IL PARNASO – MARTE E VENERE – Andrea Mantegna

IL PARNASO (1497)
Andrea Mantegna (1431–1506)
Museo del Louvre – Parigi
Tempera a colla e oro su tela cm 192 x 159
È il primo dei dipinti voluti da Isabella d’Este, marchesa di Mantova, per decorare il suo studiolo. Il programma iconografico, dettato dal letterato di corte Paride Ceresara, è particolarmente congeniale a Mantegna, che ha modo di dispiegare con finezza di particolari il suo gusto per l’antichità e la mitologia, espresso in termini di colto umanesimo.

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Al centro, le nove Muse ballano al suono della cetra suonata, da Apollo; sulla destra il dio Mercurio conduce il cavallo alato Pegaso; sulle alture alle spalle delle Muse Venere e Marte s’abbracciano, mentre Amore sbeffeggia Vulcano, il marito di Venere, rimasto nella sua fucina.
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Nonostante il suo astruso simbolismo, sul quale si sono esercitati i discordanti pareri degli interpreti,  Il Parnaso è una delle più fresche e nuove opere che il Mantegna abbia creato in questo periodo. Qualunque sia il significato simbolico della scena, essa è valida poeticamente per quel senso musicale del ritmo e della proporzione che lega le immagini l’una all’altra nella serena dolcezza del paesaggio. È l’ultimo sogno classico dell’artista ispirato ad un’estetica che già anticipa Raffaello; una visione olimpica ideale della bellezza, nella quale la luce e il colore assumono un ruolo di primo piano, precorrendo i rapporti cromatici della pittura del Cinquecento.
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Mentre a Venezia il cognato di Andrea, Giovanni Bellini, sta realizzando la fondamentale svolta in senso luministico e tonale, che caratterizzerà tutto il corso della pittura veneta del Cinquecento, e mentre a Milano Leonardo sta studiando con cura la riproduzione degli effetti naturali e atmosferici nei dipinti (Leonardo stesso sarà ospite dei Gonzaga nell’anno 1500), Mantegna non abbandona una maniera essenzialmente grafica, incisiva, ricca di dettagli ornamentali e di preziosità paesaggistiche. È una tecnica che si avvia ad avere un sapore quasi nostalgico, e che tuttavia sostiene il maestro nei suoi ultimi capolavori, che potrebbero essere presi a simbolo della fase conclusiva dell’umanesimo nelle corti italiane.
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La rappresentazione del Parnaso è incentrata sull’elegante danza delle Muse al suono della cetra di Apollo, mentre, tutt’intorno, le immagini di Vulcano, di Marte, Venere, Amore, Mercurio e del cavallo alato Pegaso rivelano la convinta adesione di Mantegna a un mondo mitico e impossibile, al quale allude anche la stravagante forma delle rocce e delle montagne.
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