MARTE E VENERE – Andrea Mantegna

MARTE E VENERE (1497)
Andrea Mantegna (1431–1506)
Museo del Louvre – Parigi
Tempera a colla e oro su tela cm 192 x 159

A seguito di una errata interpretazione ottocentesca, a torto il soggetto di questo dipinto è stato identificato come Parnaso. In realtà, si tratta di una scena che ritrae “Marte e Venere che stanno in piacere, con Vulcano e Orfeo che suona, con nove ninfe che ballano e con Mercurio accompagnato da Pegaso“.
Teatro dell’avvenimento è un giardino dove Venere, dea dell’amore, è nuda in cima ad un colle insieme a Marte, dio della guerra. Ai loro piedi c’è Anteros, frutto del loro amore, che come dio della virtù combatte la sensualità rappresentata da Vulcano, marito tradito di Venere. La presenza sullo sfondo del dio del fuoco ha il compito di far riflettere lo spettatore sull’insidia che la passione rappresenta per la ragione che, necessariamente, deve governare l’uomo.
La straordinaria composizione presenta caratteri nuovi per la pittura del Mantegna; rispetto alla durezza e alla monumentalità con le quali l’artista costruì in passato le sue figure, adesso i personaggi sono estremamente morbidi, tanto da indurre a pensare che in quest’opera egli risenta dell’influenza della pittura del cognato Giovanni Bellini.
Tale cambiamento può essere stato determinato anche dalla decisione della committente, Isabella d’Este, che fu una fervida ammiratrice della pittura del Bellini.

Nel 1497 Isabella d’Este, duchessa di Mantova, commissionò al Mantegna il primo dipinto della più complessa decorazione, comprendente anche opere di Lorenzo Costa e Perugino, del suo Studiolo, nel Palazzo Ducale.
Parte della collezione di famiglia, venduta da Vincenzo Gonzaga nel 1627, fu acquistata da Carlo I d’Inghilterra.
Alla deposizione dal trono di questi, la collezione si disperse e il nostro quadro venne acquistato dal cardinale Richelieu; quindi, nel 1801, entrò al Musée Napoléon, futuro Louvre.

Lo Studiolo

Nell’antichità con il termine “Studio” era indicato un piccolo ambiente dove gli intellettuali amavano appartarsi. In epoca rinascimentale, quando molti aspetti del passato tornarono di moda, principi e umanisti si fecero costruire degli Studioli dove si ritiravano a meditare, circondati da oggetti del passato, testi di filosofia, e i pezzi più significativi delle loro collezioni d0arte private. Abitualmente queste stanze, aperte solo a pochi e selezionati ospiti, erano decorate con quadri, la cui iconografia era strettamente sorvegliata dal committente, in quanto ai dipinti era affidato il compito di alludere ai suoi valori morali e di riflettere i suoi principi. Gli esempi più significativi di Studioli sono quello di Federico da Montefeltro nel Palazzo Ducale di Urbino, che può essere considerato come il più importante del Quattrocento; quello d’Isabella d’Este a Mantova, particolarmente ammirato dai suoi contemporanei e, infine, quello di Francesco I in Palazzo Vecchio a Firenze, che chiude questa moda. Possiamo affermare con certezza che gli Studioli rinascimentali hanno gettato le premesse per l’istituzione dei moderni musei.

VEDI ANCHE . . .

ANDREA MANTEGNA – Vita e opere 1

ANDREA MANTEGNA – Vita e opere 2

LA SCUOLA PADOVANA – Andrea Mantegna

IL PARNASO – MARTE E VENERE –  Andrea Mantegna

MARTE E VENERE – Andrea Mantegna

CRISTO MORTO – Andrea Mantenga

CAMERA DEGLI SPOSI – Andrea Mantegna