LE CAMPANE – Sergej Rachmaninov (The Bells – Edgar Allan Poe)

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LE CAMPANE

(Kolokola)
Cantata per soli, coro ed orchestra, op. 35
Musica: Sergej Rachmaninov

Testo: Constantine Balmont (da Poe)

La nascita – Allegro non tanto
Il matrimonio – Lento

Il terrore – Presto
La morte – Lento lugubre
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Organico: soprano, baritono, coro misto, ottavino, 3 flauti (3 anche ottavino), 3 oboi, corno inglese, 3 clarinetti, clarinetto basso, 3 fagotti, controfagotto, 6 corni, 3 trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, glockenspiel, campane tubolari, piatti, tam-tam, triangolo, grancassa, tamburo, arpa, celesta, pianoforte, organo (ad libitum), archi.
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Composizione: Gennaio – Aprile 1913
Prima esecuzione: San Pietroburgo, Teatro Marijnskij, 13 Dicembre 1913
Dedica: Wilhelm Mengelberg e la Concertgebouw Orchestra di Amsterdam
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Tra tutti i pezzi composti da Sergej Rachmaninov, questo è quello da lui maggiormente amato.
Scritta nel 1913, è una sinfonia in quattro movimenti per orchestra, coro e solisti, che rappresenta la trasposizione in musica della traduzione russa dell’omonima poesia di Edgar Allan Poe.
Il primo movimento evoca i campanelli delle slitte come simbolo della nascita e della giovinezza. La musica è brillante e il suono dei campanelli è sapientemente riprodotto nel trillo dei legni e nel tintinnio del triangolo.
Dopo la sequenza introduttiva, lo sviluppo dell’opera è affidato all’assolo del tenore e al coro.
Segue un passaggio più intimista, prima della conclusione in chiave gioiosa.
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Le campane

Ascoltate le slitte con le campane
campane d’argento!
Qual mondo di allegrezza predice la loro melodia!
Come esse tintinnavano, tintinnavano, tintinnavano,
nell’aria gelida della notte!
mentre le stelle che illuminano
tutti i cieli, sembrano splendere
con delizia cristallina;
mantenendo il tempo, il tempo, il tempo
in una specie di ritmo runico
col tintinnio che così musicalmente scaturisce
dalle campane, campane, campane, campane,
campane, campane, campane
dal tintinnio e scampanio delle campane.
 
Ascoltate le dolci campane suonanti a nozze,
dorate campane!
Qual mondo di felicità predice la loro armonia!
Nella balsamica aria della notte
come risuonano esprimendo la loro delizia!
Dalle fuse dorate note
e tutte in tuono,
quale liquida canzone fluttua
verso la tortorella che aspetta, mentre guarda fisso
verso la luna.
Oh! dalle cellule sonore
qual sorgente di eufonia voluminosa scaturisce!
Come s’ingrandisce!
Come si distende
nel futuro! Come dice
dell’estasi che spinge
all’oscillazione ed al suonare
delle campane, campane, campane,
delle campane, campane, campane, campane
campane, campane, campane
all’euritmia ed armonia delle campane!
 
Ascoltate le campane chiamanti all’allarme,
campane di bronzo!
Quale novella di terrore dice ora la loro turbolenza!
Nell’atterrito orecchio della notte
come esse gridano alto il loro spavento!
Troppo spaventate per parlare
esse possono solamente gridare, gridare
fuori di tuono,
in un clamoroso appello alla misericordia del fuoco,
in una folle disputa col sordo e frenetico fuoco,
estollendosi più alto, più alto, più alto
con un disperato desiderio
e con un risoluto sforzo
ora, ora, per posarsi o mai più
a fianco della pallida luna.
Oh! le campane, campane, campane !
Quale novella di disperazione dice
il loro terrore!
Come esse suonano, rumoreggiano e ruggiscono!
Quale terrore esse spandono
nel seno della palpitante aria.
Pertanto l’orecchio conosce pienamente
dallo stridere
e dal risuonare
quando il danno declina od aumenta;
pertanto l’orecchio comprende
dal lamentare
e dal gridare
quando l’incendio cresce o diminuisce,
pel crescere o pel diminuire della collera delle campane
delle campane, campane, campane, campane,
campane, campane, campane
nel clamore e nel clangore delle campane.
 
Ascoltare il suonare delle campane
campane di ferro!
Qual mondo di solenni pensieri risveglia la loro monodia!
Nel silenzio della notte
come noi tremiamo di spavento
alla malinconica minaccia del loro tuono!
Perché ogni suono che scaturisce
dalla ruggine della loro gola
è un gemito.
E la gente ah! la gente
essi che stanno sul campanile
affatto soli,
e che suonano, suonano, suonano
in quella velata monotonia
sentono una gloria nel rovesciare così
sul cuore umano una pietra
essi non sono né uomo, né donna,
essi non sono né bruti, né umani,
essi sono spettri!
ed il loro Re è colui che suona;
ed egli svolge, svolge, svolge, 
svolge un peana dalle campane!
Ed il suono seno gioioso si gonfia
col peana delle campane!
Ed egli danza ed egli urla
mantenendo il tempo, il tempo, il tempo
in una specie di ritmo runico
al peana delle campane,
delle campane,
mantenendo il tempo, il tempo, il tempo
in una specie di ritmo runico,
al singhiozzare delle campane,
delle campane, campane, campane,
al singhiozzare delle campane;
mantenendo il tempo, il tempo, il tempo,
mentre egli suona, suona, suona,
in un felice ritmo runico
al vibrare delle campane,
delle campane, campane, campane
al risuonare delle campane,
delle campane, campane, campane, campane,
campane, campane, campane,
al lamento ed ai gemiti delle campane.
(Edgar Allan Poe, 1849)
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