diceva, gli sembrava un barbaro bombardamento su una città assopita. Aveva inventato, perciò, un modo più comodo e ingegnoso per farsi svegliare. Mettiamo che la sua camera fosse il numero 15. Allais lasciava detto che alle cinque si svegliassero i viaggiatori che stavano al numero 14 e al numero 16. Così udiva grida soffocate, rumori ed esclamazioni di persone meravigliate che lo svegliavano progressivamente e dolcemente.

Una torcia elettrica impermeabile, di quelle che di solito si regalano ai cacciatori subacquei, sarebbe stata utilissima allo storico siciliano Michele Amari (1806—1889), almeno in una circostanza della sua vita. Quando nel 1848 Palermo ricadde sotto il gioco dei Borboni, Michele Amari, che era stato ministro della rivoluzione ed era ricercato dalla polizia, dovette cercar di fuggire. Ma la sua passione di orientalista era pari a quella di cospiratore… Mentre il porto di Palermo era strettamente vigilato dalle guardie, egli, che si era ricordato di aver visto sul molo un’iscrizione araba che non aveva mai potuto copiare, andò di notte sul luogo e lì, con qualche foglio di carta e un lapis fece il calco dell’iscrizione. Per far ciò dovette legarsi a una corda e Sprofondarsi fino al collo nell’acqua del mare. Terminata l’impresa, riuscì a eludere le pattuglie e a imbarcarsi su un legno da pesca che lasciava il porto, nascondendosi nella stiva.

A Cesare Beccaria un portaritratti da tasca, per tenerci l’immagine della moglie. Stare senza vederla gli riusciva penosissimo. Per non lasciarla esitò a lungo prima di accettare l’invito a recarsi a Parigi dagli enciclopedisti, i quali dopo la versione in lingua francese del suo libro Dei delitti e delle pene volevano conoscerlo di persona. Alla fine partì ma per tutto il viaggio non fece che piangere per aver dovuto lasciare la moglie. Si era messo in mente che la donna sarebbe morta per il dolore in sua partenza. Ciò, naturalmente, non avvenne. Il giorno della partenza anche la moglie di Cesare Beccaria aveva pianto: ma, come confessò al padre, soprattutto perchè restando a casa non avrebbe potuto vedere Parigi.

A Francesco De Sanctis (1817-1883), che soffriva di distrazione, un taccuino. Benchè i taccuini di appunti non abbiano mai aiutato nessun distratto. Al De Sanctis poi ne succedevano di grosse. Andò con un amico in un ufficio postale a chiedere se vi erano lettere per lui.
– Come vi chiamate? – domandò l‘ufficiale postale.
Il De Sanctis, se è vero ciò che si racconta, non riuscì a ricordare il proprio nome e cognome e si rivolse all’amico, stupefatto, perchè lo aiutasse:
– Fammi il piacere, dimmi tu come mi chiamo.

A Denis Diderot, l’enciclopedista (1713-1784). una bella stampa o una miniatura. Ne era un collezionista appassionato, e a volte spendeva negli acquisti fino all’ultimo centesimo: ma poi, rimasto senza un soldo, era costretto a rivenderle rimettendoci, e finalmente doveva mettersi a lavorare disperatamente per pagare gli oggetti che non erano già più suoi.

A Gustave Doré (1833-1883) il famoso illustratore francese, qualche attrezzo da ginnastica. Fino da bambino aveva la passione degli esercizi acrobatici ed era abilissimo. Volendo, avrebbe potuto fare l’acrobata, e se ne vantava. E non diceva una bugia: frequentatore degli spettacoli del circo, tornando dallo spettacolo si divertiva a rifare in famiglia gli esercizi che lo avevano maggiormente colpito. Aveva il suo studio di pittore in una vecchia palestra: un giorno ci capitò uno straniero che fece capire più che altro a gesti di voler prendere lezioni di ginnastica. Fu impossibile di spiegargli l’equivoco, e Gustave Doré per levarselo di torno gli insegnò alcuni esercizi di sua invenzione.

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