LA CAMERA DEGLI SPOSI – Andrea Mantegna

LA CAMERA DEGLI SPOSI (?-1474) Mantegna
Castello di San Giorgio (Palazzo Ducale) Mantova
Non si conosce con esattezza la cronologia dell’esecuzione degli affreschi, eseguiti nel corso di alcuni anni e terminati nel 1474. Mantegna che qui raggiunge la più piena espressione della sa maturità di artista, ha concepito in modo unitario la sala, chiamata “Camera Picta” negli antichi documenti: due lati sono ricoperti da un finto tendaggio, che si scosta sulle pareti in cui compaiono i membri della famiglia Gonzaga.
All’ingresso, su un muro scandito da pilastri dipinti a motivi classici, un paesaggio ricco di riferimenti a monumenti romani ospita l’Incontro tra il marchese Ludovico e il figlio cardinale, accompagnati da un sontuoso corteo di paggi con cavalli agghindati e cani di razza; segue, sulla parete accanto, la Corte dei Gonzaga, in cui Mantegna dimostra notevoli capacità di ritrattista, variando la propria tecnica per riprodurre le fresche guance delle ragazze, i volti severi delle persone mature, il sorriso della nana. Sovrasta tutto un oculo prospettico al centro della volta, una finta balaustra circolare dalla quale si affacciano alcune figure, in ripida, virtuosistica prospettiva.

Le altre parti del soffitto simulano una partizione in riquadri decorati in stucco con busti di imperatori romani.

Camera degli Sposi – Incontro tra il marchese Ludovico e il figlio cardinale

Probabilmente intorno al 1471, Andrea Mantegna avvia la decorazione della cosiddetta “Camera degli Sposi“,  modello per la pittura profana del  Rinascimento, in cui il pittore abbandona le preziose minuzie del gotico cortese per scene sostenute da un robusto senso prospettico e, insieme, da un’accurata ripresa dell’osservazione naturale.
Lungo le pareti principali si svolgono due scene: il “ritratto di gruppo” della famiglia del marchese Ludovico III Gonzaga, attorniato dai cortigiani, e l’incontro del marchese con il secondogenito, il cardinale Francesco Gonzaga.
Nella volta, fra lacunari dipinti in chiaroscuro con motivi classici, si apre un famoso oculo circolare, con una balconata da cui si affacciano figure e animali, aperta con una vertiginosa prospettiva verso il cielo. Questo “sfondato” illusionistico servirà da esempio per gli artisti delle generazioni successive, e in particolare per il Correggio.

Camera degli Sposi – Incontro tra il marchese Ludovico e il figlio cardinale  
Camera degli Sposi – Corte dei Gonzaga
La Camera degli Sposi viene completata con ogni probabilità nel 1474: il decennio successivo è decisamente poco felice per Mantegna e per lo stato mantovano.
L’artista, che da tempo intrattiene con i marchesi un fitto carteggio – prova di un carattere permaloso e di rapporti non sempre facili con gli altri cortigiani – vede morire un proprio figlio, poi il marchese Ludovico, la marchesa Barbara, infine il successore di Ludovico, Federico.
Solo con la salita al potere del giovane Francesco II Gonzaga (marchese dal 1484) le committenze artistiche mantovane conoscono una significativa e duratura ripresa.

La volta della Camera degli Sposi

I valori illusionistici trovano nella Camera degli Sposi il massimo vertice, il culmine mai più raggiunto o meglio mai più perseguito da Mantegna con sistema prospettico lineare. Tali valori illusionistici sono tuttavia una caratteristica permanente della sua opera e sono presenti fin dagli anni giovanili, quando la sua formazione avviene in quell’ambiente patavino permeato da varie esperienze prospettiche.
L’originalità della prospettiva mantegnesca consiste nella particolare interpretazione di quella toscana che subordinò sempre a esigenze espressive drammatiche e liriche, coinvolgendo lo spettatore con ipnotici apparati prospettico-illusionistici. La sua concezione spaziale è strettamente legata all’ambiente a cui l’opera è destinata e al soggetto da rappresentare ed è direttamente funzionale al movimento dello spettatore.

L’opera del Mantegna certamente prelude alle sperimentazioni illusionistiche dei secoli successivi.
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