JACOPO DELLA QUERCIA

Basilica di San Petronio – Jacopo della Quercia

JACOPO DELLA QUERCIA

Jacopo di Pietro d’Agnolo di Guarnieri, detto Jacopo della Quercia (Siena, 1374 circa – Siena, 21 ottobre 1438), è stato uno scultore italiano del primo Rinascimento. Il suo stile molto personale con abiti fortemente animati mescola il gotico locale e borgognone con una sofisticata fisicità presa in prestito dall’antichità, senza tuttavia penetrare coerentemente nella rappresentazione spaziale e continuare la linearità della scuola senese, di cui fu lo scultore più eccezionale. Jacopo della Quercia lavorò principalmente a Siena, Bologna e Lucca .

Jacopo della Quercia, figlio d’un pittore senese, partecipa al concorso per la seconda porta del Battistero di Firenze (1401), insieme con Francesco Valdambrino, Simone da Colle di Val d’Elsa, Niccolò di Piero Lamberti, Niccolò di Luca Spinelli, Filippo Brunelleschi e Lorenzo Ghiberti. Incertissima è la sua preparazione artistica, e la prima opera, la Tomba di Ilaria del Carretto (Lucca, San Martino), seconda moglie di Paolo Guinigi, risale al 1406. Sul sarcofago di marmo, adorno di genietti, che sostengono festoni di verzura e di fiori, giace la statua come d’avorio nella tenerezza discreta del rilievo. Il sonno della morte, affonda gli occhi nelle orbite; le labbra si chiudono al sorriso, e la testa acconciata ripiomba sul cuscino.

Tomba di Ilaria del Carretto (Lucca, San Martino)

La giovane madre esangue, con i piedi appoggiati al fido cagnolino – simbolo della fedeltà -, e le mani incrociate, ha una espressione ideale, che non è data né dal “sentimento gotico” né dal “riscontro realistico”, bensì dalla sottile comprensione dell’artefice, il quale inclina alla grazia morbida di qualche fiorentino, avanti di scoprire il suo forte temperamento nel trattare con larghezza e con sintetica energia etrusca i fatti biblici ed i gruppi. delle Madonne. La Madonna della Melagrana (Ferrara, Sagrestia del Duomo) segna un gran distacco di tecnica e di concezione dalla tomba lucchese, ma lo spirito di Jacopo è ormai attratto dalla maestosa risolutezza di questi tipi, le cui pieghe trasversali ed oblique prendono corpo e spessore con un certo tormento.

Madonna della Melagrana (Ferrara, Sagrestia del Duomo)

Nel 1409 l’artista comincia la Fonte Gaia per la Piazza del Campo in Siena, i cui frammenti – grandiosi nell’aria tragica o nella potenza eroica – si custodiscono nel Palazzo Pubblico. La Vergine, patrona della città, sedeva tra le sette Virtù, ed intorno c’erano alcune scene del Vecchio Testamento; le due statue d’Acca Larentia e di Rea Silvia compivano l’allegoria. Il polittico marmoreo del San Frediano di Lucca contrae la forza istintiva del maestro negli stampi gotici d’una cornice di tabernacoli e di gugliette, ma nel bassorilievo con l’Angelo comparso a Zaccaria (Siena, Fonte di San Giovanni) l’arte giunge d’un tratto a quella singolarità compositiva e a quella focosa passione del reale onde gli esempi più concisi e solenni si ritrovano nelle formelle della porta maggiore del San Petronio in Bologna, commessa nel 1425. L’elemento pittorico vi è bandito, e lo sfondo paesistico è ridotto a qualche cenno elementare, perché l’importanza plastica e la sintesi drammatica delle figure non tollerano intrusioni.

Michelangelo – Creazione d’Eva

Nella Creazione d’Eva la progenitrice si fa incontro all’Eterno con la fatica materiale del corpo appena animato, e nella Creazione d’Adamo, come nella Cacciata dall’Eden e nel Lavoro dei primi uomini, –  Michelangelo riconosce i suoi prototipi. In qualche rilievo minore dell’architrave, ad esempio, nell’Adorazione dei Magi, Nicola Pisano richiama alle sue formule incantate l’ardimento del novatore, che non tenta di risuscitare cose morte, ma di riplasmare la vita più solida e più viva. Anche il portale di Bologna, con le quindici storie della Scrittura e con le trentadue mezze figure dei Patriarchi e dei Profeti, restò incompiuto; e nel lunettone la Madonna, sorella delle Virtù senesi e prossima ad un gruppo di legno (Madonna con il Figlio) del Louvre – lavoro non dubbio di scuola -, ebbe da Jacopo un solo assistente, lo scoglioso e fervido San Petronio.
L’unico allievo di tale maestro – disse bene un critico – doveva nascere quarant’anni dopo la morte di lui, infondendo nella fierezza dello stile qualche sfavillio dell’anima di Donatello: fu il Buonarroti.

VEDI ANCHE . . .

ARTE DEL RINASCIMENTO

ARCHITETTURA DEL QUATTROCENTO

LA SCULTURA DEL QUATTROCENTO

JACOPO DELLA QUERCIA

LORENZO GHIBERTI

FILIPPO BRUNELLESCHI

DONATELLO

BERNARDO ROSSELLINO

DESIDERIO DA SETTIGNANO

DELLA ROBBIA – LUCA, ANDREA, GIOVANNI

ANTONIO POLLAIOLO

ERCOLE E ANTEO – Antonio Pollaiolo

ANDREA VERROCCHIO

ANTONIO ROSSELLINO

BENEDETTO DA MAIANO

MINO DA FIESOLE

SCULTORI MINORI DEL QUATTROCENTO

LA PITTURA DEL QUATTROCENTO

.